Inchiesta sui concorsi, Galli: «Non ho truccato niente». L’escluso intercettato: «Così mi hanno fregato». Gismondo attacca il «sistema Sacco»
Sarà ascoltato dai pm la prossima settimana l’infettivologo Massimo Galli, il più noto tra i 33 indagati per i presunti concorsi truccati all’Università Statale di Milano. Ma fino ad allora, il primario dell’ospedale Sacco resta saldo al suo posto, almeno per questi ultimi giorni che lo separano dalla pensione. Di passare per vittima o perseguitato dalla giustizia non ha nessuna intenzione. In un’intervista a la Repubblica, Galli respinge nettamente l’accusa di aver truccato il concorso per un posto da docente di secondo livello in cui è stato scartato Massimo Puoti: «Certamente no – dice Galli – Chiedo: si è mai sentito di un concorso truccato, o comunque con un andamento ritenuto scorretto, in cui il danneggiato non solo non ricorre, ma fa pure una dichiarazione di stima per il commissario?». Puoti aveva fatto quella dichiarazione a poche ore dalla notizia che ha travolto un pezzo importante del mondo accademico italiano, ribadita anche dopo le tre ore passate a rispondere alle domande dei pm Luigi Furno e Carlo Scalas con il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli. In quell’occasione, Puoti avrebbe confermato quel che è emerso nell’indagine. Compresa l’intercettazione tra lui e sua moglie, quando il primario del Niguarda diceva: «Il concorso che avevo fatto a Milano, hanno valutato i titoli e m’hanno fregato».
Il concorso
Il caso riguarda il concorso per un posto da professore di seconda fascia al dipartimento di Scienze biomediche e cliniche del Sacco di Milano, vinto poi da Agostino Riva, che sarebbe stato meno titolato di Puoti, secondo gli inquirenti, ma era comunque considerato un fedelissimo di Galli. Proprio con il primario del Sacco, Puoti viene intercettato quando gli conferma che non parteciperà più al bando, lasciando spazio all’altro candidato ormai dato per favorito, nonostante un punteggio più alto nell’indice H-index, il metro di misura internazionale per calcolare il valore dei lavori scientifici. Al telefono con Galli, Puoti avrebbe incassato la promessa di un sostegno dell’infettivologo per una successiva occasione: «Il mio appoggio ce l’avrai – gli assicura – in tutte le sedi possibili eh». Galli nell’intervista di oggi evita di parlare dei contenuti dell’inchiesta, ma in generale sulle selezioni universitarie decise dalle commissioni di tre docenti risponde: «Al di là delle situazioni astratte, faccio un’altra domanda: con candidati tutti di alta qualificazione, quali limiti di discrezionalità ha una commissione per valutare? Ci saranno, no? Altrimenti l’alternativa è mandare i titoli a una centralona informatica del ministero che fa i conti. Peccato che questo sistema non funzionerebbe bene».
Le accuse di Gismondo
Ma oltre al caso Puoti, sarebbe emerso una sorta di «sistema Sacco» di cui avrebbe parlato ampiamente la microbiologa Maria Rita Gismondo, anche lei sentita a lungo in procura. In un altro caso, Gismondo avrebbe detto di essersi opposta alla nomina nella commissione di selezione di persone considerate vicine a Galli. Il rischio in quel caso è che avrebbero favorito solo due candidate indicate dal primario per un’assunzione a tempo determinato. Gismondo avrebbe poi accusato l’ospedale di aver concesso a privati l’uso dei laboratori. Attacchi che arrivano dopo due anni di pandemia, quando agli inizi della diffusione del Coronavirus, Gismondo aveva tuonato che in quel periodo si stava scambiando un’influenza per un virus letale. Parole che le costarono gli attacchi dello stesso Galli, oltre che del suo stesso ospedale.
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