Divisi da tutto, uniti dalla lotta contro il Green pass: chi sono gli attivisti che sostengono i portuali di Trieste – Il video
La borsa di Che Guevara e il santino di Papa Wojtyła. I centri sociali, i pompieri e gli indipendentisti. I dread lunghi che si appoggiano sulle spalle e le teste rasate. È difficile trovare elementi comuni tra tutte le persone che sono arrivate al Molo 7 per sostenere il presidio dei portuali e manifestare contro il Green pass, diventato obbligatorio in queste ore per tutti i lavoratori. Durante la mattina le persone continuano ad arrivare. In pochi hanno affrontato l’alba triestina per essere al presidio alle 6 del mattino. In poche ore gli attivisti arrivano a migliaia: oltre 6 mila, secondo la prefettura. Un flusso che si ferma verso il primo pomeriggio, quando Stefano Puzzer, il portavoce del Coordinamento dei lavoratori del porto, convoca una conferenza stampa per dire che non lo sciopero non si fermerà fino a quando il Governo Draghi non toglierà l’obbligo di Green pass per lavorare.
La manifestazione è statica. Nessun corteo per le strade di Trieste, come temeva il Viminale che aveva già mobilitato 230 uomini e donne delle forze dell’ordine. Gli attivisti si siedono sui New Jersey che delimitano l’ingresso al porto, applaudono quando passa Puzzer e ogni tanto intonano cori. I bersagli sono Draghi, Speranza e i giornalisti. Curiosa la scena in cui davanti a Gianluigi Paragone viene intonato il coro «Giornalisti Venduti»: prima di dedicarsi alla politica, Paragone ha fatto il giornalista per decenni. Questo però è tutto quello che unisce i No Green pass. Per il resto hanno tutti età diverse: ci sono le famiglie con bambini, gli anziani preoccupati dai vaccini e anche gli studenti del neonato movimento studentesco contro il Green pass. Tra i politici c’è anche una delegazione di Alternativa C’è, la componente parlamentare nata dai Cinque Stelle che non hanno dato la fiducia al Mario Draghi.
Molti di loro sembrano ormai professionisti delle manifestazioni. Una squadra munita di maglietta dipinte a mano contro la certificazione verde arriva al cuore del presidio e in mezz’ora monta una cucina con tanto di bombola del gas e taglieri per sfamare i manifestanti. Il primo bar è a dieci minuti a piedi. Non mancano gli indipendentisti. Un portuale grida contro i giornalisti che suo nonno ha combattuto per l’Austria. Secondo i quotidiani locali, l’identità triestina è uno degli elementi che lega insieme Coordinamento dei lavoratori del porto, il sindacato dei portuali che ha organizzato tutto. Arrivano delegazioni da diversi parti di Italia. Trento, Verona, anche Sirmione. Ci sono i pompieri No Green pass arrivati con la divisa del loro corpo e anche i sanitari No Vax, questi con pettorina gialla. Non ci sono palchi o interventi programmati. La cosa più simile a uno stand è il banchetto allestito al volo da un manifestante con qualche zaino. Fa ritratti, con una precisione e una velocità notevole. Molto apprezzato quello di Draghi. Rigorosamente con le corna.
Leggi anche:
- Trieste, al presidio del porto migliaia di No Green Pass. Il leader della protesta: «Sciopero a oltranza» – I video
- Lo sciopero dei portuali di Trieste diventa presidio, ma in città si teme l’arrivo di 50 mila No Green Pass
- Trieste, il presidente del porto non si dimette: «Allo sciopero contro il Green pass ci sarà chi non sa nemmeno dove siano i moli»
- Green pass, il governo tira dritto. Il garante: «A Trieste sciopero illegittimo». La rabbia dei lavoratori: «Siamo in dittatura»
- «A rischio i regali di Natale, bloccheremo il Paese»: il fronte dei No Green pass minaccia la paralisi il 15 ottobre