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Golpe in Sudan, il premier arrestato spinge a protestare contro il colpo di Stato. I militari sparano sulla folla: 7 morti e oltre 140 feriti – Il video

25 Ottobre 2021 - 23:58 Redazione
I militari avrebbero sparato con vere munizioni contro i manifestanti che hanno tentato l'assalto al quartier generale dell'esercito, dopo l'appello del premier, agli arresti da alcune ore con l'inizio del colpo di Stato

Il bilancio è di almeno 7 morti e oltre 140 i feriti tra i manifestanti caricati dalle forze di sicurezza in Sudan davanti al quartiere generale dell’esercito, dopo che il primo ministro, Adballa Hamdok, ha lanciato un appello per manifestate contro il golpe in corso da parte di un gruppo militare guidato dal generale Abdel Fattah Burhan: «Usando tutti i mezzi pacifici possibili, per riprendersi la rivoluzione dei ladri». Come mostra un video diffuso da Al-Arabiya, i manifestanti hanno superato le barriere del perimetro attorno al quartier generale dell’esercito di Khartoum. La notizia della presenza di feriti tra i manifestanti che si sono ribellati al colpo di Stato è stata confermata dal ministero dell’Informazione, secondo cui i militari avrebbero usato vere munizioni contro la folla nel tentativo di respingere l’assalto. Il primo ministro Abdalla Hamdok, economista ed ex alto funzionario delle Nazioni Unite, è stato arrestato e portato in una località sconosciuta. In serata, Gran Bretagna, Irlanda, Norvegia, Stati Uniti, Estonia e Francia hanno chiesto una riunione d’urgenza a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza Onu per confrontarsi sulla situazione nel Paese. In parallelo, il dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha annunciato la sospensione di 700 milioni di dollari di aiuti al Sudan, quale conseguenza del colpo di Stato che ha deposto il presidente Abdalla Hamdok. Gli aiuti erano stati stanziati per sostenere la transizione democratica nel Paese.

All’alba un gruppo di militari non identificati ha arrestato il primo ministro del Sudan Abdallah Hamdock. Il media locale Al Hadath Tv riferisce che il premier è stato dichiarato agli arresti domiciliari, mentre la stessa sorte hanno subito i ministri dell’industria Ibrahim al-Sheikh e dell’informazione Hamza Baloul e a un consigliere di Hamdock (Faisal Mohammed Saleh). Ad aver preso il controllo del paese sarebbero militari fedeli al generale Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan. «L’accesso alle telecomunicazioni lo hanno limitato», fa sapere l’inviato di Jazeera da Khartum. «Quindi è molto difficile ottenere informazioni su cosa stia succedendo», conclude. Nel 2019 il presidente Omar Al-Bashir era stato cacciato da un’insurrezione armata. L’emittente Al Arabya racconta di persone ferite negli scontri tra i manifestanti e le forze di sicurezza «davanti al quartier generale dell’esercito sudanese».

«Resisteremo con ogni mezzo civile»

«Resisteremo con ogni mezzo civile. Qualsiasi colpo di Stato viene respinto». A parlare è la ministra degli Esteri sudanese Mariam al-Mahdi, leader del partito moderato “Umma” e figlia dell’ex premier sudanese Sadiq al-Madhi. Nel frattempo l’alto funzionario di Stato Abdallah Hamdok fa sapere tramite la tv Alarabya che «l’establishment militare non vuole rispettare i propri impegni per la cessione del potere» e che «ha approfittato della crisi per compiere il colpo di stato». L’assistente del premier ha poi aggiunto: «L’attacco è avvenuto nonostante l’accordo raggiunto tra il generale al – Buhran e il presidente Hamdok, alla presenza dell’emissario degli Usa». A parlare anche l’Onu che tramite l’inviato in Sudan, Volker Perthes, ha definito «inacettabili» gli arresti dei leader civili. Perthes si è detto molto preoccupato per le notizie arrivate riguardo il colpo di stato e ha chiesto alle forze armate «di lasciare immediatamente i detenuti».

Nelle ultime ore sono intervenuti anche gli Stati Uniti, dichiarando di essere «fortemente allarmati» per gli annunci degli arresti di leader civili. L’inviato americano per il Corno d’Africa Jeffrey Feltman ha twittato in proposito: «Questi annunci di presa di potere da parte dei militari vanno contro la dichiarazione costituzionale (che regola la transizione nel Paese) e le aspirazioni democratiche del popolo sudanese», ha scritto sul social. A parlare è anche la Lega Araba. L’organizzazione internazionale politica di stati del Nordafrica e della penisola araba ha espresso «profonda preoccupazione per gli sviluppi della situazione in Sudan», invitando «tutte le parti a rispettare la transizione e a limitarsi ai preparativi». Le parole della Lega internazionale sono arrivate tramite un tweet diffuso dall’emittente Al Arabya. Dall’Italia l’appello è per l’imprenditore veneziano Marco Zennaro, arrestato e tuttora bloccato in Sudan per problemi giudiziari. Il Comune di Venezia tramite l’assessore alla Coesione sociale Simone Venturini ha chiesto la liberazione di Zennaro: «Giungono preoccupanti notizie di un colpo di Stato in Sudan», ha scritto Venturini sui social, «Khartum in queste ore è una città ancora meno sicura di prima. Sono ore concitate: è urgente un impegno del governo a tutti i livelli per riportare a casa Marco. Non c’è tempo da perdere».

Il golpe di Khartum

Secondo Al Jazeera in arresto sono finiti anche il portavoce del consiglio sovrano del Sudan Mohammed al-Fiky Suliman. E il governatore della Capitale Khartoum Ayman Khalid. Soltanto ieri le forze di sicurezza del premier avevano disperso con i lacrimogeni una manifestazione di filomilitari che chiedeva lo scioglimento del governo di transizione in sella dopo la cacciata di Al-Bashir. I manifestanti avevano bloccato ponti e strade di accesso a Khartum. Secondo l’agenzia di stampa Reuters l’esercito e le forze paramilitari sudanesi stanno limitando i movimenti dei civili. Alcuni manifestanti con la bandiera nazionale hanno bruciato pneumatici in diverse città. Un gruppo pro-democrazia ha invitato i sudanesi a scendere in strada per resistere al golpe.

In Sudan da giorni andavano in scena proteste e scontri tra la fazione filomilitare e quella filogovernativa delle Forze per la libertà e il cambiamento (Ffc) attualmente al potere. I militari accusavano Hamdock di aver tradito le promesse con il popolo sudanese e ne chiedevano le dimissioni.

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