Verso il G20 a Roma, 2.000 uomini in piazza e pronto piano B. Manifestazioni ambientaliste a rischio infiltrati
L’articolo è stato corretto perché il sindacato Usb ha fatto sapere di aver solo aderito ma di non aver indetto il corteo di sabato
Dopo i fatti del 9 ottobre scorso, le mozioni per lo scioglimento di Forza nuova, i ballottaggi e le polemiche in particolare con Matteo Salvini e Giorgia Meloni la prima cosa certa parlando dei preparativi per il G20 a Roma nel prossimo fine settimana è che per l’ordine pubblico è una prova decisiva: incidenti, errori o sottovalutazioni sarebbero imputati direttamente al questore di Roma se non alla stessa ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.
Area presidiata da tiratori scelti
Proprio per questo, per il primo G20 di Mario Draghi e l’ultimo di Angela Merkel le riunioni si succedono da giorni e il tavolo tecnico di questa sera in questura è solo uno dei tanti appuntamenti che prepareranno l’ordine pubblico da qui all’inizio del vertice. Al momento si sa che attorno alla Nuvola di Fuksas, in zona Eur, che ospiterà il vertice, sarà creata un’area di massima sicurezza larga 10 chilometri attiva dal giovedì e operativa sabato 30 e domenica 31 ottobre. All’interno, in una zona più piccola saranno previsti varchi d’accesso presidiati per garantire l’ingresso solo delle autorità del vertice e agli addetti ai lavori accreditati.
Tutta la zona sarà presidiata da tiratori scelti, cinofili, artificieri con costanti bonifiche anche del sottosuolo. Per il momento il dispositivo prevede oltre 2.000 uomini e donne in divisa in campo tra polizia, carabinieri, finanza e polizia locale. Per liberare risorse, da giorni tutti i presidi fissi sono stati affidati all’Esercito che per quei giorni impiegherà complessivamente 500 uomini. C’è anche un piccolo piano B già in cantiere: 300 uomini tra reparto mobile polizia e battaglione mobile carabinieri saranno fermi nelle rispettive caserme, pronti ad intervenire se il clima si scaldasse troppo. Ferie e permessi sono stati sospesi per praticamente tutto il comparto di sicurezza di Roma.
Tre appuntamenti sotto osservazione
Al momento, spiegano gli esperti, il principale rischio non sembra rappresentato dalla saldature tra manifestazioni No Green pass, a Roma egemonizzate soprattutto da formazioni di destra, e movimenti antagonisti. «Le manifestazioni organizzate – spiegano fonti qualificate a Open – sono troppo caratterizzate per pensare che gruppi di estrema destra si facciano vedere». Gli appuntamenti sotto osservazione, al momento, sono tre, tutti rivolti a sinistra. Se le manifestazioni No Green pass egemonizzate dalla destra ci saranno, difficilmente sceglieranno di unirsi a queste. Gli appuntamenti già in calendario sono le iniziative dei Fridays for future, la galassia verde che si riconosce nelle proteste di Greta Thunberg, che organizzerà un corteo a cui aderiscono varie formazioni politiche e sindacali, e un presidio “statico” del Partito comunista di Marco Rizzo che contesta anche il governo Draghi. E i primi due preoccupano di più.
«La manifestazione ambientalista preoccupa soprattutto perché i gruppi che la indicono sono poco strutturati e quindi non capaci di garantirsi da infiltrati». Proprio per questo, spiegano gli analisti, tutti i loro appuntamenti, che iniziano da giovedì, saranno sotto osservazione. Sabato, sempre per il rischio infiltrati, preoccupa soprattutto il corteo indetto che dovrebbe attraversare la zona accanto a quella presidiata, Ostiense, non lontanissima dal quartiere Eur: «Qui – dice un’altra fonte – potrebbero arrivare anarchici e attivisti dell’estrema sinistra un po’ da tutta Italia, se non dall’estero. Decideranno all’ultimo con che proporzioni muoversi ma l’allerta c’è». Da giorni dunque, la questura tratta con gli organizzatori, per garantire un percorso tranquillo e senza incidenti.
Discorso diverso per i gruppi No Green pass che nel resto d’Italia vedono anche la presenza di gruppi di sinistra anche se l’egemonia è molto spesso a destra. I gruppi locali, di sabato in sabato, stanno aumentando la presenza in piazza: «Non ci risulta, almeno per il momento, che vogliano mollare la presa per spostarsi a Roma. La maggior parte di loro tornerà in piazza nelle città di appartenenza». Cosa faranno i romani, dopo i fatti della Cgil, è tutto un altro paio di maniche.
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