Chi ha deciso lo sgombero del porto di Trieste? Lo scaricabarile di Lamorgese dopo gli attacchi di Salvini e Meloni
Chi ha deciso di sgomberare il porto di Trieste dai No Green pass a urne aperte? Il giorno dopo il blitz della polizia finisce sotto accusa. E, come spesso succede in questi casi, si fatica a trovare un responsabile. O meglio. Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno attaccato la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese per l’uso degli idranti e dei lacrimogeni durante lo sgombero. Che sarebbe stato deciso proprio a Roma, secondo i giornali. Ma il Viminale respinge le accuse. E, anzi, fa sapere di non aver avuto alcun ruolo nella decisione. Proprio mentre è attesa oggi in Parlamento per una relazione sugli scontri del 9 ottobre.
Chi controlla il Viminale
Un retroscena di Repubblica oggi racconta che lo sgombero del porto di Trieste dai No Green pass è stato deciso proprio a Roma. Dove poi hanno seguito dalla tv le cariche (negate dalla questura) e l’uso degli idranti contro i manifestanti. Così come i lacrimogeni sparati nel mucchio. La decisione arriva per le 7 di mattina, mentre i portuali e i manifestanti arrivati da tutta Italia si stanno radunando al varco 4. La ministra, secondo il quotidiano, decide lo sgombero in contatto telefonico con il prefetto di Trieste Valerio Valenti. La linea della fermezza arriva su 3.000 persone ma non tutti, all’interno del ministero, condividono questa impostazione. Per tre motivi: perché è giorno di elezioni, perché si tratta comunque di una manifestazione di lavoratori e perché chi è davanti al porto non pare intenzionato a effettuare azioni di disturbo. Nei ranghi operativi della polizia, secondo i sindacati, non si apprezza la decisione.
Ma alla fine lo sgombero va in scena. E la ricostruzione viene smentita da una nota del Viminale: «Non c’è stato alcun intervento diretto da parte della ministra durante le fasi delle operazioni di polizia, la decisione di sgomberare il parcheggio antistante al varco del porto è stata presa in sede di Comitato provinciale ordine e sicurezza pubblica tenutosi a Trieste nel fine settimana, al quale ha partecipato la ministra e di cui fanno parte il prefetto, il questore, il procuratore capo e altre istituzioni locali». Forse perché nel frattempo la polemica politica è cominciata a divampare. «Domani il ministro Lamorgese sarà in senato e io l’ascolterò e poi interverrò. Però mi spieghi perché lascia .tranquillamente assediare istituzioni a Roma gente che per legge non poteva essere a piede libero e ordini di usare idranti e lacrimogeni contro portuali e studenti a Trieste», ha detto ieri Salvini.
La polemica politica
«Lamorgese? Un pessimo ministro, si è visto anche a Trieste…», gli ha fatto eco Meloni. «Sconcertanti le immagini che arrivano da Trieste. Gli idranti non sono mai stati usati al Rave Party nel Viterbese e neppure durante le manifestazioni a Roma contro quei delinquenti che hanno assaltato e vandalizzato la sede della Cgil. Ma si è pensato invece di utilizzarli a Trieste contro lavoratori che stavano pacificamente manifestando. Un atteggiamento inqualificabile. Un metodo, quello del ministro Lamorgese, che non comprendo e dal quale prendo le distanze», ha aggiunto Tiziana Nisini, sottosegretaria del Carroccio al Welfare. Mentre la Questura della città in serata ha fatto sapere che l’operazione «ha avuto la durata di circa due ore e mezza, durante le quali gli operatori di Polizia e la locale Digos hanno messo in campo ogni possibile forma di mediazione con i manifestanti, dovendo alla fine procedere all’utilizzo di idranti e lacrimogeni per disperderli, secondo un uso graduale dei mezzi di dissuasione. Tra l’altro – precisa la questura – non è stata effettuata alcuna carica né è stato fatto uso dello sfollagente».
Trieste Capitale dei No Green pass
In serata le notizie di altri tafferugli hanno continuato a sovrapporsi con le dichiarazioni dei No Green Pass. «In questi giorni organizzeremo un corteo perché la protesta non si ferma e continueremo a monitorare la situazione – hanno fatto sapere dal coordinamento della protesta – Insieme fino al l’abrogazione di queste leggi discriminatorie e liberticide». Nel frattempo tutti si sono spostati al porto vecchio. E hanno spuntato per sabato un incontro con il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli. Con l’intervento intanto Trieste è diventata la Capitale della protesta contro il certificato verde. «Nel momento in cui incontreremo il governo – ha detto ieri Stefano Puzzer parlando ai presenti al megafono – chiederemo che venga tolto questo decreto che lede i principi e le libertà e la Costituzione e anche l’obbligo vaccinale. Finché non ci sarà l’incontro nessuna piazza si scioglierà e saremo qui ad aspettarlo».
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