Puigdemont: «Vi racconto la mia sfida a Madrid e al potere della Spagna»
«Sono abituato a queste persecuzioni, ma continuo a combattere contro uno Stato che prova e proverà ancora a fare di tutto perché io non possa parlare o viaggiare». Carles Puigdemont sfida oggi il governo della Spagna in un’intervista rilasciata a La Stampa. E dice di essere pronto a tornare a Sassari per l’udienza di lunedì dopo che Madrid ha chiesto all’Italia di consegnargli l’ex presidente della Catalogna. «La Spagna, dopo aver fallito in Germania, Belgio, Svizzera e Scozia, ha provato con l’Italia. Peccato che l’Italia, oltre a essere un Paese fondatore dell’Ue, ha un sistema giudiziario non politicizzato come quello spagnolo. Da molto tempo la Spagna sta con#trollando la mia vita e i miei dati», dice.
E accusa ancora Madrid: «Ho le prove dello spionaggio politico di cui sono vittima, sono eurodeputato ed è un reato grave, degno degli Stati totalitari. Stanno spiando i miei collaboratori, è stato utilizzato Pegasus per entrare nei telefoni di tutto il mio staff, hanno cancellato dai cellulari messaggi compromettenti per la politica e la sicurezza. Sono stati mandati in giro dati privati, le password delle riunioni telematiche. E mi spiavano anche in questo viaggio: sulla scaletta dell’aereo ho visto una persona che da dentro il terminal mi filmava con il telefonino».
Puigdemont vuole l’amnistia: «Non cerco una soluzione al mio caso personale, che non sia di interesse pubblico. Ho ricevuto offerte, sia da spagnoli che da catalani, per accettare cose come un indulto preventivo, ma io non sono venuto in esilio per risolvere la mia situazione, ma per difendere la legittimità delle nostre idee e andrò avanti fino alla fine. Una cosa diversa è che la soluzione del mio caso e degli altri “perseguitati” faccia parte di una soluzione politica».
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