Milano, le pompe funebri corrompevano gli addetti agli obitori: 400 euro per vestire le salme Covid
Prima un’offerta di 200 euro, poi la proposta al rialzo per l’addetto all’obitorio reticente: «Girati verso di me e guardami negli occhi, ti spiego io come funziona esattamente qui: prendi i vestiti e vestila, se è una salma Covid non ti preoccupare che te ne do anche 400, i famigliari la vogliono vestita». È una delle testimonianze raccolte nell’ambito dell’inchiesta della procura di Milano su un giro di corruzione che alcune ditte funebri avevano messo in piedi negli ospedali della città. La conversazione riportata sarebbe avvenuta tra un lavoratore della camera mortuaria dell’ospedale Sacco e il responsabile di un’impresa di onoranze funebri, lo scorso novembre. La gip Stefania Donadeo ha parlato di «diffusa pratica corruttiva fra tutti gli operatori dell’obitorio» in cui sono state anche riscontrate «violazioni» delle regole anti-Covid. Il protocollo, infatti prevede che le salme di persone decedute in seguito al contagio da Sars-CoV-2 non possano essere vestite.
Ma sono molteplici gli illeciti riscontrati nell’inchiesta coordinata dal pm Stefano Civardi. Alla base, c’è un giro di denaro tra due dipendenti di ditte funebri e un operatore dell’obitorio del Sacco, il quale avrebbe ceduto informazioni sui decessi in cambio di denaro. Tre le misure cautelari emesse: il dipendente ospedaliero di 57 anni è stato sospeso dall’esercizio del pubblico servizio, mentre ai due lavoratori funebri – di 29 e 38 anni – di Milano e Baranzate è stato imposto il divieto di esercitare l’attività di impresario funebre. L’ordinanza del gip segnala «atteggiamenti confidenziali» tra titolari di pompe funebri e addetti degli obitori, i quali, in alcuni casi, hanno consentito alle imprese funerarie di accedere alle camere mortuarie senza alcuna richiesta dei parenti del defunto. I poliziotti che hanno condotto le intercettazioni a partire da febbraio 2021 parlano di «particolare sfrontatezza degli indagati».
Il dipendente ospedaliero del Sacco sospeso, «comunicava i decessi che avvenivano in ospedale direttamente all’impresa funebre, indirizzava i familiari a specifiche onoranze funebri, millantando anche inesistenti convenzioni con il Comune di Milano che avrebbero garantito prezzi calmierati, e consentiva l’accesso al personale delle imprese funebri alle camere mortuarie», si legge nelle carte della procura. La gip ha rilevato che la gestione «dei servizi obitoriali dell’ospedale Sacco è patologicamente affetta da un radicato sistema – di corruzione – intercorrente tra gli operatori – della camera mortuaria e – taluni impresari delle agenzie funebri operanti sul territorio di Milano. Le imprese di pompe funebri coinvolte sarebbero Sofam Ap srl e Maggiore.
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