Eitan deve tornare in Italia: la sentenza del tribunale di Tel Aviv. I nonni pronti al ricorso: «Lotteremo in ogni modo possibile»
Eitan Biran deve rientrare in Italia. Lo ha stabilito la giudice del Tribunale della famiglia di Tel Aviv, secondo quanto si apprende da fonti legali. Il piccolo, sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone, dovrà tornare a vivere con la zia paterna, Aya Biran. Fino al primo novembre, però, Eitan non potrà lasciare Israele. Lo si apprende da fonti legali. Si tratta del tempo necessario per l’eventuale ricorso da parte del nonno materno Shmuel Peleg alla Corte Distrettuale di Tel Aviv. In mancanza di eventuali provvedimenti contrari, il bambino potrà far rientro in Italia. Il mese scorso, il nonno di Eitan – indagato in Italia per sequestro di persona – aveva portato il bambino in Israele. Shmuel Peleg, che era ancora in possesso del passaporto israeliano di Eitan, lo portò su un’auto a noleggio a Lugano, in Svizzera, dove lui e suo nipote si imbarcarono su un jet privato noleggiato per Tel Aviv. Subito dopo Aya Biran si rivolse al Tribunale della famiglia, in Israele, per ottenere il «rientro immediato» in Italia sulla base di quanto stabilito dalla Convenzione dell’Aja.
Lo scontro in tribunale però non sembra finire con questa prima sentenza, visto che la famiglia Peleg ha già annunciato voler presentare ricorso: «La famiglia è determinata a continuare la battaglia in ogni modo possibile nell’interesse di Eitan il suo benessere e il diritto a crescere in Israele come i suoi genitori si augurano – ha detto il portavoce della famiglia Peleg, Gadi Solomon – Questa sentenza riguarda solo l’allontanamento di Eitan dall’Italia, il suo arrivo in Israele e non il suo bene e il suo futuro».
I legali della zia Aya: «Non ci sono vincitori né vinti»
«Il Tribunale non ha accolto la tesi del nonno che Israele sia il luogo normale di vita del minore né la tesi che [Eitan] abbia due luoghi di abitazione», ha scritto la giudice Iris Ilutovich Segal nella sentenza. Il nonno di Eitan dovrà ora pagare le spese processuali, pari a 70 mila shekel, circa 18 mila euro. «Con l’arrivo in Israele il nonno – ha proseguito la giudice – ha allontanato il minore dal luogo normale di vita. Un allontanamento contrario al significato della Convenzione e che, così facendo, ha infranto i diritti di custodia della zia sul minore stesso». I legali di Aya, gli avvocati Shmuel Moran e Avi Himi, hanno così commentato la decisione del Tribunale: «Pur accogliendo con soddisfazione la sentenza della giudice Ilutovich, crediamo che in questo caso non ci siano né vincitori né vinti. C’è solo Eitan e tutto quello che chiediamo è che torni presto a casa sua, dai suoi amici a scuola, dalla sua famiglia, in particolare per la terapia di cui ha bisogno».
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