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Se i vaccinati possono contagiare perché gli danno il Green pass? Il meme che disinforma

29 Ottobre 2021 - 20:06 Juanne Pili
No, le persone immunizzate non sono contagiose come chi non si vaccina

Dopo quasi due anni di pandemia e infodemia si sono radicati diversi luoghi comuni e leggende sul nuovo Coronavirus e sui vaccini, che continuano a venire condivise su Facebook. È questo il caso di un post pubblicato nel luglio scorso, che continua a circolare, totalizzando oltre 49 mila condivisioni, contenente il seguente testo: «Se un vaccinato può contagiare ed essere contagiato perché gli viene dato un pass per muoversi e quindi contagiare?». A essere messo in discussione è ancora il Green pass.

Per chi ha fretta:

  • L’obiettivo del Green Pass è quello di ridurre le possibilità di contagio tra le persone che ne sono in possesso e che operano a stretto contatto.
  • In generale, un completamente vaccinato che risulti positivo al virus ha una carica virale più bassa di un non vaccinato ed è meno probabile il contagio.
  • Chi corre seri rischi di incorrere in forme gravi e contagiare è chi non si vaccina con entrambe le dosi.

Analisi

Proprio nel luglio scorso fecero il giro del mondo alcune affermazioni decontestualizzate del virologo americano Anthony Fauci. Lui voleva dire che in casi rari la carica virale dei vaccinati potrebbe rivelarsi – a causa della variante Delta – identica a quella dei non vaccinati. Tali dichiarazioni vennero invece generalizzate, dunque in molti si radicalizzò la convinzione che tutti i vaccinati fossero suscettibili di infettarsi e contagiare.

Uno dei post più condivisi sulla questione dei vaccinati contagiosi.

Contemporaneamente circolarono dei documenti interni dei CDC americani, come riportato dal Washington Post lo scorso luglio. Mostriamo un estratto dell’articolo del del WP:

La presentazione interna mostra che l’agenzia pensa che stia lottando per comunicare l’efficacia del vaccino a causa dell’aumento delle infezioni. Cita una combinazione di dati ottenuti di recente e non ancora pubblicati di indagini sull’epidemia e studi esterni che dimostrano che gli individui vaccinati infetti da delta possono essere in grado di trasmettere il virus con la stessa facilità di coloro che non sono vaccinati. Le persone vaccinate infette da delta hanno cariche virali misurabili simili a quelle che non sono vaccinate e infettate dalla variante.

Come spiegavamo in un precedente articolo, il WP fece ulteriori precisazioni, dove si poneva l’accento sulla rarità del fenomeno:

Sebbene sia raro, riteniamo che a livello individuale le persone vaccinate possano diffondere il virus, motivo per cui abbiamo aggiornato le nostre raccomandazioni […] Aspettare anche giorni per pubblicare i dati potrebbe comportare sofferenze inutili e come professionisti della sanità pubblica non possiamo accettarlo.

Quel che sappiamo per certo è che guardando l’epidemiologia generale della Covid-19, è evidente che i non vaccinati, anche quando asintomatici, sono quelli che possono contagiare con molta più probabilità. Se proprio dobbiamo prendere Fauci come punto di riferimento, lui stesso lo spiega chiaramente in più occasioni (per es. qui e qui). La letteratura scientifica parla chiaro. Mentre non si possono considerare prove incontrovertibili paper come quello apparso sull’European Journal of Epidemiology il 30 settembre 2021, in base al quale le vaccinazioni non sarebbero correlate ai casi; perché come spiegavamo in un precedente articolo è limitato e presenta diversi problemi.

Uno sguardo nella complessità

Nell’agosto scorso fece discutere uno studio – allora preprint – e finalmente pubblicato su Nature il 14 ottobre, dei ricercatori dell’Università di Oxford condotto assieme all’Ufficio nazionale di statistica del Regno Unito, allo scopo di verificare l’efficacia dei vaccini anti-Covid, anche rispetto alla variante Delta. Le conferme riguardo alla capacità dei vaccini di prevenire le forme gravi di Covid-19 non mancarono.

I dati sono stati raccolti mediante test RT-PCR. Parallelamente è stata misurata la presenza di anticorpi neutralizzanti tramite il test ELISA. Per maggiori informazioni potete leggere la nostra Guida ai test diagnostici. I vaccini oggetto della ricerca sono quelli di Pfizer, AstraZeneca e Moderna. È stato tenuto conto dei campioni relativi al periodo in cui era ancora dominante la variante Alfa nel Regno Unito (dal dicembre 2020 al maggio 2021) e di quelli raccolti durante l’emergere della variante Delta (dal maggio al primo agosto 2021):

  • Periodo variante Alfa – Oltre 2,5 milioni di visite a 384 mila pazienti;
  • Periodo variante Delta – 811 mila visite a 358 mila pazienti.

Stando alle interpretazioni dei ricercatori, la variante Delta sembra ridurre l’attenuazione della carica virale man mano che passa il tempo dalla seconda dose. Per esempio, entro due settimane dalla seconda dose la carica virale si riduce del 92% con Pfizer e del 69% con AstraZeneca. Dopo un mese la riduzione è rispettivamente del 90 e 67%. Dopo tre mesi Pfizer si attesta al 78% e AstraZeneca al 61%. Dopo quattro mesi i risultati tra i due vaccini sono piuttosto simili. I dati su Moderna erano limitati.

La priorità resta vaccinare di più

Da un lato i vaccinati corrono meno rischi di risultare positivi, dall’altro è stato visto che in alcuni casi la carica virale nei contagiati non differiva significativamente tra i vaccinati e non vaccinati oggetto dello studio di Oxford. I soggetti vaccinati a seguito di una precedente infezione mostravano una maggiore protezione. Nel complesso la vaccinazione ha ridotto le infezioni rispetto a prima dei piani vaccinali.

«Coloro che non sono vaccinati potrebbero non essere protetti da riduzioni sostanziali della trasmissione tra la popolazione immunizzata come si è visto in altre infezioni – continuano gli autori – rendendo l’immunità di gregge probabilmente irraggiungibile per le varianti emergenti e richiedendo sforzi per proteggersi».

«Mentre l’attuale conservazione della VE [efficacia dei vaccini] contro esiti gravi suggerisce che consentire la trasmissione del virus in corso e la presenza virale nasofaringea può avere conseguenze limitate [nei vaccinati], il successo di questa strategia si baserà in ultima analisi sulla vaccinazione universale (attualmente non disponibile per la maggior parte del mondo), sulla protezione uniforme indotta dai vaccini, inclusi negli individui più anziani, l’ottimizzazione delle strategie vaccinali per indurre livelli più elevati di immunità mucosale e sistemica e l’assenza di nuove varianti che potrebbero compromettere la VE contro l’infezione grave».

Conclusioni

Generalmente chi si vaccina, se contagiato, ha una carica virale piuttosto bassa, è anche meno probabile che il vaccinato si infetti. In rari casi un vaccinato potrebbe essere contagioso, e col tempo diminuisce la sua protezione contro le forme lievi della Covid-19, mentre è stato visto che la prevenzione dell’ospedalizzazione rimane forte. Chi non si vaccina, oltre a rischiare di più per via della presenza della variante Delta, concorre essendo contagioso a far circolare il virus, aumentando le probabilità che emergano nuove varianti Covid più pericolose.

Questo articolo contribuisce a un progetto di Facebook per combattere le notizie false e la disinformazione nelle sue piattaforme social. Leggi qui per maggiori informazioni sulla nostra partnership con Facebook.

Open.online is working with the CoronaVirusFacts/DatosCoronaVirus Alliance, a coalition of more than 100 fact-checkers who are fighting misinformation related to the COVID-19 pandemic. Learn more about the alliance here (in English).

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