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Coronavirus, davvero i vaccini non servono più se il virus è mutato? No!

Secondo quanto dichiarato in tv dal medico Claudio Giorlandino, Israele avrebbe ammesso che i vaccini ormai non servono a molto siccome il virus è mutato. Ecco perché è falso

Nel format di approfondimento L’aria che tira (La7) condotto da Myrta Merlino, interviene a parlare di terza dose contro il nuovo Coronavirus il medico ginecologo Claudio Giorlandino, direttore sanitario di Altamedica. «Il medico parla fuori dal coro sui vaccini. E in studio cala il gelo» afferma Nicola Porro in un tweet. Secondo quanto dichiarato durante la trasmissione, Israele avrebbe ammesso che i vaccini ormai non servirebbero a molto siccome il virus è ormai mutato. Alessandro Cecchi Paone, presente in studio, domanda al medico come mai l’OMS non se ne sia accorta.

Per chi ha fretta:

  • Il virus è mutato, sviluppando le principali varianti prima che venissero avviate le campagne vaccinali nei Paesi d’origine.
  • Nonostante i vaccini approvati da EMA e FDA abbiano superato la sperimentazione clinica mentre emergevano le varianti, hanno dimostrato di funzionare, abbattendo numero di casi, ospedalizzazioni e decessi.
  • I vaccini «tradizionali» a cui fa riferimento Giorlandino non hanno dimostrato un equilibrio tra efficacia e sicurezza, prodotti che ad oggi non sono stati approvati in Europa e Stati Uniti.

Analisi

La situazione dei vaccini in Israele, citata dal medico, è stata spesso oggetto di distorsioni varie, manipolando il vero senso dei dati statistici sugli ospedalizzati. Giorlandino sembra influenzato da un certto genere di teorie:

Io sposo perfettamente quello che ha detto il Ministero della Salute israeliano, di un’onestà intellettuale assoluta, ossia che vaccinare non serve più tanto. Hanno iniziato la terza dose perché non sapevano cosa fare ma non perché credono che il vaccino possa fare qualcosa.

Durante la trasmissione è intervenuto anche il professor Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, il quale non si è trovato d’accordo con le parole di Giorlandino sulla situazione israeliana. Magi, ricordando che i vaccini permettono di ridurre il tasso di infezione, in merito a uno studio di Israele citato in trasmissione spiega che è stato fatto su un campione di oltre 1 milione di persone dove a 12 giorni dal booster (la terza dose, n.d.r.) il tasso di infezione si sarebbe ridotto di 11,3 volte, la possibilità di ammalarsi si è ridotta del 19,5 volte anche nei confronti della variante Delta.

Critiche sull’utilità della terza dose non sono mancate, ma non in merito all’efficacia. L’OMS avverte sulla priorità di vaccinare tutti nel Mondo. Mentre in Occidente pensiamo a un terzo boost almeno agli anziani, in altri Paesi ancora si fatica a distribuire le prime dosi. Sulla stessa linea anche i CDC americani e la FDA.

Per quanto riguarda invece l’utilità della terza dose, da Israele continuano a giungere studi incoraggianti, come quello segnalato da Biologi per la scienza in risposta al tweet di Porro, pubblicato il 15 settembre 2021.

Le proteine di cui parla Giorlandino sono rilevanti?

Per il Medico il problema starebbe nel fatto che i vaccini approvati in Occidente, diversamente da quelli «tradizionali» cinesi e indiani (supponiamo quelli a virus attenuato, come CoronaVac dell’azienda biotecnologica Sinovac), o di altro tipo, che ad oggi continuano a presentare scarse evidenze di efficacia e sicurezza, rispetto a quelli di nuova generazione, come i vaccini a mRNA. Ma secondo Giorlandino funzionerebbero meglio, in quanto non focalizzati esclusivamente contro la Spike:

La terza dose ci aumenta la quantità di anticorpi contro un virus che in pratica non c’è più. I nostri vaccini, quelli che utilizziamo in Occidente, sono tarati soltanto per eccitare anticorpi contro una proteina, la proteina Spike, che è una piccola proteina che muta continuamente. Chi fa un vaccino tradizionale, come in Cina o in India, ha una difesa contro tutte le proteine e non solo contro questa proteina Spike.

Un’immagine mostrata dal medico durante la trasmissione per confrontare i vaccini come Pfizer e quelli “tradizionali”.

Non è chiaro cosa intenda esattamente. La Spike dovrebbe essere il bersaglio principale di tutti i vaccini anti-Covid. È lo strumento che SARS-CoV-2 usa per infettare le cellule legandosi ai loro recettori ACE2. Le varianti Covid hanno mostrato mutazioni nella Spike che suggeriscono una maggiore capacità di legarsi agli ACE2 o di eludere le difese immunitarie, che devono riconoscere la Proteina mediante gli anticorpi neutralizzanti. Di quali altre proteine parla Giorlandino? Può venirci in aiuto un’immagine che fa vedere proprio lui in trasmissione:

L’immagine, che siamo riusciti a recuperare, condivisa dal medico durante la trasmissione per confrontare i vaccini come Pfizer e quelli “tradizionali”.

Dall’immagine vediamo che i vaccini tradizionali simulerebbero l’immunità naturale. Vengono evidenziate le proteine alternative alla Spike che prenderebbero come ulteriore bersaglio: E, M e HE. Abbiamo visto però che tali vaccini mostrano meno evidenze di efficacia rispetto a quelli adenovirali o a mRNA. Questo perché certamente il Sistema immunitario si allenata a riconoscere un po’ tutto e non solo precisamente cosa serva a fermare il virus. Il nostro corpo non lo sa. Noi invece abbiamo individuato precisamente la Spike, come principale responsabile del legame di SARS-CoV-2 con le cellule bersaglio. Per capire meglio come si sviluppa tutta la fase di sperimentazione dei vaccini e le loro tipologie, consigliamo la nostra Guida ai vaccini anti-Covid.

Facciamo qualche esempio sugli antigeni presi di mira da altri vaccini ben noti, rispetto ai tanti altri presenti nei rispettivi patogeni, la cui efficacia rispetto all’immunità naturale è ormai fuori discussione:

  • vaccino anti-pertosse: prende di mira 3 o 4;
  • vaccino anti tetano: 1;
  • vaccino anti-epatite B: 1;
  • vaccino anti-polio: 20.

Insomma, non è rilevante su quanti antigeni un vaccino induce risposta immunitaria, se non sono quelli legati all’infezione. Inoltre, questo rende più probabile uno spauracchio, che solitamente i No vax imputano (indebitamente) proprio ai vaccini di nuova generazione: ovvero, il fenomeno ADE, nel quale il virus userebbe gli anticorpi per potenziare la sua azione. Dopo tre fasi di sperimentazione clinica su ampi campioni di volontari e una quarta fase nella quale sono state vaccinate milioni di persone nel mondo, nulla di tutto questo è emerso nei vaccini di nuova generazione.

I vaccini anti-Covid sono obsoleti?

Lo abbiamo spiegato più e più volte, soprattutto in risposta a chi sosteneva che le varianti si sarebbero generate a causa dei vaccini. Ma la narrazione del Medico è ancora più datata, rifacendosi all’idea che ormai il virus sarebbe mutato troppo, rendendo obsoleti i vaccini.

Questi vaccini contro la proteina Spike, qualcosetta fanno ma non ci garantiscono niente […] I vaccini, che sono stati assolutamente validi durante la prima fase e che hanno distrutto il virus, attualmente non sono più quelli che servono. Adesso dobbiamo cambiare vaccino contro tutto il virus.

Riportiamo di seguito l’elenco delle varianti preoccupanti (VOC) e di interesse (VOI), in ordine cronologico, come ricostruito dal genetista dell’Università di Trieste Marco Gerdol. Tutte generatesi prima dell’introduzione delle campagne vaccinali nei rispettivi Paesi d’origine.

«Alfa – rilevata per la prima volta in UK il 20 settembre 2020, quando lo 0% della popolazione aveva ricevuto almeno una dose di vaccino»;

«Beta – rilevata per la prima volta in Sud Africa il 19 agosto 2020, quando lo 0% della popolazione era stata pienamente vaccinata»;

«Gamma – rilevata per la prima volta in Brasile l’11 settembre 2020, quando lo 0% della popolazione era stata pienamente vaccinata»;

«Delta – rilevata per la prima volta in India il 23 ottobre 2020, quando lo 0% della popolazione era stata pienamente vaccinata»;

«Eta – rilevata per la prima volta in Nigeria il 20 dicembre 2020, quando lo 0% della popolazione era stata pienamente vaccinata»;

«Iota – rilevata per la prima volta a new York il 23 novembre 2020, quando lo 0% della popolazione era stata pienamente vaccinata»;

«Kappa – rilevata per la prima volta in India il primo dicembre 2020, quando lo 0% della popolazione era stata pienamente vaccinata»;

«Lambda – rilevata per la prima volta in Perù il 30 novembre 2020, quando lo 0% della popolazione era stata pienamente vaccinata»;

«Mu – rilevata per la prima volta in Colombia l’11 gennaio 2021, quando lo 0% della popolazione era stata pienamente vaccinata».

Una pubblicazione di Giorlandino

Abbiamo riscontrato una pubblicazione, a firma del medico Claudio Giorlandino e sostenuto da Altamedica, dal titolo Natural immune response and protection from SARS-CoV-2 reinfection. Si tratta di una meta-analisi proposta inizialmente alla rivista Virus Disease Journal dove si parla di immunità naturale:

Sebbene siano necessari ulteriori studi, le prove suggeriscono che le risposte delle cellule B specifiche del virus nelle persone con infezione da SARS-CoV-2 vengono generate rapidamente e sembra essere un marker più affidabile di risposte umorali a lungo elenco rispetto agli anticorpi sierici.

Purtroppo abbiamo visto (qui e qui) che alla luce di quanto emerso nella letteratura scientifica, non si può affatto prestare affidamento all’immunità naturale, mentre quella indotta dai vaccini di nuova generazione si è rivelata più forte e di maggiore durata.

Le ragioni della superiore immunità data dai vaccini di nuova generazione sono le stesse che spiegavamo prima a proposito delle proteine virali. I vaccini sono focalizzati sulla Spike e hanno mostrato di funzionare con grande efficacia nonostante le sue mutazioni, che per altro si generano proprio lasciando circolare il virus un una popolazione non vaccinata.

Conclusioni

Precisiamo che Giorlandino afferma di non essere contro le disposizioni di Governo, così come contro i vaccini ai quali sostiene comunque un merito nella lotta contro il virus. Tuttavia, le affermazioni che possono essere estrapolate dagli ambienti No Vax farebbero pensare che dobbiamo rispettare le campagne vaccinali per puro conformismo e non perché siano utili contro il virus (e le sue varianti attualmente conosciute) e la malattia.

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