Ddl Zan alla resa dei conti: domani al Senato con rischio “tagliola” e voto segreto
Nessun rinvio e nessuna mediazione. Il ddl Zan arriverà domani in Senato alle 9.30 e lo farà con un modalità che Alessandro Zan ha definito come “tagliola”: è rimasta ancora valida la richiesta di Lega e Fratelli d’Italia di procedere al “non passaggio all’esame degli articoli”. In pratica se questa richiesta venisse accolta dal Senato, il testo del disegno di legge contro l’omotransfobia verrebbe votato come è arrivato dalla Camera. È una mossa che taglia qualsiasi spazio di mediazione e che rende praticamente impossibile l’approvazione. Solo ieri sera Zan aveva detto a Open: «Se il testo viene votato senza l’esame degli articoli sarà il De Profundis del ddl Zan». La decisione di procedere in questo modo è arrivata da una riunione con tutti i capigruppo del Senato, un incontro a cui non hanno partecipato solo il rappresentati di M5s e Leu. Un riunione che, come ha riportato l’agenzia stampa Ansa, era stata caratterizzata da urla e toni accesi.
Alessandro Zan, su mandato di Enrico Letta, aveva chiesto alla Lega di ritirare la mozione per votare subito il testo, così da avere tempo per trovare una mediazione e lavorare su una proposta condivisa. «Altrimenti contraddicono la volontà di dialogo, altrimenti stanno bluffando». Al termine dell’incontro dei capigruppo, il senatore di Italia Viva Giuseppe Luigi Cucca aveva dato un’altra lettura: «Siamo al bivio. Se passa la linea Letta, domani si rinvia e si fa un accordo con tutti. Se passa la linea Cirinnà, domani sulla legge Zan si corre si va sotto e si rischia che la legge muoia per sempre». La strada del rinvio all’inizio era stata accolta anche da Lega e Forza Italia, come confermato dal capogruppo leghista Massimiliano Romeo: «Abbiamo solo chiesto di verificare se ci sono gli estremi e le condizioni per poter continuare la trattativa. Se c’è, tra una settimana si vota, sennò niente».
Il presidente dei senatori di Italia Viva Davide Faraone è stato uno dei primi a commentare la decisione sul voto: «È da irresponsabili aver deciso di andare subito in aula senza trovare prima un accordo, occorreva fare un rinvio di una settimana per entrare nel merito del provvedimento cercando un’intesa, come aveva chiesto Italia Viva, cercando quelle modifiche auspicate anche da Letta. Senza questa intesa si rischia il naufragio in aula». Sullaa stessa linea anche il deputato di Iv Ivan Scalfarotto: «Provare a rinviare il voto di domani sul ddl Zan sarebbe stato il modo doveroso di mettere al riparo una legge indispensabile. Chi ha cercato il muro contro muro anche a costo di far naufragare la legge si assumerà una terribile responsabilità». Sempre dal partito fondato da Matteo Renzi arriva anche un’anticipazione sulle posizioni di Letta: «Il segretario del Pd Letta ha garantito a tutti che domani ci sono i voti. Speriamo bene».
Più netta la posizione di Monica Cirinnà, la firmataria delle legge sulle Unione civili del 2016. Raggiunta al telefono da Open ha dichiarato: «Domani sul voto della tagliola sapremo chi vuole la la legge e chi non la vuole. Se noi vinciamo e si comincia la discussione sulla legge, quelli che hanno votato per affossarla poi non potranno dire di volerla modificare. Il voto di domani sarà uno spartiacque. Possiamo vincere o perdere. In ogni caso è meglio uscire dal pantano».
La posizione di Pd, M5s, Leu e gruppo Misto
M5s, Leu e il gruppo Misto hanno spiegato perché non hanno partecipato all’incontro: «Il presupposto indispensabile per un serio dialogo è quello di ritirare la cosiddetta tagliola della richiesta del non passaggio agli articoli dal momento che determinerebbe l’affossamento del provvedimento stesso». La presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi, intervenendo alla Direzione del Pd in corso al Nazareno, aveva detto: «Oggi le forze che di fronte alle nostre aperture continuano a mantenere la tagliola, che farebbe morire il disegno di legge Zan, contraddicono la loro richiesta di dialogo. Ora siano coerenti con gli impegni e le promesse ed eliminino la tagliola che è l’elemento che priverebbe il paese di una legge che aspettiamo da più di 25 anni».
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