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Un decreto per sciogliere Forza Nuova: l’ipotesi sul tavolo del governo Draghi

forza nuova scioglimento governo draghi
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La presidenza del Consiglio e il ministero dell'Interno avviano un'istruttoria per lo scioglimento di Forza Nuova per decreto. I problemi della possibile procedura

Sciogliere Forza Nuova per decreto. L’ipotesi è sul tavolo del governo Draghi. La presidenza del Consiglio e il ministero dell’Interno hanno avviato un’istruttoria interna e ha chiesto a giuristi e costituzionalisti un parere prima di muoversi. Ieri alcuni esperti di diritto, tra cui Michele Ainis a Open, hanno ricordato cosa prevede la legge Scelba in questi casi. Due le ipotesi di partenza: il ministro dell’Interno, sentito il Consiglio dei ministri, può sciogliere l’organizzazione a seguito di una sentenza da cui risulti accertata la riorganizzazione del partito fascista “in qualsiasi forma”. Oppure il governo, senza alcuna sentenza, può intervenire per decreto legge nei “casi straordinari di necessità e urgenza”, cioè quando si capisca che c’è un pericolo imminente.

L’istruttoria con i giuristi

Proprio sulla procedura puntano i dubbi dei giuristi consultati dal governo. Che però, spiega oggi Repubblica, dovrà fronteggiare anche un problema politico. Mario Draghi ha dato un segnale ben preciso ieri con la decisione di visitare la sede della Cgil. È chiaro che l’eventuale unità di intenti dei partiti dell’arco parlamentare – o di gran parte di essi – faciliterebbe una mossa radicale del governo. Ma è altrettanto evidente l’ostacolo rappresentato dalla Lega: i ministri del Carroccio siedono in cdm e dovrebbero votare a favore del reset di Forza Nuova. Il quotidiano aggiunge che nel corso degli approfondimenti delle ultime ore, l’attenzione dei tecnici dell’esecutivo – coadiuvati dai giuristi interpellati – si è concentrata in particolare su due punti della legge Scelba del 1952: le “finalità antidemocratiche” del movimento e la scelta della “violenza come metodo di lotta politica”. Sono alcuni dei “sintomi” della “riorganizzazione del disciolto partito fascista”. E rappresentano due elementi su cui far leva, nel caso in cui si decidesse di procedere allo scioglimento.

Ieri intanto il sito di Forza Nuova è stato sequestrato. E l’oscuramento, arrivato per l’ipotesi di reato di istigazione a delinquere, potrebbe rappresentare il preludio della decisione più drastica. Anche il testo depositato sia alla Camera che al Senato a prima firma del Pd chiede di procedere allo scioglimento. Nello specifico, la mozione impegna il governo «a dare seguito al dettato costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista e a dare seguito alla conseguente normativa vigente adottando i provvedimenti di sua competenza per procedere allo scioglimento di Forza nuova e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione neofascista artefici di condotte punibili ai sensi delle leggi attuative della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana».

La mozione per lo scioglimento

I dem nella mozione parlano espressamente di forte matrice fascista alla base delle gravi azioni violente poste in essere lo scorso sabato, azioni contraddistinte da un’inquietante carica eversiva e tali da configurare un vero e proprio attacco, con metodi violenti, alla nostra democrazia. Inoltre, per il Pd «è evidente che i gravi fatti accaduti, non solo nulla hanno a che vedere con la libertà fondamentale di manifestazione del pensiero, pilastro della nostra Costituzione antifascista nata nel 1948, ma hanno purtroppo messo in evidenza come movimenti di estrema destra, dediti talvolta a rievocazioni considerate folcloristiche del passato regime, abbiano compiuto un salto di qualità, riuscendo ad infiltrarsi e ad intercettare le proteste e il malumore di tutti coloro che non hanno condiviso le scelte di governo in merito all’estensione dell’obbligo del Green pass».

Intanto il Viminale valuta la stretta sui controlli nelle piazze e sui permessi per i cortei. La ministra Luciana Lamorgese, sotto accusa insieme al prefetto di Roma Matteo Piantedosi, cambierà verso sulle autorizzazioni, che verranno rilasciate solo in presenza di garanzie che le regole vengano rispettate. La Stampa spiega oggi che sarà valutata con grande attenzione la scelta dei luoghi dove manifestare. Per il Viminale, aggiunge il quotidiano, sarà fondamentale sarà poi anche l’attività di prevenzione online, attraverso il monitoraggio di siti web, chat e social media, Telegram in testa, utilizzati dai facinorosi per organizzare e far montare la protesta. E utili a sondare anche l’umore dei cosiddetti «lupi solitari». Che sono considerati il prossimo pericolo da fronteggiare.

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