Afghanistan, decapitata la pallavolista della nazionale Hakimi: punita dai talebani perché faceva sport
Che i talebani abbiano preso di mira le donne, nel Paese, mostratesi in pubblico senza hijab, è notizia nota. Altrettanto conosciuto è il ruolo che gli studenti coranici attribuiscono al genere femminile: vita domestica, possibilità di uscite solo se accompagnate da partenti stretti e nessuna velleità lavorativa. Se alla vicenda di Mahjabin Hakimi si aggiunge che la giovane era di etnia hazara, si completa la fotografia della violenza perpetuata sulla pallavolista: membro della Nazionale afghana di pallavolo, è stata decapitata dai nuovi padroni del Paese. La vicenda è stata raccontata dalla testata Independent Persian dopo diverse settimane dall’uccisione di Hakimi. Un suo allenatore, sotto falso nome, ha raccontato al giornale della decapitazione dell’atleta, mentre i parenti di lei hanno mantenuto il riserbo poiché i talebani avevano minacciato ritorsioni su tutto il nucleo famigliare. A livello locale, sono state diffuse fotografie del cadavere con la testa mozzata, da monito per tenere lontane dallo sport le donne del Paese. Non solo, la pallavolista aveva anche prestato servizio come militare, condizione inaccettabile per gli studenti coranici. Hakimi aveva cercato di fuggire dall’Afghanistan dopo la caduta di Kabul, ma senza successo: solo due pallavoliste della nazionale sono riuscite a scappare prima che i talebani entrassero nello scalo aereo.
Hakimi, uccisa nei primi giorni di ottobre, era una giocatrice di punta del club di Kabul. «Tutte le pallavoliste e il resto delle atlete afghane sono in una brutta situazione – ha raccontato l’allenatore all’Independent Persian -, disperate e spaventate. La maggior parte di loro è fuggita dalle proprie case e vive, nascondendosi, in luoghi sconosciuti anche ai parenti». La notizia della decapitazione di Hakimi ha raggiunto le cronache internazionali proprio mentre una delegazione di talebani è in visita a Mosca per il primo vertice ufficiale da quando hanno preso il controllo dell’Afghanistan. Hakimi giocava insieme a Safiya, altra pallavolista afghana, salvata a fine settembre da Mauro Berruto, ex ct della Nazionale italiana e oggi responsabile sport del Pd: l’allenatore era riuscito a farla arrivare in Italia con un viaggio complicatissimo. Anche Safiya è hazara, comunità sciita di origine cinese perseguitata dai talebani, che sono pashtun e sunniti.
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