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Cosa dicono gli studi, chi deve farla e perché non è un’anomalia: tutto quello che c’è da sapere sulla terza dose

29 Ottobre 2021 - 21:33 Juanne Pili
Un nuovo richiamo è nella norma quando si parla di vaccini antigenici. Tempistiche ed effetti sul Green pass: guida alla dose booster

Quando leggiamo di terza dose – suggerita per tutti a partire da gennaio – il messaggio che passa è quello di una sconfitta. Ma allora i vaccini non funzionano? Stiamo andando alla cieca? Niente di tutto questo. Come vedremo è una misura prevista e perfettamente nella norma quando parliamo di vaccini antigenici, ovvero quelli che prendono di mira precisamente gli antigeni che il virus usa per legarsi alle cellule bersaglio, che nel caso del nuovo Coronavirus abbiamo imparato essere le proteine Spike.

Terza dose e certificazione verde

Tutto questo avrà una ripercussione sui Green pass. Leggiamo cosa riporta la Faq del governo:

«Ho fatto la terza dose booster di vaccino, riceverò una Certificazione verde COVID-19? Sì, le nuove certificazioni per “terza dose” vengono emesse il giorno successivo alla vaccinazione e hanno validità per 12 mesi dalla data della somministrazione della dose aggiuntiva al ciclo completato (terza dose per ciclo a due dosi, seconda dose in caso di ciclo completato con dose singola)».

Ovviamente si parla di seconda dose per chi ha completato il ciclo con vaccino monodose o a seguito di una precedente guarigione Covid.

«Nel nostro Paese – continua il testo – il via alla vaccinazione con dose aggiuntiva è stato dato il 20 settembre 2021, quello per la dose booster (richiamo) il 27 settembre. La Piattaforma nazionale DGC ha cominciato a rilasciare le nuove Certificazioni di dose aggiuntiva e booster dai primi di ottobre 2021».

Chi deve farla subito e chi può aspettare

Come previsto già nella circolare ministeriale dell’8 ottobre, sono state fissate delle priorità. Riguarderà uno qualsiasi dei vaccini a mRNA approvati nel Paese. Prima di tutto la dose booster riguarderà gli over 80; personale e ospiti delle Rsa; gli operatori di tutte le strutture sanitarie; tutte le persone con particolari fragilità dovute a patologie concomitanti; infine, tutti gli over 60.

Al di là di quanto riportato dal documento del ministero, diversi esperti suggeriscono che il resto degli adulti e dei giovani adulti dovrebbero interessarsi alla terza dose da gennaio in poi, a seconda del periodo in cui hanno completato il ciclo vaccinale. In Lombardia Guido Bertolaso anticipa questa data a dicembre, e ricorda come monito l’esperienza inglese, dove la terza dose fatica a venire distribuita. Effettivamente una dose booster entro la fine dell’anno rientrerebbe nella norma.

Cosa ci dicono gli studi

La situazione è in divenire. Apprendiamo man mano che arrivano i dati, specialmente da quei Paesi come Israele, dove le seconde dosi sono state distribuite in tempi stretti (cicli di tre settimane) rispetto a Regno Unito (tre mesi) e Italia (sei settimane). Gli israeliani hanno fatto come un soldato che spara tutte le munizioni contro i primi nemici, rimanendo con poche cartucce contro i successivi, coi «rinforzi» della variante Delta. Restando in metafora, nei Paesi dove i cicli sono stati più ampi si è fatta maggiore economia di pallottole.

Gli studi più recenti confermano che a sei mesi la protezione resta alta contro le forme gravi, nonostante le varianti Covid. Il calo dell’immunità nel tempo è comunque un effetto che ci aspettavamo già, e il quesito su quando introdurre la terza dose si era già posto in precedenza. Oms e Stati Uniti hanno inizialmente preferito dare priorità alla distribuzione dei vaccini agli esitanti. Per non parlare dei Paesi che ancora faticano ad avere una copertura vaccinale adeguata (vedasi la situazione critica in diversi Paesi dell’Europa dell’Est).

Generalmente i vaccini antigenici richiedono almeno tre dosi in un anno

Vale la pena dopo tutti questi mesi e con l’inverno alle porte rischiare dei morti in più? Il principio di precauzione ci impone di non rischiare. Tanto più che questi vaccini si comportano proprio come previsto: generalmente i vaccini antigenici necessitano almeno tre dosi. Non è un flop dei vaccini anti-Covid, come si tende a pensare leggendo certi titoli.

Esempi di altri vaccini antigenici che necessitano almeno almeno tre dosi entro un anno:

  • Difterite;
  • Polio Salk;
  • Tetano;
  • Epatite B;
  • Pertosse;
  • Papilloma.

A sei mesi dalla seconda dose la protezione resta elevata

I vaccini anti-Covid sono stati distribuiti in tempi record, accorciando i tempi tra prima e seconda dose in fase sperimentale. Dovevamo avere risultati certi in poche settimane, quando le terapie intensive erano al collasso. Non potevamo permetterci di aspettare mesi e mesi. Nonostante questo parliamo di terza dose (non una quarta o una quinta), anche se a sei mesi dalla seconda la protezione contro ospedalizzazioni e morti resta elevata. 

Insomma, che dei vaccini di questo tipo richiedano almeno tre dosi è perfettamente nella norma. Così come è perfettamente normale che in Italia si cominci a pensare di aprire a tutti la terza somministrazione entro l’anno o a partire dal prossimo. Sempre per principio di precauzione, in attesa di nuovi studi che esplorino l’efficacia in tempi più ampi.

Foto di copertina: ANSA / IGOR PETYX | Baldo Renda, direttore terapia intensiva ospedale Cervello, riceve la terza dose di vaccino, Palermo, 08 ottobre 2021.

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