Lobby nera, i legami della Lega con l’estrema destra e la valigia coi soldi per finanziare la campagna nella seconda parte dell’inchiesta di Fanpage
È andata in onda su Piazza Pulita la seconda parte dell’inchiesta di Fanpage su Fratelli d’Italia e la sua lobby nera: nella bufera c’è tutto il partito con in prima linea l’europarlamentare Carlo Fidanza. Finanziamenti in nero, saluti nazisti e accuse di antisemitismo le ombre su cui l’indagine giornalistica ha fatto luce provocando l’iscrizione nel registro degli indagati della procura di Milano di Fidanza e dell’esponente della destra meneghina Roberto Jonghi Lavarini soprannominato il “Barone nero”. Mentre Giorgia Meloni difende a spada tratta i suoi anche sulle accuse di nazismo e antisemitismo, il racconto di Fanpage continua introducendo per la prima volta nell’inchiesta il ruolo della Lega.
October 7, 2021
Il Fidanza “pubblico”: «Soldi al partito tutti rendicontati»
Il racconto riprende dalle dichiarazioni di Fidanza: stavolta sono pubbliche, rilasciate davanti alle telecamere proprio di Fanpage. La versione data dal capodelegazione sulle dinamiche dei finanziamenti al partito è ben diversa da quella registrata in privato dal finto finanziatore e sono antecedenti alla pubblicazione dell’inchiesta. «I soldi dei partiti vengono rendicontati in maniera trasparente», dice Fidanza, ignaro di essere stato registrato in ben altre vesti. «È tutto pubblico», continua Fidanza, «abbiamo degli ulteriori contributi privati che sono tracciati, così come deve essere per tutti i partiti».
La Terza Lega
«Tutti dicono ci sono due Leghe, io dico che ce n’è un terza e siete voi». A parlare registrato dalle telecamere sotto copertura di Fanpage è l’ex deputato della Lega Mauro Borghezio. «Conosciuto per le sue sparate politicamente scorrette, in realtà è molto più», spiega la voce narrante del servizio: «è di Borghezio la strategia di formare una corrente di estrema destra nella Lega ed è ancora lui ad avere fatto entrare nel partito il nostalgico Gianluca Savoini». A parlare di una terza Lega da formare è anche Jonghi Lavarini: «Se vogliamo riprenderci il governo di Milano dobbiamo esserci anche noi, cerchiamo di essere un sol fascio». Quel “voi” detto dall’esponente della destra milanese si riferisce al movimento Lealtà e Azione, la costola italiana di una formazione neo nazista nota per aver compiuto molteplici violenze a sfondo razziale.
La lobby del Barone ha come partito di riferimento la Lega e in particolare Angelo Ciocca, «vogliamo che diventi il post Salvini». Fanpage documenta un incontro tra Jonghi Lavarini e Ciocca dentro il palazzo della Regione Lombardia. Una croce celtica al collo e poi il discorso: «C’è solo un modo per difendere la patria: fare quello che han fatto i militari nella prima e nella seconda guerra mondiale». L’incontro si tiene in un locale di proprietà di quello che il Barone nero definisce un avvocato della ‘ndragheta. Presente anche il consigliere regionale leghista Max Bastoni: pur essendo consigliere regionale della Lega non risponde solo al partito di Salvini ma anche al movimento Lealtà e Azione.
Insieme a lui anche Silvia Sardone, appena eletta in consiglio comunale con il record di preferenze. È la storia di un sodalizio che nasce perché la Lega vorrebbe raccogliere i voti dei militanti di estrema destra. Il trucco però è non far apparire Lealtà e Azione pubblicamente: è per questo che una delle coperture raccontata da Fanpage è quella di una Onlus che riceve finanziamenti pubblici che si occupa di distribuire pacchi alimentari, con tanto di santino del candidato da promuovere.
L’incontro tra Jonghi e il giornalista sotto copertura
Il racconto di Fanpage continua con il chiaro obiettivo da parte di Borghezio e Jonghi Lavarini di prendere il potere come corrente estremista su un Salvini che appare sempre più debole. «Un momento che aspettavo da decenni», dice Borghezio ripreso dalle telecamere segrete, «dobbiamo cominciare a formare la terza Lega». Nel frattempo la finta copertura del giornalista di Fanpage come finanziatore rischia di saltare: a ridosso delle elezioni comunali il Barone nero comincia a fargli pressione per i soldi che aveva promesso. Le due parti si accordano per il giorno dello scambio ma invece del denaro, Fanpage lascia a Jonghi Lavarini una valigia piena di libri sull’olocausto e di copie della Costituzione. A questo punto l’attivista di estrema destra capisce di essere coinvolto in una grossa inchiesta giornalistica.
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