Tasse sulle mance, ma non per tutti. L’esperto: chi non deve pagarle
«Non c’è bisogno che un compenso, per essere riconducibile all’attività lavorativa, sia erogato dal datore di lavoro ma può essere erogato anche dai beneficiari dell’attività». A parlare, al Messaggero, è Raffaello Lupi, docente di diritto tributario all’università Tor Vergata di Roma che non si dice sorpreso dalla sentenza della Cassazione secondo cui le mance devono essere considerate, a tutti gli effetti, come facenti parte del reddito del lavoratore e per questo motivo tassate. La sezione tributaria della Cassazione, infatti, ha depositato giovedì scorso un’ordinanza nell’ambito di una causa che vedeva opposti l’Agenzia delle Entrate e un uomo, impiegato come capo ricevimento di un hotel in Sardegna. Secondo il prof Lupi, dunque, le mance vanno sì tassate ma solo in caso di lavoro stabile, non occasionale: «Il collegamento con l’attività di lavoro deve essere stabile, e non sarebbe certo reddito un’entrata fortuita e atipica, come nel caso di un metronotte che riceve una donazione da parte di qualcuno cui ha salvato per caso la vita o gli averi nel corso dei suoi giri di pattuglia. Il portiere di un albergo di lusso, invece, si aspetta le mance come parte del suo complessivo assetto lavorativo; in molte offerte di lavoro del genere, l’espressione più mance segue l’indicazione della paga base, che spesso diventa quasi secondaria».
Foto in copertina: Sharon McCutcheon su Unsplash
Leggi anche:
- La Cassazione dice sì alle tasse sulle mance: «Sono parte del reddito da lavoro dipendente»
- Il piano di Draghi per tagliare le tasse: si parte da Irap e Irpef
- Nadef, ok dal governo ad assegno unico per i figli. Parte la riforma sulle tasse: Pil a livelli prepandemia solo a metà 2022
- Rincari in bolletta dal 1° ottobre, le 4 ipotesi sul tavolo di Draghi e il rischio della beffa sulle tasse: chi pagherà meno
- Taglio dell’Irap, cuneo fiscale e riforma del Catasto: il piano per le tasse del governo Draghi