Morisi in caserma dopo la lite per i soldi, le ombre su quella notte: le bugie degli escort e il silenzio sulla cocaina
Dei numerosi punti oscuri sul caso Morisi, quello sulla provenienza della droga consumata in abbondanza nell’appartamento di Belfiore tra il 13 e il 14 agosto è ancora irrisolto. Da allora non è stato ancora chiarito da chi sia stata comprata la cocaina, che secondo i due escort romeni era disponibile in generose quantità in casa Morisi e poi il flacone di Ghb, la “droga dello stupro“, trovato nello zaino di uno dei due. Il pomeriggio del 14, Morisi lo ha passato in caserma, dopo la lite scoppiata sul viale di casa sua per un presunto mancato pagamento di cui lo accusano di due ragazzi romeni. Come scrive il Corriere della Sera, era stato Petre a chiamare i carabinieri alle 15.30. In una delle interviste rilasciate finora, Petre ha detto di aver chiamato il 112 perché si era sentito male.
Ma è una delle tante ricostruzioni controverse, perché risulterebbe invece che in quella telefonata il giovane escort aveva denunciato un furto. Si tratterebbe ci circa 1.500 euro che i due avrebbero dovuto ricevere a fine serata, oltre al primo versamento già ricevuto su una carta prepagagata. Non è chiaro però se quella seconda tranche fosse stata già concordata, o fosse invece una pretesa dei due escort avanzata con la minaccia di denunciare Morisi per la cocaina. Una “vendetta”, scrive Repubblica, che alla fine è scattata, anche se non è noto neanche se i due fossero a conoscenza del fatto che Morisi all’epoca fosse ancora il responsabile della comunicazione social della Lega.
Il sospetto della “vendetta”
Quando arrivano davanti a Palazzo Moneta a Belfiore nel pomeriggio del 14 agosto, i carabinieri trovano Morisi che litiga con i due ragazzi alla fine del viale. La discussione avviene in pieno giorno davanti ai vicini, in un clima sempre più incandescente che rischia di degenerare. Per questo i carabinieri decidono di portare tutti in caserma. Ed è arrivati lì che Petre si sarebbe sentito male, al punto da dover chiamare un’ambulanza e portarlo in ospedale. È poco prima del malore che emerge la scoperta che costerà la denuncia per Morisi.
Nel primo verbale, scrive il Corriere della Sera, i carabinieri chiariscono che il flacone di Ghb non è stato consegnato spontaneamente da Petre, come ha raccontato nelle interviste il ragazzo, ma dopo aver frugato nel suo zaino. A quel punto è scattata la perquisizione in casa di Morisi, che a quel punto avrebbe ammesso il consumo di cocaina, consegnando ai militari quei 0,31 grammi di cocaina nascosti in un libro. Già i due escort avevano raccontato di aver passato la notte precedente consumando grandi quantità di cocaina, quella piccola quantità consegnata da Morisi sarebbe stato quindi un avanzo della serata.
Il verbale in caserma
A pomeriggio ormai inoltrato si torna in caserma, dove non si procede con le deposizioni dei tre. Non viene quindi chiarito alcun dettaglio sulla provenienza della droga, in particolare della presunta grande quantità di cocaina consumata la notte prima. Si arriva a sera, alle 20.32 del 14 agosto, quando Morisi si rifiuta di firmare il verbale definitivo, dopo essersi consultato con il suo avvocato. Quel rifiuto però non basterà a tenere del tutto segreta la vicenda, che però emergerà solvano più di un mese dopo, travolgendo la carriera di Morisi, che nel frattempo, ha lasciato i suoi incarichi nella Lega.
Solo ora che il caso è inevitabilmente scoppiato, Morisi ha fatto sapere di essere disposto a chiarire tutto ai magistrati. Sarà quindi nei prossimi giorni la prima volta in cui saranno ascoltati tutti e tre i protagonisti finora noti della vicenda. Mentre resta nell’ombra una possibile quarta figura, un uomo di mezz’età che i vicini di Morisi raccontano di aver visto entrare più volte in casa sua senza suonare, perché avrebbe avuto le chiavi. Una persone evidentemente fidata, che potrebbe aver partecipato al festino alla vigilia di Ferragosto e potrebbe aver avuto un ruolo nell’acquisto degli stupefacenti.
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