Joseph, lo studente che ha fatto multare la Bocconi per violazione della privacy: «Senza dati, niente esami» – L’intervista
Respondus Monitor, o come cita il suo sito una supervisione completamente automatizzata per gli esami online. Una supervisione forse troppo automatizzata. Quando le lezioni in presenza non erano più compatibili con l’evoluzione della pandemia da Coronavirus, molte università hanno scelto di rivolgersi a software company per prodotti che consentissero di continuare con la didattica. Per gli esami online l’Università Bocconi di Milano aveva deciso di puntare su Respondus Monitor, un programma sviluppato dalla società Respondus. Sede a Redmond, nello Stato di Washington. Respondus serve per verificare che gli studenti non copino o non lascino la loro postazione durante gli esami. Tutti i loro movimenti vengono filmati attraverso la fotocamera dei loro pc. Non solo. Vengono anche registrati e salvati su un server, così da per permettere ai professori di controllare che non ci siano state irregolarità anche nei giorni successivi.
Il 16 settembre il Garante della Privacy ha stabilito che questo software non era in linea con la normativa italiana e ha condannato l’Università Bocconi a pagare una sanzione da 200 mila euro. A segnalare l’anomalia all’Autorità per la Protezione dei dati personali è stato uno studente, Joseph Donat Bolton. 21 anni, laureato alla Bocconi in Scienze politiche, Joseph ha una doppia cittadinanza: italiana e inglese. Al momento si trova in Inghilterra, dove sta studiando giurisprudenza. È da qui che ci risponde per spiegarci come è nata tutta questa vicenda.
Perché hai deciso di segnalare l’Università Boccconi al Garante della Privacy?
«Prima di fare la segnalazione al Garante ho parlato più volte con il Dpo, il Data Protection Officer. Abbiamo chiesto più informazioni sul software Respondus monitor. Non era chiaro che fine facessero i nostri dati. Nell’ultima mail che ho ricevuto il Dpo mi garantiva che avrebbero trovato una soluzione: non è cambiato nulla».
Come funziona il software Respondus?
«È un software che acquisisce molti dati. Serve per gli esami a distanza e registra un video per tutta la durata della prova. La società ha sede negli Stati Uniti, i dati quindi vengono inviati lì e poi non è noto per quanto tempo vengano trattenuti. Ho letto un po’ di analisi fatte su questo software e ho scoperto che poteva leggere anche il kernel dei nostri computer, il nucleo dei sistemi operativi che utilizziamo. In caso di vulnerabilità del software i nostri dati rischiavano di essere rubati».
La segnalazione al Garante risale all’aprile del 2020. Prima c’è stata una petizione firmata dagli studenti.
«Sì, i nostri rappresentati hanno chiesto informazioni all’università. Abbiamo lanciato una petizione che è arrivata a 300 firme. Non è mai cambiato nulla».
Quali sono i problemi che ha trovato il Garante?
«Il punto principale è legato al consenso. Il software era necessario per dare gli esami e quindi senza consenso non era possibile continuare con la carriera accademica. Questa dinamica non prevede un consenso libero. L’altro problema segnalato dal Garante è che i dati venivano conservati negli Stati Uniti senza rispettare le indicazioni dell’Unione europea».
Sai se ora il software usato per gli esami in Bocconi è cambiato?
«Adesso so che gli esami non vengono più registrati. C’è un software che impedisce di aprire durante la sessione altre finestre che non siano quella dell’esame. In altre università viene usato semplicemente Google Meet: il professore può controllare cosa sta facendo lo studente durante gli esami ma non viene registrato nulla».
Sarà prevista una forma di rimborso anche per gli studenti?
«Mi sembra difficile. La multa è stata data solo alla Bocconi. Certo, gli studenti possono fare causa all’università per chiedere un risarcimento ma dovrebbero dimostrare di aver subito un danno derivato dalla diffusione dei loro dati personali».
Ti hanno scritto in tanti dopo quello che è successo?
«Eh sì. Mi hanno scritto tanti studenti della Bocconi che mi hanno ringraziato e studenti di altre università che mi hanno chiesto come segnalare al Garante eventuali problemi. So che in alcuni atenei usano programmi simili a Respondus».
Quando hai fatto la segnalazione al Garante non hai avuto paura di tagliarti i contatti con questo mondo accademico?
«Al momento sto studiando in Inghilterra. Il mio futuro per ora lo vedo qui. In ogni caso non ho fatto nulla di male, ho solo scritto al Garante per capire meglio quello che stava succedendo» .
Ora studi giurisprudenza. In futuro vorresti occuparti di privacy?
«Mi interessano molto questi temi. Non ho ancora deciso su quale diritto specializzarmi ma questo settore potrebbe essere uno tra i più probabili».
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