L’indagine su Luca Morisi verso l’archiviazione: la verità sulla droga nelle chat degli escort
L’indagine per cessione di stupefacenti nei confronti di Luca Morisi va verso l’archiviazione. Le conversazioni in chat tra Petre Rupa (“Nicolas”) e “Alexander” e l’ex guru della comunicazione della Lega sembrano scagionare quest’ultimo sulla “droga liquida” trovata dai carabinieri in Corte Palazzo a Belfiore. E chiudere così anzitempo, in attesa dei risultati delle analisi del laboratorio di Verona, il caso che aveva portato alle dimissioni dell’inventore della Bestia. Mentre l’ipotesi del ricatto si fa più credibile. O meglio: il tutto potrebbe essere diventato una vendetta dopo il rifiuto di pagare gli altri 1.500 euro pattuiti per l’incontro. Mentre per quanto riguarda la cocaina ritrovata dai carabinieri in casa di Morisi, la quantità è compatibile con l’uso personale.
Le chat tra i due escort e Morisi
Le chat tra i due escort e Morisi infatti provano chi è stato a portare la famosa boccetta con la droga liquida. Tutto partiva dal contatto tramite messaggio di Morisi nella chat di un sito di incontri alle 3 del mattino di un giorno della metà di agosto: «Cerco qualcuno con cui divertirsi…bere, sballarsi. Ma quando sareste liberi?». Era Morisi, in quella discussione, a far capire di avere della cocaina e uno dei due escort a rispondere: «Poi ti portiamo anche G. Vedrai ti piacerà molto, ti assicuro». La droga dello stupro era nella bottiglietta di succo di frutta infilata nello zaino di Nicolas, la cocaina su un ripiano della libreria al secondo piano dell’appartamento di Luca Morisi. Così come Morisi stesso ha indicato ai carabinieri. Entrambi i quantitativi sono minimi. Non tali da presupporre il reato di spaccio e probabilmente neanche quello di cessione di sostanze stupefacenti.
Attualmente nel registro degli indagati sono iscritti uno dei due ragazzi rumeni (Petre Rupa) e proprio Morisi. È probabile che anche l’altro, Alexander, finisca indagato. Visto che lui stesso nella chat ammette di aver portato insieme all’amico a casa di Morisi il Ghb. Ma tutte le ipotesi di reato verranno derubricate a una questione amministrativa perché la dose di droga liquida rinvenuta nell’automobile di Petre è compatibile alla modica quantità per uso personale. Lo stesso vale per gli 0,31 grammi di cocaina trovati a casa di Morisi. Petre ha fatto quella telefonata «per colpa della droga che avevamo preso. Non ragionava bene, era fuori. Diceva cose assurde», ha detto ieri Alexander a La Stampa.
L’uso personale per Ghb e cocaina
«Sto male – ha raccontato l’escort nell’intervista -, sono senza una lira e nessuno mi vuole più incontrare. Non lavoro. È tutto finito. La mia vita è distrutta. Da quando sul giornale La Verità hanno pubblicato il mio nome, la mia faccia e ogni cosa di me, io sono all’inferno. Prima quei giornalisti si erano finti clienti e mi hanno chiesto anche il codice fiscale per il pagamento, e poi… quando mi hanno detto chi erano davvero, io li ho richiamati in lacrime. Li ho pregati di non mettere il mio nome, li ho scongiurati di non mettere la foto con la mia faccia. Ho detto che mi sarei ammazzato. Ma loro se ne sono fregati. Adesso non mi chiama più nessuno. Non ho manco i soldi per fare la spesa».
Per questo, scrive oggi il Corriere della Sera, appena i magistrati avranno le analisi sul liquido con tutta probabilità solleciteranno l’archiviazione dell’inchiesta. L’interrogatorio di Morisi, chiesto dal suo legale Fabio Pinelli, potrebbe anche essere ritenuto superfluo. «Siamo a disposizione per chiarire ogni passaggio – aveva detto nei giorni scorsi l’avvocato – soprattutto perché abbiamo la prova che nessun reato è stato commesso». Nei confronti di Morisi rimane la segnalazione al prefetto come assuntore di stupefacenti. E forse una sanzione amministrativa.
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