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Il 9% del Pil italiano è dato dal lavoro degli stranieri, per un valore di 134 miliardi di euro

13 Ottobre 2021 - 23:24 Redazione
Quasi un terzo del valore aggiunto si concentra in Lombardia, dove la percentuale di Pil prodotto da cittadini stranieri è pari al 12%

Il Rapporto annuale 2021 sull’economia dell’immigrazione – prodotto dalla Fondazione Leone Moressa -, delinea un impatto decrescente della forza lavoro dei cittadini stranieri sui dati macroeconomici dell’Italia. Gli occupati che non hanno nazionalità italiana ma che operano nel nostro Paese, infatti, sono arrivati a produrre “ricchezza” per 134 miliardi di euro, incidendo del 9% sul Prodotto interno lordo. Una fetta comunque importante, nonostante la pandemia di Coronavirus abbia fatto passare il numero di occupati stranieri da 2,5 milioni, il 10,7% dei lavoratori totali, a 2,34 milioni, il 10,2%. Circa 160mila posti di lavoro, dunque, sono stati persi in un anno, di cui 60mila erano occupati da cittadini dell’Unione europea e 100mila da persone extracomunitarie.

La maggior parte degli individui stranieri che ha perso il lavoro è confluita nella platea degli inattivi che, nel 2020, conta 1,3 milioni di stranieri residenti in Italia. Nel 2019, invece, il valore della “ricchezza” prodotto dai cittadini non italiani era pari a 148 miliardi di euro: 14 miliardi sono stati persi in un anno. Il calcolo del «Pil dell’immigrazione», diviso su scala regionale, mostra come quasi il 30% de valore aggiunto prodotto dagli stranieri si concentra in Lombardia, territorio dove opera il 23% dei lavoratori senza cittadinanza che risiedono in Italia. La maggior parte degli occupati stranieri – ovvero il 45% – lavora nel settore terziario, producendo il 51% del «Pil dell’immigrazione» totale: 68,6 miliardi di euro. Segue la manifattura, che impiega il 25% degli stranieri e produce 28,5 miliardi.

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