Neofascisti, l’ex capo dell’Antiterrorismo a Roma: «Giusto sciogliere Forza Nuova, ma attenzione al tifo organizzato» – L’intervista
Il governo ci pensa, la politica ne discute e si divide. Dopo l’assalto alla sede nazionale della Cgil in Corso Italia a Roma è all’ordine del giorno l’ipotesi di sciogliere Forza Nuova (e forse altre organizzazioni di estrema destra) applicando la legge Scelba, la stessa che fu usata per chiudere Ordine nuovo e Avanguardia nazionale negli anni ’70. Tra i contrari, sono molti a sottolineare che l’organizzazione oggi guidata da Roberto Fiore non ha nel suo dna gli elementi di pericolosità sociale previsti dalla legge che punisce chi voglia ricostituire il partito fascista e usi «la violenza quale metodo di lotta politica». Non la pensa così, però, l’ex procuratore aggiunto di Roma, da poco in pensione, Francesco Caporale, per anni a capo del pool antiterrorismo.
È possibile applicare la legge Scelba anche in questa circostanza?
«Ci sono tutti i presupposti per procedere allo scioglimento di Forza Nuova. Con la manifestazione di sabato e l’assalto alla sede del sindacato siamo andati ben al di là della libera espressione di un dissenso politico. Non a caso, per i responsabili di quella aggressione è stato correttamente ipotizzato il reato di devastazione e saccheggio che punisce chi assalta e devasta un luogo puntando ad attentare alla sicurezza dello Stato. Insomma un’azione con un obiettivo eversivo, non il semplice danneggiamento di un luogo specifico».
C’è però chi dice che sciogliere un gruppo così piccolo non cambierebbe poi molto la situazione. I suoi leader e militanti domani potrebbero costruire una organizzazione analoga e riprendere le proprie attività.
«È così ovviamente, ed è stato così persino con una organizzazione stragista come Ordine nuovo. I militanti non smisero certo di fare politica ma si trovarono in altre organizzazioni mantenendo le idee di prima. È vero, però, che quando si scioglie un gruppo questo perde la sua identità: è meno riconoscibile e dunque può essere un provvedimento efficace. Poi certo alcuni di quelli che lo costituivano continueranno a fare alcune delle cose che facevano prima, a meno che non incorrano in reati penali».
Quali possono essere i luoghi di aggregazione dell’estrema destra? Le curve calcistiche lo sono ancora?
«Alcune curve sono sicuramente un luogo di aggregazione e di incontro per persone che gravitano nella galassia dell’estrema destra. A Roma è stato storicamente così per la Lazio, che ha sempre ospitato gruppi neofascisti e la cui tifoseria organizzata si è spesso caratterizzata per comportamenti che inneggiano al fascismo. Il fenomeno riguarda anche la curva della Roma ma in misura minore. Come è noto uno degli indagati di oggi, Giuliano Castellino, fino a poco tempo fa in curva Sud aveva un proprio piccolo gruppo organizzato. Ma le tifoserie di estrema destra in Italia sono anche altre, ad esempio l’Hellas Verona di cui pure mi risulta fossero in piazza alcuni degli indagati per i fatti di sabato (il riferimento è a Luca Castellini, coordinatore di Forza Nuova per il Nord Italia e ultrà dell’Hellas, ndr)».
Le curve però sono tornate regolarmente allo stadio anche dopo l’obbligo di Green pass. Dunque non sembrano credere alla battaglia contro il pass o il vaccino.
«È vero, ma infatti il pericolo non viene dalla curva in sé ma da come temi sempre nuovi, oggi è il green pass ma ce ne sono stati altri, vengano usati dalle frange estreme il cui vero obiettivo è organizzare manifestazioni violente. Nel caso dell’assalto alla Cgil questo fine ultimo è diventato particolarmente chiaro ed è per questo che dopo l’accaduto diventa legittima l’applicazione della legge Scelba».
La presenza dell’estrema destra in molte curve degli stadi italiani non è un fenomeno di oggi. Perché per provare a fare proseliti gli estremisti scelgono proprio le tifoserie?
«Perché un certo tipo di tifo è storicamente più disponibile a partecipare a manifestazioni violente, spesso lo fa anche a prescindere dalla politica. Dunque la politica estrema trova terreno fertile».
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