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Lo Stato deve pagare i tamponi ai lavoratori No vax? Quanto costa l’operazione e perché non conviene

I lavoratori senza vaccino sono tra i due e i tre milioni. E hanno bisogno di tre test a settimana per lavorare senza Green pass. Ma il costo totale pagato dallo Stato finirebbe in carico anche a chi si è vaccinato

Lo Stato deve pagare i tamponi a chi non si è vaccinato dal 15 ottobre, quando il Green pass sarà obbligatorio per lavorare? Dopo la Lega ieri anche Beppe Grillo si è schierato a favore del test gratuito, sostenendo sul suo blog che il costo totale dell’operazione ammonterebbe a un miliardo di euro. Come ha osservato il ministro del Lavoro Andrea Orlando, così si direbbe a chi si è vaccinato che ha sbagliato. Ma soprattutto, la stima del garante del MoVimento 5 Stelle è sbagliata. Perché i costi sarebbero molto più alti. E perché sarebbe comunque impossibile riuscire a garantirli a tutti i lavoratori non vaccinati.

Quanti lavoratori senza Green pass

In teoria i lavoratori senza vaccino secondo le stime del governo sono attualmente tre milioni. E, visto che i test rapidi sono validi per 48 ore (e la proposta di allungarne la validità a tre giorni non è stata presa in considerazione visto che genera perplessità tra gli esperti), a partire da oggi si dovrebbero fare almeno 1,5 milioni di test al giorno. E durante la fase più acuta della pandemia di Coronavirus se ne sono fatti al massimo 380 mila al giorno. Dove andrebbero fatti? Nelle farmacie, si sostiene. La Repubblica spiega oggi che il tampone molecolare è più costoso se non c’è prescrizione e più lento, visto che il risultato spesso arriva il giorno successivo al test. Quindi sarà in ogni caso più conveniente rivolgersi al test rapido. Che si fa però nelle strutture private. Come le farmacie, che hanno prezzi calmierati. Ovvero 15 euro per i maggiorenni e 8 per i minori. Altri centri, come i laboratori di analisi, sono molto meno presenti sul mercato e talvolta hanno prezzi più alti.

«Non essere preoccupati sarebbe da irresponsabili ma non voglio nemmeno gridare al lupo troppo presto— spiega al quotidiano Marco Cossolo, presidente di Federfarma — Intanto tra agosto e settembre abbiamo già quasi triplicato i tamponi. Ne facevamo 80 mila, ora siamo a 200 mila, cioè a due terzi del totale di quelli analizzati ogni giorno in Italia». Le farmacie dove è possibile effettuare i test sono 10 mila. «Possiamo crescere ancora. Quanto? Vedremo, sono fiducioso», conclude Cossolo. Per raddoppiare o triplicare l’attività, e arrivare così a un totale di 700 mila tamponi, dovranno essere coinvolte più farmacie, che per comprare un tampone spendono 3-4 euro. Poi ci sono i costi per il personale e il materiale come i guanti e le tute. «Il problema non sono i tamponi ma i tamponatori — aggiunge Alessandro Albertini dell’associazione di distributori Adf — Tante farmacie sono piccole e l’attività da portare avanti è pesante, ad esempio c’è da fare l’attività di segreteria, per prendere gli appuntamenti e inserire i dati per far rilasciare il Green Pass».

I conti dei tamponi gratis

Secondo il ministero della Salute le stime sui tre milioni non tengono però conto di chi ha contratto Covid-19. Visto che il 60% di coloro che si sono ammalati negli ultimi sei mesi (ovvero 950 mila persone) era in età da lavoro, questo ridurrebbe di 500 mila unità il numero di persone da tamponare. Poi ci sono i lavoratori in malattia e quelli che verranno testati dalle aziende. Per questo gli uomini di Speranza dicono che i test da effettuare saranno di meno: circa 800 mila. Sempre troppi però per il sistema di oggi. Il Fatto Quotidiano spiega oggi che se fino a dicembre i test rapidi avranno un prezzo calmierato al pubblico di 15 euro che scendono a 8 per i minorenni – gli altri 7 sono rimborsati dal Servizio sanitario nazionale –. E quindi secondo il quotidiano ogni settimana per lavorare o studiare in presenza serviranno quindi tre tamponi: la spesa pro-capite sarà di 45 euro, cioè 180 al mese o 2.100 euro l’anno, al netto di ferie e festività.

E il costo totale? Sempre il Fatto calcola un giro d’affari da 112,5 sino a 225 milioni alla settimana, ovvero da un minimo di 5,85 sino a 11,7 miliardi l’anno. Da qui a fine anno il fatturato dei tamponi rapidi in due mesi e mezzo potrebbe quindi arrivare a valere tra 1,2 e 2,4 miliardi. E ancora: finora, dall’inizio della pandemia, solo nelle strutture pubbliche sono stati eseguiti oltre 95,4 milioni di tamponi, dei quali più di 61 milioni molecolari e più di 32 milioni di antigenici rapidi. Per un costo totale di 1,1 miliardi. Ecco quanto peserebbe sulle casse dello Stato l’operazione tamponi gratis ai lavoratori che non hanno voluto vaccinarsi finora. Con il dettaglio che si liquiderebbe anche con le tasse di chi invece si è immunizzato. È giusto?

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