Omicidio di Ercolano, il gip: «I due ragazzi non avevano scampo: raffica di colpi da vicino. La chiamata al 112 dopo quasi mezz’ora»
Nelle due ore di interrogatorio davanti al gip, Vincenzo Palumbo ha confermato di aver sparato più volte al buio contro l’auto in cui erano a bordo Tullio Pagliaro, 26 anni, e Giuseppe Fusella, 27 anni. Una raffica di colpi che non avrebbe lasciato scampo alle due vittime, secondo la gip Carla Sarno secondo la quale Palumbo voleva uccidere e anche con freddezza. Il camionista ha poi detto di aver visto l’auto, ma solo quando: «è partita a tutta velocità». Al che avrebbe sparato: «in un punto buio» convinto di aver sorpreso una coppia di ladri. Secondo l’avvocato dell’indagato, Fioravanti De Rosa, il camionista 53enne: «Non l’aveva neppure immaginata l’eventualità di colpire la vettura e, addirittura, chi c’era all’interno». Palumbo si sarebbe reso conto di aver colpito i ragazzi solo quanto la Fiat Panda si è schiantata contro un muretto dell’abitazione, dove sarebbe rimasta in moto per 5-10 minuti prima che si avvicinasse. Quando Palumbo si è avvicinato, ha sentito dei lamenti, ha spiegato l’avvocato, quindi i due ragazzi erano ancora vivi: «A questo punto – ha aggiunto De Rosa – si è allontanato e ha chiamato il 112».
L’ordinanza
I due ragazzi non potevano salvarsi dalla raffica di colpi che ha esploso Palumbo. Nell’ordinanza di custodia cautelare, il gip ha confermato che il camionista 53enne ha sparato 11 colpi con la sua Beretta calibro 40 dal balcone della sua villetta, quindi da un altezza di circa 2-3 metri rispetto al livello della strada, puntando l’arma dall’alto verso il basso mentre la Panda dei due ragazzi andava via. Secondo il gip i due ragazzi: «non potevano avere scampo», considerando anche la distanza dell’auto che: «era davvero ridotta» e poi per la raffica: «di colpi di arma da fuoco esplosa da Palumbo, soggetto avvezzo all’uso delle armi in quanto cacciatore e titolare di regolare porto d’armi».
Oltre alla Beretta, il camionista aveva in casa anche due fucili da caccia. I filmati della videosorveglianza fissano il duplice omicidio tra le 00.25 e le 00.28 di venerdì 26 ottobre. Palumbo ha chiamato i soccorsi ben 26 minuti dopo aver sparato. Proprio nel video acquisito dagli inquirenti, secondo il gip è evidente: «la freddezza del gesto, e soprattutto l’assoluta determinazione nel colpire» l’auto dei ragazzi. Un gesto scatenato: «senza dubbio» dal fatto che Palumbo: «infastidito dalla presenza della autovettura Fiat Panda nei pressi della sua abitazione – continua il gip – abbia disattivato l’allarme, e carico di rabbia per avere precedentemente subito un furto – vicenda accaduta lo scorso 4 settembre – abbia voluto colpire l’autovettura».
Palumbo nel primo interrogatorio aveva raccontato di essere stato svegliato dall’allarme. Una vicenda smentita dal gip, secondo cui l’antifurto non era scattato, visto che il camionista lo aveva disinserito subito dopo aver sparato. E nessuno dei vicini ha riferito di aver sentito alcun allarme. Anche i familiari di Tullio Pagliaro sono stati ascoltati a lungo dai carabinieri insieme al loro legale, Maurizio Capozzo. In ricordo di due giovani i tifosi del Portici hanno appeso uno striscione in via IV Novembre con scritto «Giustizia e solidarietà per due figli di questa città».
Leggi anche:
- Omicidio di Ercolano, i due ragazzi uccisi erano lì per sbaglio. Nel navigatore gli ultimi movimenti: «Si erano persi»
- Omicidio di Ercolano, la procura: «Palumbo voleva uccidere», indagato per duplice omicidio. Raffica di colpi mentre i ragazzi andavano via
- Ercolano, uccisi due ragazzi scambiati per ladri: a sparare il proprietario di una villetta