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La farmacista: «I No vax in coda per i tamponi vogliono abbonamenti e sconti, hanno aggredito un’infermiera»

15 Ottobre 2021 - 05:50 Redazione
farmacia internazionale piazza barberini roma
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Decine di appuntamenti per i test. E c'è chi chiede di pagarli di meno. Oppure di acquistarli in pacchetti per risparmiare

Rossella Danise lavora alla Farmacia Internazionale di piazza Barberini. E oggi parla in un’intervista a Repubblica di cosa sta succedendo nel suo esercizio alla vigilia dell’introduzione del Green pass obbligatorio sul lavoro. Mostrando decine e decine di appuntamenti già fissati per il test del tampone. Sono quelli dei No vax che devono farli per andare a lavorare: «E tutti vorrebbero farli alle 8 del mattino, prima di andare al lavoro, sarà impossibile soddisfare tutte le richieste», dice. Il ritmo dei test è impressionante: «Generalmente ne facciamo 100 al giorno, ma nelle ultime 24 ore abbiamo raddoppiato. Il telefono squilla solo per quello, è un continuo, e sarà sempre peggio, dato che tutti prenotano per più tamponi, così da assicurarseli ogni due giorni. Ormai non è più un servizio al cittadino, ci trattano come bestie, si arrabbiano se spieghiamo che non è possibile farlo immediatamente. Ma si andassero a vaccinare… E ci chiedono pure gli abbonamenti».

Ovvero: «Vorrebbero fare i tamponi a 10 euro, e ci sono alcune farmacie che li fanno. Anche noi alla fine abbiamo dovuto cedere, ma di poco: abbiamo fatto il pacchetto 9+1. Nove a 15 euro, uno in omaggio. Incredibile pensare che ci sono lavoratori disposti a spendere così tanto, pur di non vaccinarsi». Per la farmacista «il problema vero è il personale. Abbiamo due infermiere, che si danno il cambio nel corso della giornata, ma il gazebo è uno. E anche per stampare i Green Pass ci vuole del tempo. Non siamo una fabbrica, così rischiamo disordini. Abbiamo paura dopo quello che è successo sabato durante la manifestazione contro il Green Pass». Il corteo è passato proprio davanti al suo esercizio. «E hanno tentato di aggredire la nostra infermiera. Ci siamo rinchiuse qui dentro mentre ci urlavano di tutto. Ci accusavano di essere “parte del sistema”, a noi, che siamo solo lavoratori. A piazza San Lorenzo in Lucina, poco distante da qui, hanno persino distrutto il gazebo. È gente disposta a tutto e sempre più pericolosa».

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