Assalto alla Cgil, i leader di Forza Nuova in carcere per concorso nel delitto di devastazione: «Fiore poteva fermare l’attacco» – Le carte
I sei arrestati per gli scontri di sabato 9 ottobre a Roma, tra questi i due vertici di Forza Nuova Giuliano Castellino e Roberto Fiore, si trovano attualmente in carcere. A deciderlo è stato il Gip, Annalisa Marzano, attraverso un’ordinanza di custodia cautelare che Open è riuscita a visionare. Di fatto, tutti e sei i protagonisti della manifestazione sono accusati, in concorso tra loro e con altre persone, di aver commesso atti di devastazione della sede di Corso d’Italia della CGIL e di aver usato violenza nei confronti della Polizia di Stato. Tre di loro, Castellino, Fiore e Aronica sono altresì accusati di aver istigato i partecipanti a compiere atti di violenza e di devastazione. Le prove a sostegno delle accuse risultano raccolte all’interno di un DVD contenente 12 files video. L’ordinanza che riporta la ricostruzione dei fatti è stata possibile proprio grazie alle riprese delle telecamere di sorveglianza della sede nazionale della CGIL, delle riprese di Local Team, Sky e quelle riprese dal cellulare dal rappresentante del movimento IoApro, Biagio Passaro. All’interno dell’ordinanza viene citato anche il video diffuso da Quarta Repubblica con l’intervento di Giuliano Castellino.
Il concorso nel delitto di devastazione contestato
Attraverso i documenti che Open è riuscita a visionare, è possibile riscontrare un primo riscontro delle dichiarazioni difensive di Giuliano Castellino rilasciate il 14 ottobre: «La polizia era in testa alla manifestazione, abbiamo parlato più volte con i funzionari». All’interno dell’annotazione inerente alle analisi dei filmati, redatta negli uffici della Digos di Roma, le autorità confermano che durante la manifestazione, intorno alle ore 17:30, avevano permesso a numerosi manifestanti di dirigersi verso la sede nazionale della CGIL e che la richiesta era pervenuta loro dal leader di Forza Nuova, Giuliano Castellino. Secondo l’accusa, sulla base di quanto riscontrato dalle riprese del palco mobile di Piazza del Popolo, Giuliano Castellino avrebbe sobillato i manifestanti e incitato la folla ad «assediare» la sede del sindacato. Ecco le frasi riportate nell’ordinanza: «Oggi noi andiamo ad assediare la CGIL, oggi noi partiamo ora in corteo e andiamo a prenderci la CGIL».
Nella prima tesi difensiva illustrata pubblicamente dall’avvocato Carlo Taormina, i suoi assistiti sarebbero stati «sorpassati da altri no Green Pass del corteo che sono entrati a fare danni alla CGIL». Attraverso i filmati diffusi online non risulta che Giuliano Castellino sia entrato all’interno della sede del sindacato, mentre non siamo in grado di verificare eventuali coinvolgimenti in mancanza dalle riprese delle telecamere di sorveglianza. L’accusa, tuttavia, ritiene che vi sia un concorso negli atti di devastazione. In tal senso, l’ordinanza riporta quanto dichiarato nella sentenza n.11912 del 18/01/2019: «In tema di reato di devastazione, ai fini della sussistenza della responsabilità a titolo di concorso non è necessario che l’agente compia materialmente un atto di danneggiamento, purché partecipi consapevolmente ai disordini diffusi».
La capacità di orientare i manifestanti
L’ordinanza tratta anche la posizione dell’altro leader di Forza Nuova, Roberto Fiore. Quest’ultimo sarebbe rimasto ad osservare, a distanza di pochi metri, la carica e l’intrusione dei manifestanti all’interno della sede nazionale della CGIL. In sua difesa, Fiore afferma di non aver mai sostenuto gli atti di violenza tanto che avrebbe dialogato e collaborato con gli agenti della Digos, ricostruzione contestata nell’ordinanza. Secondo quanto riportato nel documento, le autorità confermano che Fiore non ha collaborato alla devastazione della sede della CGIL, ma in quanto organizzatore della manifestazione, dirigendo il corteo e interagendo con le autorità, avrebbe avuto l’autorità necessaria per far cessare l’assalto in qualunque momento. Autorità confermata dal fatto che lo stesso Fiore sarebbe entrato all’interno degli uffici del sindacato per invitare i manifestanti ad uscire, ottenendone rapidamente il risultato. Quanto basta per confermare le sue capacità persuasive nei devastatori.
Gli atti di violenza contestati
A sostegno dell’accusa di istigazione, nell’ordinanza viene citato un episodio che precede l’ingresso violento alla sede del sindacato. Nei pressi di piazzale del Brasile, alcune unità della Polizia avrebbero cercato di impedire ai manifestanti di raggiungere la sede della CGIL. Nonostante tutto, la folla sarebbe riuscita a rompere il cordone, con violenza, riuscendo a raggiungere le porte del sindacato. In testa a questo gruppo di manifestanti ci sarebbe stato proprio Giuliano Castellino, il quale avrebbe proferito le seguenti parole agli agenti di Polizia: «Portateci da Landini o lo andiamo a prendere noi…».
Nell’ordinanza si afferma che ci sarebbe stato un tentativo di mediazione tra la Polizia e i tre protagonisti alla testa del corteo, senza ottenere risultato. I manifestanti, armati di bastoni e cartelli stradali, sarebbero tornati alla carica con in testa Giuliano Castellino. Quest’ultimo avrebbe urlato le seguenti parole: «Lasciatece passà, dovemo entrà». Non sarebbe l’unico intervento violento registrato dalla Polizia e associato al leader romano di Forza Nuova. Nel corso della marcia, dei manifestanti avrebbero accerchiato un mezzo della Polizia di Stato tentandone l’ingresso una volta aperto lo sportello posto sul lato destro. Tra i protagonisti di questo episodio, come riportato dall’ordinanza, ci sarebbe anche Giuliano Castellino.
Gli scontri in via del Parlamento e Palazzo Chigi
Concluso l’assalto alla sede nazionale della CGIL, i leader di Forza Nuova sarebbero stati identificati dalle Forze dell’Ordine durante i disordini in via del Parlamento e Palazzo Chigi insieme ad altri gruppi di diversa provenienza. Durante gli scontri, le Forze dell’Ordine hanno fronteggiato gli attacchi dei manifestanti attraverso l’uso di idranti e lacrimogeni, senza però riuscire a evitare scontri fisici. Durante questi frangenti, secondo quanto riportato nell’ordinanza, sarebbe stata riscontrata la presenza dei leader di Forza Nuova.
La posizione di Biagio Passaro
Il rappresentante e fondatore del movimento IoApro non ha partecipato attivamente alla devastazione dei locali del sindacato, ma la sua diretta streaming ne confermava l’accesso. In sua difesa, Passaro sostiene di essersi dissociato dalle azioni violente dei manifestanti all’interno dell’edificio, riportando a suo favore le parole espresse e trasmesse durante la sua diretta dove invitava i presenti a non danneggiare gli ambienti. Secondo l’ordinanza, Passaro avrebbe condiviso le immagini sui social network al fine di diffondere ai simpatizzanti il risultato ottenuto. L’accusa più grave, mossa nei suoi confronti, riguarda il finale del video, dove avrebbe incitato i manifestanti rimasti all’esterno ad entrare e partecipare all’invasione degli uffici della CGIL.
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