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Cosa farà il governo Draghi con Forza Nuova e i No Green Pass e perché il Viminale è sotto accusa

mario draghi luciana lamorgese governo no green pass forza nuova
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Il premier: «Non è possibile che quattro facinorosi blocchino le istituzioni». Pronta una stretta sui cortei. Mentre la ministra Lamorgese e il prefetto di Roma Piantedosi finiscono sulla graticola

«Non può passare l’idea che quattro facinorosi blocchino le istituzioni». Mario Draghi ha tracciato la linea del governo in poche parole dopo gli scontri a Piazza del Popolo e gli assalti alla Cgil e al pronto soccorso del Policlinico Umberto I da parte dei No Green Pass. Per questo è pronta una stretta sui cortei con la difesa dei luoghi a rischio. Mentre la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese finisce sulla graticola insieme al prefetto di Roma Matteo Piantedosi. E prepara il piano per garantire la sicurezza a partire dal 15 ottobre, quando la Certificazione Verde Covid-19 diventerà obbligatoria. E per il G20 previsto per la fine del mese. Mentre a Palazzo Chigi ci si chiede come sia stato possibile non accorgersi di nulla.

Il governo Draghi e i No Green Pass

Il Corriere della Sera spiega oggi che per il governo adesso la strategia deve cambiare. Il sistema di prevenzione – questa la posizione di Palazzo Chigi – deve essere più incisivo e attento. Il via libera alle manifestazioni dovrà arrivare dopo una valutazione rigorosa dei rischi, limitando al massimo i cortei. E le regole dovranno «dimostrare che lo Stato c’è e interviene per contrastare i violenti, per stroncare gli estremismi e le iniziative di chi mira a creare tensione e instabilità». E bisognerà evitare ulteriori sottovalutazioni del fenomeno. Il presidente del Consiglio ha parlato in queste ore con la ministra Lamorgese, con il sottosegretario delegato ai servizi segreti Franco Gabrielli e con i collaboratori più stretti. Nessuno ha potuto negare gli errori e le sottovalutazioni.

Perché, spiega ancora il quotidiano, il dispositivo di sicurezza messo a punto in vista della manifestazione di sabato in piazza del Popolo a Roma prevedeva che i partecipanti potessero essere al massimo tremila e invece le forze dell’ordine si sono trovate a fronteggiare oltre diecimila persone, e centinaia sono sfuggite ai controlli. Intanto il capo della polizia Lamberto Giannini ha già sensibilizzato le questure «alla massima attenzione di tutte quelle aree di malcontento» che potrebbero pianificare azioni eclatanti. Ma anche aggregare personaggi che mirano a fomentare le paure e le contestazioni dei cittadini. E la ministra Lamorgese ha convocato per mercoledì un comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza che servirà ad analizzare cosa non ha funzionato sabato.

Il prefetto Piantedosi sotto accusa

Sotto accusa c’è soprattutto il prefetto Matteo Piantedosi. Nominato a Roma da Lamorgese dopo essere stato il capo di gabinetto di Matteo Salvini al ministero dell’Interno (e l’autore della strategia del respingimento delle navi delle Ong). E autore ieri di una nota per la stampa piuttosto autoassolutoria: «Solo nelle ultime ore, man mano che diverse migliaia di persone giungevano da tutta Italia nella Capitale è stato possibile rilevare un livello della partecipazione non solo quantitativamente molto elevato ma pure caratterizzato dalla variegata composizione dell’adesione alla manifestazione, verso la quale andavano confluendo da persone comuni a gruppi organizzati di facinorosi». Secondo Piantedosi la prefettura ha disposto «un’adeguata cornice di sicurezza per fronteggiare anche le frange più radicali della protesta», ma «l’uso della forza è qualcosa che deve essere sempre ponderato con equilibrio, soprattutto quando si fronteggiano gruppi indistinti di persone».

Intanto il Viminale si prepara. Durante il lockdown erano stati vietati i cortei e consentiti soltanto i sit-in all’aperto. L’allentamento successivo sarà rivisto drasticamente. Si dovrà valutare se il luogo richiesto sia adeguato, se ci siano possibili vie di fuga in caso di scontri. E possibilità di presidiare le vie limitrofe in modo da impedire a chi protesta in maniera violenta di andare altrove. E, sempre, dovrà essere stilata la lista dei luoghi che potrebbero essere presi di mira da chi protesta, predisponendo un cordone di protezione. Se si riterrà che non ci siano le condizioni per garantire la sicurezza, la manifestazione dovrà essere vietata. Impedendo in ogni modo a chi ha presentato richiesta di riuscire comunque a scendere in piazza. Di sciogliere Forza Nuova per decreto invece per ora non si parla.

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