In Evidenza Legge di bilancioOpen ArmsTony Effe
ECONOMIA & LAVOROCgilElsa ForneroMaurizio LandiniPensioniSindacati

«Caro Landini…»: la lettera di Elsa Fornero al leader Cgil sulla riforma delle pensioni

27 Ottobre 2021 - 05:36 Redazione
elsa fornero
elsa fornero
L'ex ministra di Monti chiede al segretario del sindacato di prendere esempio da Lama. Ricordando che è con le scelte impopolari che si aiutano i giovani

«Gentile Maurizio Landini…»: comincia così la lettera aperta di Elsa Fornero al leader della Cgil sulla riforma delle pensioni. La professoressa Fornero è l’autrice della riforma approvata dal governo Monti che oggi i sindacati vogliono cambiare. Tanto da arrivare a minacciare lo sciopero generale contro il governo Draghi. E nella lettera aperta spiega che sulle pensioni il segretario deve prendere esempio da Luciano Lama. Perché è con le scelte impopolari che si aiutano i giovani. E quindi chiede al sindacato di dire addio a Quota 100 e di chiedere una profonda riforma dell’intero welfare. Per ridurre la disoccupazione e rendere sostenibile il sistema previdenziale.

Il Paese nel suo insieme ha trovato tutte queste decisioni convenienti nel breve periodo, senza riflettere sull’invecchiamento della popolazione; sulla mancata crescita e sul conseguente impoverimento complessivo, senza pensare al debito – anche pensionistico – crescente; senza separare il grano (trattamenti previdenziali sostenibili e compatibili con l’equità, com’è il caso della formula contributiva) dal loglio (scoraggiamento fiscale a proseguire il lavoro e illusione che i pensionamenti anticipati servano ad aumentare l’occupazione dei giovani).

Le riforme hanno cercato di contrastare questo circolo vizioso; sono state lente, imperfette (ma tutte le riforme lo sono), soggette a passi all’indietro e a una comunicazione che ha favorito il risentimento anziché la comprensione e la condivisione.

E quindi, conclude Fornero, il sindacato dovrebbe fare scelte coraggiose come quelle di Lama sulla scala mobile nel 1975:

Uscire da quota 100 con una qualche (sempre imperfetta) gradualità e rispettando l’equità che impone di trattare meglio almeno i più sfortunati è possibile. Richiedere un nuovo passo indietro sarebbe ancora una volta una miope scelta di declino.

Leggi anche:

Articoli di ECONOMIA & LAVORO più letti