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“Lavatrici per il black” e fan di Hitler: l’inchiesta di Fanpage su Fratelli d’Italia che inguaia Carlo Fidanza

01 Ottobre 2021 - 12:18 Redazione
inchiesta fanpage fratelli d'italia carlo fidanza
inchiesta fanpage fratelli d'italia carlo fidanza
Un giornalista si infiltra nel giro del partito di Meloni a Milano. E gli chiedono di finanziare in nero la campagna elettorale. Tra saluti romani, "Boia chi molla" e "battute" sugli ebrei

Ci sono le “lavatrici” per il “black”, una serie di “imprenditori con il giro di nero” e anche “un gruppo esoterico con massoni, ammiratori di Hitler ed ex militari” nell’inchiesta di Fanpage su Fratelli d’Italia. E c’è, soprattutto, un europarlamentare nella bufera: Carlo Fidanza, capodelegazione del partito di Giorgia Meloni in Europa. Tutto comincia nel 2019: un giornalista si finge uomo d’affari che vuole foraggiare il partito e documenta così il finanziamento della campagna elettorale per le elezioni comunali di Milano. Si comincia con Roberto Jonghi Lavarini, soprannominato “Barone nero” e candidato alla Camera per FdI nel 2018, oltre che condannato per apologia di fascismo.

Le “lavatrici per il black”

Ora però, a ridosso della competizione elettorale milanese, lo stesso Barone avrebbe cercato il giornalista di Fanpage, che crede imprenditore, per chiedere un finanziamento. È lui che introduce il giornalista sotto copertura a Fidanza, che sostiene la candidatura dell’avvocata Chiara Valcepina al consiglio comunale. Entrambi chiedono finanziamenti e non hanno nessuna remora a spiegare che si può anche dare i soldi in nero: «Le modalità sono: o versare nel conto corrente dedicato. Se invece voi avete l’esigenza del contrario e vi è più comodo fare del black, lei si paga il bar e col black poi coprirà altre spese». L’invito arriva durante un evento elettorale. E sono Fidanza e Javarini a farlo: il “Barone nero” dice di avere “una serie di lavatrici” per il finanziamento alla campagna elettorale. Fidanza è ancora più esplicito: «Lui trova quattro o cinque professionisti, queste persone fanno loro il versamento tracciato sul conto elettorale».

Alla fine è Javarini a seguire la vicenda perché Fidanza vuole rimanere fuori dalla partita: «Io mi gioco il futuro della mia carriera», dice. Il Barone invece non ha problemi. Sostiene che questo sia un metodo utilizzato spesso in campagna elettorale: «Anche in Regione Lombardia gliene ho portati, ho condotto più operazioni del genere di puro contante». Durante alcune riunioni del gruppo, la telecamera nascosta riprende qualche tensione: molti dei partecipanti non condividono, con commenti pesanti, la scelta del candidato sindaco della coalizione, Luca Bernardo. Volano, nello stereotipo neofascista, battute su negri, ebrei, migranti e riferimenti al discorso di Hitler alla birreria di Monaco di Hitler, oltre a commenti sessisti. E l’altro candidato di punta del gruppo di Fidanza, Francesco Rocca, conclude il suo breve comizio senza farsi troppi problemi: «Vi ringrazio e boia chi molla».

Le prese in giro per Paolo Berizzi

L’armamentario nostalgico è al completo. Ci sono i saluti gladiatori e l’evocazione ai “camerati”. E c’è anche chi, come la presidente del Municipio 7 Norma Iannacone, rivendica la patente di vera “fascista”. Il candidato di Zona 3, Mattia Ferrarese, va anche oltre: mentre si racconta un aneddoto su una persona di religione ebraica, fa il saluto romano, e proprio Fidanza, in piedi accanto a lui, inizia a ridere e a ripetere il gesto urlando: «Camerata, camerata!». L’allegra serata si conclude con la foto di rito da pubblicare sui social network. E quando è il momento di mettersi in posa, ancora una volta l’europarlamentare esorta tutti a dire il nome di Paolo Berizzi, giornalista sotto scorta per le minacce ricevute dai neofascisti, invece del classico “cheese”. I candidati se la ridono ed eseguono.

E Giorgia Meloni chiede di vedere il girato integrale: «Chiedo ufficialmente a Fanpage di darmi il girato di questi tre anni. Sono rigida ma non me ne vogliate se non giudico i miei dirigenti sulla base di un filmato. Non ho problemi a rispondere, ma non chiedetemi di valutare un dirigente sulla base di un video montato da voi e curiosamente mandato in onda a due giorni dal voto. Disponibili a prendere decisione se responsabilità reali, ma vi chiedo l’ intero girato di cento ore. Sono sempre stata chiara sull’onestà e sui rapporti con alcuni ambienti».

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