Una trappola per la “Bestia”?Dopo le testimonianze dell’escort rumeno il giornalista Dandolo racconta un’altra verità
La gran parte dei commenti di questi giorni, nel mondo politico e non solo, sulla stampa come nei social, richiama il classico «Chi semina vento raccoglie tempesta»: una nemesi per Luca Morisi e tutta la produzione mediatica che a suon di post e tweet ha tanto contribuito al fenomeno Salvini. Un contrappasso, forse, troppo perfetto per essere del tutto casuale. Se non fosse per molti aspetti triste e grave, la vicenda della cascina di Belfiore sembrerebbe un calco di quelle barzellette, «Qual è il colmo per…?». E in effetti mettere nella stessa scena salvinismo, droga, gay e immigrati (forse rom, per inciso) sembra una punizione troppo perfetta per essere disegnata solo dal destino. A meno di non credere allo spunto psicoanalitico per cui chi inventò la Bestia sia poi stato a sua volta fatalmente attratto dagli stessi peccati usati per delegittimare gli avversari. C’è, però, chi apre la visuale su una realtà diversa, che ribalta il racconto fin qui prevalente sul caso Morisi. È il giornalista Alberto Dandolo che – quasi testimoniando in prima persona – mette in dubbio la storia del rumeno assoldato e costretto a drogarsi fino a star male. Su Dagospia scrive:
Due gay benestanti, annoiati e viziosi residenti in uno sperduto borgo delle campagne venete in una calda giornata d’agosto decidono di fare un festino a base di sesso e droga. Recuperano in piena estate nel loro paesino un po’ di coca e soprattutto una delle droghe più care e difficili da reperire anche a Milano in pieno inverno: il GHB.
E scelgono due escort romeni in rete. Markette che però non vivono in una frazione di Padova o Verona ma che risiedono a Milano a più di 3 ore di macchina. Un filino scomodo, ma tant’è . Pur non conoscendoli e sulla fiducia pattuiscono una cifra record di 4 mila euro, dico 4 mila euro (una gang bang con attori porno professionisti sarebbe costata assai meno), per la prestazione facendo un bonifico di ben 2.500 euro di acconto (sempre sulla fiducia).
Il festino ha inizio, Morisi offre ai 2 escort coca e GHB. 12 ore di festa. Poi uno dei 2 professionisti del piacere a un certo punto si sente male, esce di casa e cosa fa? Chiama una ambulanza? Va a un pronto soccorso? Macché! Chiama i carabinieri e confessa di essere stato drogato dai suoi clienti mostrando loro il GHB imbottigliato che però è all’interno dell’auto del suo collega rumeno. Poi denuncia la presenza di coca a casa del cliente che obbligherà ovviamente le forze dell’ordine a fare una perquisizione.
No, non è la trama di un porno gay ceceno e nemmeno un agguato di ‘Scherzi a parte’ a Malgioglio ma è la storia del racconto di un prostituto che assieme al suo amico e collega hanno due “gingilli” da 4 mila euro. Se fossimo ragazzi immacolati e morigerati e non conoscessimo i prezzi del GHB e quelli delle scopate con gli escort raccattati in rete non avremmo alcun problema a credere a ogni singola parola di questo ragazzo.
Ma siccome siamo delle “vecchie ballerine di tango” ci permettiamo di abbracciare qualche dubbio e di fare qualche maliziosa riflessione.
Punto 1. Il GHB è una delle droghe più usate negli ultimi anni da una fascia alta e ricca del mondo omosessuale di molte città del nord. Milano in primis. Droga cara ma soprattutto difficilmente reperibile.
Punto 2. Chi la notte la conosce bene sa che a Milano ci sono solo 3 o 4 numeri a cui (e con molto anticipo) ci si può rivolgere per raccattare il GHB. E guarda caso sono solo numeri di telefono a cui rispondono voci rumene e appartenenti tutte a una stessa e numerosissima famiglia di origini rom. Professionisti seri e spietati che hanno base nelle zone di Sesto San Giovanni e una “dependance” in quel di Padova. Gente con cui non si scherza.
Punto 3. È solo questo clan gipsy rumeno ad avere una sorta di monopolio sulla vendita di questa sostanza. A volte i rumeni appaltano come assistenti alcuni selezionatissimi filippini per le consegne a basso costo.
Punto 4. I loro contatti si recuperano facilmente attraverso il passaparola. O anche attraverso annunci su siti di incontri gay. Annunci in cui si vende sesso e si vende la “festa” (parola chiave che indica la vendita o di coca o di GHB o di entrambe le droghe).
Punto 5. Questi ragazzoni rumeni (tutti imparentati tra loro) vantano clienti molto, molto potenti. Magistrati, avvocati, politici di ogni orientamento, industriali, due altissimi prelati (uno, dicono, è un famoso e potente cappuccino vicino alla sinistra radical della città) e trend setter.
Ghb – I rumeni lo recuperano, si sussurra, attraverso una collaudata rete di contatti in Olanda e Spagna. Ma ciò che per il mondo gay benestante di Milano è assai chiaro è che con i rumeni del Ghb non si scherza e che bisogna rispettare i patti presi. Mai tentare di fare i furbetti con loro. Perché non sono assai docili e soprattutto godono di protezioni ad altissimi livelli essendo, si vocifera, fidati e storici informatori di più di qualche “divisa”.
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