Il petrolio, i collegamenti con l’Est e l’effetto domino. Cosa succede se si ferma il porto di Trieste
Il 23 marzo la nave Ever Given della compagnia Evergreen si è incagliata nel canale di Suez. Un gigante lungo 400 metri e largo 59 che per giorni ha bloccato una delle rotte più importanti per il trasporto marittimo. L’incidente ha generato perdite per milioni di euro e un calo di affidabilità per il trasporto marittimo. Tutti effetti che si potrebbero ripetere il 15 ottobre, quando i lavoratori del porto di Trieste cominceranno lo sciopero contro il Green pass. A nulla è servita la mediazione del governo che aveva convinto le aziende del porto a pagare i tamponi per i dipendenti senza vaccino. Se nelle prossime 24 ore non si arriverà a un accordo, uno dei porti più importanti per l’Italia potrebbe smettere di funzionare.
I dati del porto di Trieste
Il trasporto via mare incide ancora molto nel sistema di scambio merci dell’Italia. Partendo dai dati Istat e confrontandoli con quelli di Assoporti, nel 2020 il mercato italiano ha registrato in totale 136,5 milioni di tonnellate di importazioni e 66,5 milioni di tonnellate di esportazioni. Capire il peso che ha il trasporto marittimo in questo sistema è facile: sono passate dai porti italiani 72,5 milioni di tonnellate di merci in importazione e 27,8 milioni di tonnellate in esportazione. Solo nel porto di Trieste, sempre nel 2020, sono transitate oltre 54 milioni di tonnellate di merci, un somma in cui però sono contate anche le merci che sono arrivate a Trieste per poi essere spostate in Europa. Il porto di Trieste infatti è anche il punto di raccordo tra due regioni: l’Asia e l’Est Europa. Qui transitano anche le merci che partano dall’Asia e si muovono verso Ungheria, la Polonia o la Repubblica Ceca.
Trieste ha anche un’altra caratteristica che lo rende unico per la logistica italiana: il tipo di merci che passano da qui. Nel primo semestre del 2021, Trieste è stato il primo porto italiano per il passaggio di “Rinfuse Liquide”, una formula che nel gergo ingegneristico definisce tutto il materiale che arriva con carichi non imballati in forma liquida: in pratica, il petrolio. È per questo che Trieste viene inquadrato fra gli Energy Port più importanti del Paese. Giusto per avere un confronto: nei primi sei mesi del 2021 a Trieste sono passati 37,5 milioni di tonnellate di rinfuse liquide. Dopo questo porto arriva quello di Augusta, in provincia di Siracusa, con poco meno di 23 milioni di tonnellate.
Federlogistica: «L’affidabilità di un porto si costruisce con gli anni»
Luigi Merlo è il presidente di Federlogistica, l’associazione di settore che riunisce le aziende che si occupano di trasporto merci in Italia. Raggiunto al telefono da Open, spiega quali potrebbero essere le conseguenze dello sciopero deciso dai portuali di Trieste: «L’elemento di immagine è molto delicato per un porto e questo sciopero può avere conseguenze disastrose. Dopo la pandemia stiamo assistendo a una rinascita del settore marittimo, i porti negli Stati Uniti e in Asia sono affollatissimi e noi rischiamo di accumulare ritardi nella distribuzione». Merlo è critico sulle posizioni dei portuali: «Il governo aveva convinto le aziende a pagare i tamponi: non si capisce perché si debba creare questa ostinazione». Sempre su Open potete trovare un’intervista a Stefano Puzzel, il portavoce dei lavoratori del porto.
Vaccini e annunci: la situazione negli altri porti italiani
Nelle ultime ore sembrava che lo sciopero del porto di Trieste avrebbe creato un effetto domino anche negli altri porti italiani. A sostenere questa tesi erano state proprio le dichiarazioni della rappresentanza dei lavoratori: «Il blocco di venerdì è confermato, oggi ci saranno sorprese perché non si fermerà solo il porto di Trieste». Al momento non sono ancora arrivate conferme dagli altri scali marittimi. Anzi. Nei porti della Puglia e in quelli dell Campania, diverse fonti hanno spiegato che la percentuale di portuali vaccinati è vicina al 100%. A Genova alcune aziende hanno accettato il compromesso di Trieste: pagheranno i tamponi ai dipendenti senza vaccino. Per Genova però Uil Trasporti ha spiegato che da venerdì potrebbero esserci problemi con gli autotrasportatori: secondo i dati in mano al sindacato il 30% di loro non sarebbe ancora vaccinato.
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