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Giulio Centemero: il tesoriere della Lega accusato di autoriciclaggio per i soldi a Radio Padania

giulio centemero lega autoriciclaggio radio padania
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La procura di Roma contesta anche il finanziamento illecito. Al centro i contributi di Parnasi per lo Stadio della Roma a Tor di Valle

La procura di Roma accusa il deputato della Lega e tesoriere del partito Giulio Centemero di autoriciclaggio nell’inchiesta sullo Stadio della Roma a Tor di Valle. Insieme al finanziamento illecito, la contestazione riguarda anche l’imprenditore Luca Parnasi e il fiscalista Andrea Manzoni, già condannato nel caso Lombardia Film Commission. Il reato di autoriciclaggio si riferisce ai soldi che l’imprenditore avrebbe destinato a Radio Padania. Fatti avvenuti tra il 2015 e il 2016. «In esecuzione di un medesimo disegno criminoso – è detto nel capo di imputazione – anche in relazione agli ulteriori reati contestati» i due in concorso con una terza persona» impiegavano nell’attività economica Radio Padania Società Cooperativa le somme così ottenute, ostacolando il riconoscimento della loro provenienza delittuosa.

L’inchiesta sullo Stadio della Roma

In particolare, dopo avere ricevuto, in due soluzioni, l’accredito della somma complessiva di 250 mila euro dalla società Pentapigna Srl, sul conto corrente dell’associazione Più Voci, la trasferivano integralmente sul conto corrente intestata alla società cooperativa mediante l’effettuazione di sei bonifici bancari, utilizzando la provvista per il pagamento delle società fornitrici e degli stipendi di lavoratori dipendenti». L’inchiesta, spiegano oggi Repubblica e Fatto, nasce da una costola del procedimento sulla costruzione del nuovo Stadio della Roma ed è già arrivata davanti al giudice per le indagini preliminari. Al centro c’è un finanziamento da 250 mila euro erogati dalla Immobiliare Pentapigna srl, società in passato riconducibile all ’imprenditore romano. E finiti nelle casse della “Più voci”, onlus ritenuta dai pm di area leghista.

Si tratta di contributi «erogati – secondo il capo d’imputazione – in assenza di delibera da parte dell’organo sociale competente e senza l’annotazione dell’erogazione quale ‘finanziamento a partito’ nel bilancio di esercizio». Nell’inchiesta 13 persone, tra cui il costruttore Luca Parnasi, l’ex tesoriere del Pd ora iscritto a Italia Viva Francesco Bonifazi e l’ex presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito sono accusate di corruzione, traffico di influenze ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. L’accusa sostiene che Parnasi abbia finanziato numerosi partiti giocando su più tavoli. Una circostanza confermata agli inquirenti anche da Luigi Bisignani e dai collaboratori dell’imprenditore. Che non avrebbe destato l’attenzione dei magistrati se non fosse per alcuni bonifici sospetti e mai dichiarati come “finanziamento a partito nel bilancio di esercizio”.

L’udienza preliminare

I soldi sono arrivati in due tranche. Un primo bonifico da 125mila è stato emesso il primo dicembre 2015, un secondo con lo stesso importo è arrivato nel febbraio 2016. Ieri l’udienza preliminare è stata rinviata al 16 novembre. Il Gup Marzano dovrà decidere anche sulla posizione di Bonifazi, indagato per il solo finanziamento illecito per altri contributi. Ovvero 150 mila euro pagati dalla solita Immobiliare Pentapigna Srl per uno studio dal titolo “Case: il rapporto degli italiani con il concetto di proprietà”. Commissionato alla Fondazione Eyu da parte della Immobiliare Pentapigna. Che paga con due bonifici: uno del primo marzo 2018 dall’importo di 100 mila euro, un secondo per altri 50 mila euro effettuato quattro giorni dopo. Per i pm, però, la ricerca era solo un modo per “camuffare” il contributo economico. Il Comune di Roma e la Regione Lazio saranno parti civili nel procedimento. Il gup della Capitale ha ammesso come parti civili anche Cittadinanza Attiva, Asia Usb e Codacons.

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