Pubblica amministrazione e smart working, ecco le linee guida del lavoro agile
Il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta tira dritto. Sì allo smart working – nell’era post Covid – ma con regole precise e con paletti ben fissati. Linee guida che oggi, 22 ottobre alle 12, il ministro illustrerà in videocollegamento ai sindacati: l’obiettivo resta quello di «delineare la modalità di svolgimento della prestazione lavorativa agile avendo riguardo al diritto alla disconnessione, al diritto alla formazione specifica, al diritto alla protezione dei dati personali, al regime dei permessi e delle assenze», come scrive l’Adnkronos che ha visionato la bozza delle linee guida. Un documento che riguarda le pubbliche amministrazioni, che vuole garantire «condizioni di lavoro trasparenti, favorire la produttività e orientare ai risultati», conciliando poi «le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori con le esigenze organizzative delle pubbliche amministrazioni» consentendo, tra l’altro, il «miglioramento dei servizi pubblici e dell’equilibrio fra vita professionale e vita privata».
Il lavoratore in smart working dovrà essere fornito di «idonea dotazione tecnologica» e, per accedere alle applicazioni del proprio ente, potrà essere utilizzata «esclusivamente la connessione internet fornita dal datore di lavoro». In «nessun caso» può essere usata un’utenza personale o domestica del dipendente per le «ordinarie attività di servizio». «Se il dipendente ha un cellulare di servizio, è possibile inoltrare le chiamate dall’interno telefonico del proprio ufficio sul cellulare di lavoro», si legge ancora. L’amministrazione deve, infatti, prevedere apposite modalità «per consentire la raggiungibilità delle proprie applicazioni da remoto»: «Se le applicazioni dell’ente sono raggiungibili da remoto, ovvero sono in cloud, il dipendente può accedere tranquillamente da casa ai propri principali strumenti di lavoro». In alternativa, si può ricorrere all’attivazione di «una Vpn» (Virtual Private Network, ovvero una rete privata virtuale che garantisce privacy, anonimato e sicurezza).
L’adesione allo smart working «ha natura consensuale e volontaria ed è consentito a tutti i lavoratori, siano essi con rapporto di lavoro a tempo pieno o parziale, e indipendentemente dal fatto che siano stati assunti con contratto a tempo indeterminato o determinato». Sarà l’amministratore a individuare le attività che possono essere effettuate con il lavoro agile, «fermo restando che sono esclusi i lavori in turno e quelli che richiedono l’utilizzo costante di strumentazioni non remotizzabili». Dunque ci sarà ampia discrezionalità. L’amministrazione, infine, «avrà cura di facilitare l’accesso al lavoro agile ai lavoratori che si trovino in condizioni di particolare necessità».
Foto in copertina: ANSA/ETTORE FERRARI
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