Nunzia Schilirò delusa dai portuali di Trieste: «Non vanno criminalizzati, ma spieghino perché hanno cambiato idea. È un’epoca di censura» – L’audio
La vicequestore di Roma, Nunzia Schilirò, divenuta idolo dei No Green pass dopo un discorso pubblico tenutosi il 25 settembre nella Capitale che le è costato la sospensione dal lavoro, torna a parlare con un lungo audio pubblicato sul suo canale Telegram. Schilirò, infatti, ha sempre detto di essere contraria alla certificazione verde anti Covid: una presa di posizione che le ha causato la sospensione dal servizio e dallo stipendio. «Non me l’aspettavo», aveva detto, a caldo, a Open. Ora la vicequestore dice la sua su uno dei temi più caldi del momento: la protesta dei portuali a Trieste. «Non possiamo criminalizzare i poveri portuali. Hanno fatto un gesto meraviglioso, poi hanno raddrizzato il tiro. Io, però, al loro posto avrei fatto un comunicato in cui avrei detto “pensavamo di andare a oltranza ma abbiamo una famiglia da mantenere e non possiamo stare stipendio”. Insomma, avrei spiegato ma ognuno, poi, fa come vuole. Il mio appoggio a loro rimane immutato. Semplicemente vorrei conoscere le motivazioni che li hanno spinti a cambiare idea, a fare comunicati contraddittori», ha detto la vicequestore di Roma.
«Sapevo di essere sola, viviamo in un’epoca di censura»
E ancora: «I portuali avevano detto che non sarebbero andati al lavoro fino a quando il Green pass non sarebbe caduto. Ora dicono, invece, che andranno al lavoro […] Ognuno lotta come può, non dobbiamo aspettarci niente dagli altri». A questo punto si lancia in un parallelismo con quanto accaduto a lei, dopo quelle parole pronunciate in pubblico: «Io sono salita su quel palco con la consapevolezza che fossi sola, sapevo che avrei pagato, che sarei andata incontro a quelle conseguenze. Non ne potevo più di tacere, mi sarei ammalata, sono salita su quel palco per me stessa». Questo – prosegue Schilirò – «è uno dei momenti storici più gravi e preoccupanti di tutta la storia dell’umanità. Viviamo in un’epoca di censura. Viene censurato chiunque dica qualcosa che contrasta con la narrazione ufficiale».
Il discorso della vicequestore
Le contraddizioni
Schilirò, poi, parla di «narrazione unica, studi che scompaiono, cose che non vengono dette. Per questo chiedo un’informazione in cui ci sia il contraddittorio, più libera e giusta». La vicequestore, però, deve aver dimenticato, forse, che alla richiesta (datata 27 settembre) di Open di intervistarla, di garantirle insomma una replica e dunque rispettare il contraddittorio, ha prima confermato il colloquio, a condizione di leggere prima l’intervista (dimenticandosi, anche in questo caso, che l’articolo 21 della Costituzione recita «La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure»), salvo poi improvvisamente disdire scrivendo «Ho avuto un problema personale, non mi è proprio possibile». Nel podcast Schilirò dice di aver «fatto appelli internazionali», di essersi «rivolta a delle persone» (ma non dice a chi): «Sto chiedendo aiuto». Poi, tra una citazione di Gandhi, una di Sant’Agostino e un’altra di Umberto Eco, si lancia in frasi del tipo «La verità e l’amore hanno sempre trionfato», «Seguite la vostra strada, quella del bene», «Crediamo in noi stessi».
«Non mi arricchirò con il mio libro»
Schilirò si lamenta, tra l’altro, del numero impressionante di chiamate e messaggi che riceve ogni giorno: «Passo la vita a rispondere a messaggi e chiamate. Devo riprendermi la mia vita, altrimenti tra un po’ mi esaurisco. Scrivetemi solo se è una questione di vitale importanza, evitate complimenti o solite domande. Mi arrivano 5-6 mila messaggi al giorno in privato». E infine: «Chi non vuole seguirmi, si cancelli dai miei social. Io guadagno 1 euro da ogni copia del libro (“La ragazza con la rotella in più”, questo il titolo del suo libro, ndr). Non mi arricchirò con un libro che, tra l’altro, non si trova neppure nelle librerie», conclude.
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