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Verso un nuovo Dpcm per il Green pass obbligatorio sul lavoro dal 15 ottobre

dpcm green pass obbligatorio lavoro 15 ottobre governo draghi
dpcm green pass obbligatorio lavoro 15 ottobre governo draghi
Il premier Draghi lavora a un Dpcm con le regole per i controlli della Certificazione Verde Covid-19 nel lavoro pubblico e privato. La bozza delle linee guida per la P.A.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi sta lavorando a un Dpcm sull’applicazione del Green Pass obbligatorio sul lavoro dal 15 ottobre. Che ricalcherà con tutta probabilità le linee guida per la Pubblica Amministrazione sulla Certificazione Verde Covid-19. Il Corriere della Sera scrive oggi che il decreto ministeriale conterrà indicazioni chiare sull’applicazione dell’obbligo della certificazione, anche visti i numerosi nodi da sciogliere. Come i controlli appunto: il decreto sul Green pass affida la verifica della validità al datore di lavoro o un suo delegato. Ma ancora non è chiaro come e quando effettuare i controlli nel settore privato. Mentre sanzioni e controlli investiranno sia i datori di lavoro che i dipendenti. Molte grandi aziende in realtà si sono già organizzate con controlli automatizzati agli ingressi, ma tutte le altre temono il caos, e questo nonostante Confindustria anche ieri abbia ribadito che «l’obbligo va rispettato» e che «dal 15 ottobre non accettiamo più rinvii, obiezioni o aggiramenti, nessuna impresa può venire meno ai doveri fissati per legge».

Sul tavolo ci sono altri due problemi. Il primo è che le piccole e medie imprese faticano a individuare i “controllori” disposti a chiedere il Green pass ai colleghi. E poi c’è la questione privacy: i dati sensibili sui vaccinati vanno comunque protetti. Per questo, spiega il quotidiano, con tutta probabilità il Dpcm ricalcherà le linee guida per il rientro dei dipendenti pubblici preparate dai ministri di Salute e Pubblica Amministrazione, Roberto Speranza e Renato Brunetta, e ora sul tavolo di Draghi. Le linee guida prevedono controlli manuali o automatizzati, a campione, o a rotazione o a tappeto, con un software creato ad hoc per la Pa o, per le amministrazioni più piccole, direttamente con la app «Verifica C19» scaricabile sullo smartphone.

Ieri Regioni, Province e Comuni hanno ricevuto il decreto del ministro Brunetta con le modalità di rientro. Che a loro volta lo invieranno alle 32 mila amministrazioni pubbliche. La Funzione Pubblica ha anche creato l’helpdesk Linea Amica Digitale (www.lineaamica.gov.it), una casella email dedicata (lavoropubblico@governo.it) e un numero verde (800 254 009), che sarà attivo da domani. Le indicazioni – così come succederà per la P. A. – potrebbero prevedere controlli giornalieri e preferibilmente all’accesso in azienda, a campione (in misura non inferiore al 20% e con un criterio di rotazione) o a tappeto, con o senza l’ausilio di sistemi automatici. Dal governo, però, resta la fermezza su quanto già stabilito: i tempi di validità del passaporto verde a chi esegue i tamponi non cambiano e restano di 48 ore con test rapido e 72 con molecolare. Dunque nessuna ‘deroga’ o modifica delle regole all’ultimo minuto e quindi ai non vaccinati (esenti con certificato esclusi) toccherà adeguarsi.

I problemi, i controlli, le multe

Molte difficoltà potrebbero spuntate nei cantieri o ditte in appalto, visto che chi è privo di pass potrebbe bloccare l’andamento di una determinata catena di lavori. Così come resta aperta la questione dei lavoratori stranieri – in particolare dell’Est – vaccinati con Sputnik V, un prodotto non riconosciuto dall’Ema. Su quest’ultimo aspetto ci sono più ipotesi allo studio, una di queste è di effettuare una ulteriore dose addizionale con un vaccino a mRna in chi è vaccinato con sieri non riconosciuti dall’Ema. C’è poi chi pensa di installare tornelli mentre altri lamentano l’aggravio di spese che sarà determinato dai necessari controlli. E poi c’è la questione delle multe. Per il dipendente che entra in azienda senza certificato verde è prevista una sanzione amministrativa che può andare da 600 a 1.500 euro. L’ingresso senza pass può avvenire in circostanze diverse: tramite un pass falso, per esempio, oppure perché il pass non è stato controllato visto che il decreto permette anche le verifiche a campione.

In entrambi i casi, oltre alla multa, il lavoratore si espone a sanzioni disciplinari. Numerosi esperti di diritto del lavoro non escludono che nelle circostanze più gravi si possa arrivare anche al licenziamento. Il datore di lavoro che omette i controlli rischia invece una sanzione amministrativa dai 400 ai 1.000 euro. L’imprenditore deve individuare un responsabile dei controlli. La verifica del Green pass può essere effettuata mediante la scansione del QR code, utilizzando la app VerificaC19. Le attività di verifica non possono comportare, in alcun caso, la raccolta dei dati del dipendente. Pertanto il datore di lavoro non può conoscere i presupposti — vaccino, guarigione da Covid-19 o tampone — che stanno dietro il rilascio della certificazione, né la relativa scadenza. Non è consentito richiedere copia delle certificazioni.

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