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Con l’Italia in crescita, tasse più leggere. Ma il ministro Franco avverte: «Se la pandemia riprende, i numeri sono a rischio» – Il video

06 Ottobre 2021 - 11:38 Redazione
Secondo le stime del govenro, il terzo trimestre del 2021 si è chiuso con una crescita del Pil del 2,2%. Tra i vari elementi che mettono a rischio la crescita, però, c'è anche l'impennata del costo dell'energia

Il ministro dell’Economia, in audizione alle commissioni Bilancio, ha smorzato gli entusiasmi per i dati macroeconomici italiani: «Nel formulare la previsione per il restante anno e il prossimo, assumiamo non vi siano nuove restrizioni alle attività economiche e ai movimenti delle persone. Ove la pandemia riprendesse, i numeri sarebbero a rischio». Se la preoccupazione di Daniele Franco non dovesse trovare riscontro nella realtà, allora potranno verificarsi le stime del governo, ovvero che il terzo trimestre del 2021 si sia chiuso con una crescita del Pil del 2,2% e della produzione industriale di circa l’1%. Ma non è solo il Coronavirus a costituire un elemento di rischio per la ripresa. Il ministro dell’Economia, nel corso dell’audizione sulla Nadef, ha sottolineato che l’aumento del costo dell’energia e il suo peso sull’inflazione è «uno degli elementi di incertezza più importanti» che grava sulla ripresa. «Un fenomeno in parte temporaneo», che si mitigherà una volta superato l’inverno. Tuttavia, «il tema va monitorato e bisogna valutare se a livello nazionale o europeo ci siano modi per attenuare» l’impatto.

Tasse più basse

«Nella Nadef l’andamento delle spese inferiore previsto dal Def riflette per 5 miliardi la riprogrammazione delle spese del piano nazionale, alcune riprogrammate su anni successivi. È una cosa buona perché queste spese ci aiuteranno a mantenere un tasso di crescita nel 2023 e 2024. Il 6% è irripetibile ma tassi di crescita più alti degli scorsi decenni è quello a cui dobbiamo puntare per gli anni 2023, 2024, 2025, 2026», ha aggiunto Franco, il quale ha annunciato che nel triennio 2022-2024 ci sono anche le condizioni per avviare un processo di alleggerimento fiscale. «Nel 2022 e nel 2023 – inoltre – la politica sarà dunque ancora espansiva, nel 2024 riteniamo che la politica di bilancio possa tornare neutrale». Il titolare del dicastero dell’Economia ha anche rilevato il peggioramento del debito pubblico, a causa delle spese emergenziali occorse nella fase acuta della pandemia, ma l’ha definito «debito sostenibile». Franco ha spiegato che l’Italia ha «un’occasione che non aveva da anni, di debito molto ampio ma con costo medio molto basso – ed è una chance – per abbatterlo il più rapidamente possibile».

Il patto di stabilità

Anche perché le politiche di bilancio del’Unione europea, seppure in «regime di sospensione del patto di stabilità» continueranno a esserci. «Dobbiamo tornare gradualmente verso una politica di bilancio più prudente», ha chiarito Franco. Il ministro, nel corso dell’audizione, ha anche fatto un passaggio sulla spaccatura della Lega sulla riforma del fisco. La revisione del catasto, ha detto, per ora altro non è che «un esercizio di mappatura che sarà reso disponibile nel 2026. Non ha alcun effetto immediato. Nel 2026 verrà usato da chi vorrà utilizzarlo. Per ora è un esercizio per capire lo stato del nostro sistema immobiliare». Non ha ceduto, il ministero, alle pressioni del Carroccio per una rottamazione delle cartelle esattoriali. «Valutiamo se una ulteriore spalmatura degli oneri possa essere considerata – ma -, bisogna gradualmente tornare verso una situazione di normalità in cui tutte le famiglie e le imprese possano pagare le cartelle emesse dall’Agenzia delle entrate», ha concluso Franco.

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