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Cartelle esattoriali, verso la rottamazione quater. Oltre il 78% ha un importo inferiore ai 1.000 euro

09 Ottobre 2021 - 12:12 Maria Pia Mazza
governo draghi taglio tasse chi ci guadagna
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Unimpresa: «Il governo deve fare una scelta netta per far ripartire il rapporto tra Stato e contribuenti. I costi di recupero sarebbero superiori ai benefici ottenuti nell'incasso finale»

L’obiettivo primario è quello di «tornare gradualmente a una situazione di normalità» con «famiglie e imprese che tornano a pagare le cartelle dell’Agenzia delle Entrate». Per farlo, il governo Draghi «per questa fase» sta considerando «di nuovo se spostare e diluire gli oneri» dovuti allo Stato. Le parole del ministro dell’Economia, Daniele Franco, durante l’audizione sulla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef) di fronte alle Commissioni bilancio di Camera e Senato, hanno aperto dunque una finestra per la possibile proroga dei termini delle notifiche delle cartelle esattoriali riferite al periodo pre-Covid e all’apertura alla rottamazione quater per le cartelle degli anni compresi tra il 2018 e il l 2019.

I 18 milioni di italiani che hanno debiti con il fisco

Ma quanti sono complessivamente in Italia i contribuenti in debito con il fisco? Quasi 18 milioni, di cui 15 milioni di persone fisiche e mentre i restanti 2,8 milioni sono imprese, secondo quanto emerso da un recente rapporto del Centro studi di Unimpresa. Ma dallo stesso studio emerge che il 78 per cento delle vecchie cartelle fiscali accumulate fino alla fine del 2020 ha un importo inferiore a 1.000 euro. In totale si tratta di 178 milioni di posizioni, per un ammontare di circa 56 miliardi di euro. Oltre un terzo dei contributi non versati nel corso di questi anni, per un totale di circa 343 miliardi di euro, inoltre, è rimasto inevaso da più di 10 anni e, secondo gli esperti, sarà difficile da recuperare. Difatti, come evidenziato dallo studio, «sul totale di 999 miliardi di magazzino fiscale, 133 miliardi sono legati a persone fisiche decedute oppure a imprese cessate e fallite, mentre altri 152 miliardi si riferiscono a imprese in fallimento o con altre procedure concorsuali in corso». Tradotto “in “spicci”, si tratta dunque di 285 miliardi praticamente ormai irrecuperabili.

Unimpresa: «Il governo deve fare una scelta netta»

Ma oltre a ciò, questa altissima pila di cartelle – riferisce Unimpresa – «impegna in maniera non irrilevante risorse umane ed economiche dell’amministrazione finanziaria che, invece, potrebbero essere dirottate ad altro e destinate, magari, a una efficace e più concreta lotta all’evasione». «La stessa amministrazione finanziaria – afferma Unimpresa – è consapevole della difficoltà, se non impossibilità, di recuperare in particolare le cartelle fino a 1.000 euro, ragion per cui sono già state opportunamente avviate operazioni di stralcio e azzeramento: il costo di recupero, del resto, sarebbe superiore al beneficio ottenuto dall’incasso finale da parte dell’erario». E alla luce di questi dati Unimpresa commenta: «Siamo arrivati davanti a una decisione politica rilevante, per la quale il governo, mentre sta avviando la discussione, con il disegno di legge delega appena varato, di una ampia e organica riforma fiscale, deve porsi obiettivi chiari e precisi: occorre una scelta di campo netta e definitiva che consentirebbe, di fatto, una volta varata la riforma, di far ripartire da zero il rapporto tra Stato e contribuente, in una chiave finalmente e definitivamente basata sui principi di correttezza e trasparenza».

Foto in copertina: ANSA/Roberto Monaldo

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