In Vaticano niente sconti sull’obbligo vaccinale anti Covid per le Guardie svizzere: lasciano tre No vax
L’ideologia No vax non risparmia nemmeno le più salde guardie del Papa. Dopo l’introduzione dell’obbligo vaccinale anche per le Guardie svizzere del Vaticano gli alabardieri non ancora immunizzati sono stati messi davanti a una scelta: o l’iniezione anti Covid o il cancello d’uscita. Ed è così che tre dei sei soggetti non ancora protetti dal virus hanno deciso di rinunciare al loro servizio. La notizia arriva dal giornale Tribune de Geneve: il giuramento di fedeltà nei confronti del Santo Padre non è servito a far desistere le tre guardie dalle convinzioni no vaccino. «Gli alabardieri hanno lasciato il loro servizio liberamente», ha detto il portavoce Urs Breitenmoser, «mentre altri tre sono sospesi dalle loro funzioni fino a quando non avranno completato il ciclo vaccinale». A partire dal 1° ottobre in Vaticano è scattato l’obbligo di Green pass per tutti i dipendenti, chiamati a dimostrare l’avvenuta vaccinazione contro Covid-19 o l’esito negativo di un tampone eseguito entro le ultime 48 ore. Per le Guardie svizzere però l’opzione del test negativo non è stata ritenuta sufficiente all’alto grado di sicurezza da garantire al Santo Padre. La scelta quindi è stata quella di un obbligo vaccinale per tutti gli alabardieri. «Si tratta di una misura che si adegua a quella di altri corpi d’armata nel mondo», ha precisato il portavoce dell’esercito del Papa.
La politica severa del Vaticano contro i dipendenti No vax
Già lo scorso febbraio, per proteggersi dal Coronavirus, il Vaticano aveva deciso di adottare una strategia molto restrittiva nei confronti dei dipendenti che sceglievano di non vaccinarsi. Un decreto del presidente della Pontificia commissione dello Stato della Città del Vaticano, il cardinale Giuseppe Bertello, aveva previsto un demansionamento per i dipendenti che non si sottopongono a vaccinazione per ragioni di salute, «pur mantenendo sempre lo stesso stipendio». Per i convinti No vax invece erano state decise «conseguenze di diverso grado che possono giungere fino alla interruzione del rapporto di lavoro». Il decreto del cardinale Bertello aveva poi ribadito come «sottoporsi alla vaccinazione fosse un atto di responsabilità dato dal fatto che il rifiuto può costituire anche un rischio per gli altri e per la salute pubblica in generale».
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