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Jonghi Lavarini, Valcepina e Fidanza: i tre della “lobby nera” che inguaiano Fratelli d’Italia

01 Ottobre 2021 - 23:39 Redazione
Dopo il servizio di Fanpage, la Procura di Milano ha aperto un'inchiesta per le ipotesi di finanziamento illecito ai partiti e riciclaggio, a due giorni dalle elezioni comunali di Milano per le quali l'avvocata 47enne è candidata come consigliera

Potrebbe essere la batosta definitiva per la corsa di Luca Bernardo a Palazzo Marino. Nella lista di Fratelli d’Italia che lo sostiene, c’è il nome di Chiara Valcepina. E per supportare la campagna elettorale della candidata consigliera – secondo l’inchiesta di Fanpage – si sono adoperati l’europarlamentare Carlo Fidanza e Roberto Jonghi Lavarini, nelle liste di Fratelli d’Italia alle passate legislative. Ma con una «serie di lavatrici» per il «black»: ovvero, ripulendo un giro di denaro in nero. La Procura di Milano ha aperto un fascicolo, a due giorni dal voto per le amministrative, con le ipotesi di finanziamento illecito ai partiti e riciclaggio che travolge il partito di Giorgia Meloni. Fidanza, intanto, si è autosospeso da Fratelli d’Italia. Jonghi Lavarini ha derubricato il tutto: «Tanto rumore per nulla, tanto fumo e niente arrosto. Solo battute, millanterie e goliardate da bar». Valcepina, infine, ha diffidato Fanpage e La7 dal diffondere «un video montato ad arte per sottolineare pochi secondi di commenti privati».

Carlo Fidanza, in politica da giovanissimo, europarlamentare a soli 33 anni

Open | Carlo Fidanza

Ma chi sono i tre protagonisti di questa vicenda? Il nome più noto è senz’altro quello di Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia a Strasburgo. Nel video girato di nascosto, l’eurodeputato dice di dover rimanere «limpido» per «almeno un anno e mezzo» visto che «si gioca la carriera». Sambenedettese, classe 1976, inizia a fare politica in Azione giovani, la giovanile di Alleanza nazionale. È Milano la città che da cui parte il suo cursus honorum. Prima diventa capogruppo di Alleanza nazionale in consiglio di zona 5, poi si sposta alle porte del capoluogo lombardo, a Desio, per ricoprire la carica di assessore, e infine torna a Milano, dove viene eletto consigliere comunale nel 2006. Nel corso dei cinque anni, è stato presidente della commissione consiliare per l’Expo. Nel 2009 il Popolo delle libertà lo candida all’europarlamento nella circoscrizione Italia nord-occidentale: vola a Strasburgo grazie alle 26.822 preferenze personali ottenute.

Non resterà a lungo nelle file dei berlusconiani: il 21 dicembre 2012 è tra i promotori della nascita di Fratelli d’Italia, partito fondato da Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e Guido Crosetto. Dal novembre 2013 fino al termine del mandato a Strasburgo, ha l’incarico di capodelegazione di Fratelli d’Italia. Ci riprova, nel 2014, a guadagnarsi il secondo mandato al Parlamento europeo: le 12.738 preferenze – dimezzate rispetto alla precedente tornata – non gli bastano. Per quattro anni svolge attività politiche, ma di nomina. Nel 2018, poi, diventa deputato nel collegio plurinominale Lombardia 1 – 03. Ma resterà in carica solo un anno: nel 2019 partecipa alle Europee e, essendo eletto, si dimette da Montecitorio per incompatibilità delle cariche. Torna a ricoprire il ruolo di capodelegazione di Fratelli d’Italia a Strasburgo. Il 1 ottobre 2021, si autosospende dal partito per lo scandalo dei contributi in nero.

Chiara Valcepina, «avvocato, moglie di un avvocato e mamma di due bimbe»

Facebook | Chiara Valcepina

Nasce a Milano nel 1974. Si laurea all’Università Statale in Giurisprudenza con il voto di 110 e lode. Diventa avvocata civilista del foro meneghino nel 2002, patrocinante in Cassazione e titolare dello studio Acampora – Valcepina. Le sue specializzazioni sono nel settore delle esecuzioni individuali, della trattazione del credito e, in genere, nell’ambito dell’insolvenza civile e del diritto concorsuale. «Avvocato, moglie di un avvocato e mamma di due bimbe», si descrive lei. Anche Valcepina, come Fidanza, inizia a fare politica con Alleanza nazionale, prima di passare in Fratelli d’Italia. Consigliere dell’Ordine degli avvocati per due mandati, quella delle elezioni comunali 2021 è la sua prima tornata elettorale, anche se aveva già avuto a che fare con le istituzioni politiche lavorando come consulente della Commissione giurisdizionale della Camera dei deputati.

La sua corsa verso palazzo Marino risulta compromessa con la pubblicazione dell’inchiesta di Fanpage, secondo la quale un giro di denaro in nero avrebbe dovuto aiutare la candidata consigliera nelle spese per la campagna elettorale. «La macchina del fango che mi sta colpendo sul piano personale, professionale e politico mi lascia senza parole: chiunque mi conosca e chiunque abbia giudizio si rende conto al primo sguardo che quello di Fanpage andato in onda su La7 nella trasmissione Piazzapulita, è un video montato ad arte per sottolineare pochi secondi di commenti privati rilasciati in uno dei rari contesti goliardici a cui sono stata invitata come candidata, nell’ambito di un impegno elettorale che sto affrontando con serietà e che mi ha visto partecipare a moltissimi altri eventi – si difende Valcepina -. Frasi e gesti ripresi in quei video sono una speculazione e non rappresentano minimamente i miei valori».

Roberto Jonghi Lavarini, «il barone nero» di Milano

Fanpage | Fermo immagine di Roberto Jonghi Lavarini

Storico riferimento dell’estrema destra milanese, Roberto Jonghi Lavarini nasce a Novara 49 anni fa. Si laurea in Scienze politiche all’Università La Statale di Milano. Non ha mai nascosto le sue simpatie per il Ventennio, e inizia la sua attività politica militando prima nel Movimento sociale italiano. A parte una parentesi nel Popolo delle libertà, è Alleanza nazionale – poi diventato Fratelli d’Italia – il partito dove si esplica il suo maggior impegno politico. È consigliere circoscrizionale del Comune di Milano per tre legislature. Presidente del Municipio 3 – Porta Venezia -, tenta il salto di carriera verso la politica nazionale candidandosi, senza essere eletto, come deputato per la XVIII legislatura. Condannato a due anni per apologia di fascismo, oggi è presidente del movimento Fare Fronte, oltre che membro della Fondazione Identità e Tradizioni Europee.

Vicino, come Fidanza, a Lealtà e azione – gruppo neofascista nato dagli Hammerskin milanesi che fanno parte della rete europea Hammerskin-Blood and Honour -, Jonghi Lavarini è soprannominato «il barone nero». Nel 1997 raggiunge l’onore delle cronache per aver esposto nel suo ufficio di presidente del Municipio 3 una fotografia di Benito mussolini. Officia un matrimonio fascista con saluti romani e citazioni del Ventennio. La comunità ebraica milanese, più volte, protesta per gli incarichi pubblichi del barone nero. In un’intervista per le reti Mediaset, Jonghi Lavarini fa un elogio della shoah, descrivendo il popolo tedesco dell’epoca «preciso» e «ben organizzato». Come principale attività lavorativa, Jonghi Lavarini gestisce patrimoni immobiliari, occupandosi di compravendite e ristrutturazioni per l’azienda di famiglia.

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