Meloni a Draghi: «Se il Green pass funziona, basta stato di emergenza». E si schiera contro il daspo a Puzzer – I video
Poco dopo le 17 del pomeriggio di oggi – 3 novembre -, Giorgia Meloni è entrata a Palazzo Chigi per incontrare Mario Draghi. La leader dell’opposizione e il presidente del Consiglio hanno discusso per circa un’ora di diversi temi di attualità, dalla legge di Bilancio alle misure per il contenimento dei contagi da Coronavirus. «Abbiamo portato al presidente del Consiglio alcune nostre rivendicazioni e proposte – ha dichiarato Meloni ai giornalisti che l’attendevano in piazza Colonna -, partendo dalle tasse. Fratelli d’Italia rivendica che 8 miliardi vadano interamente sul lavoro e sul taglio del cuneo contributivo da dividersi tra aziende e lavoratori possibilmente con priorità a giovani e donne». Meloni ha parlato con Draghi di reddito di cittadinanza, «ribadendo che i controlli vanno fatti prima» di dare il sostegno, e di contrasto alla pandemia. Sull’eventuale proroga dello stato di emergenza «il presidente ha detto di non aver ancora deciso e di voler vedere l’andamento della stagione più fredda, mi pareva che non avesse ancora determinazioni in questo senso. Ma se il governo dovesse decidere di prorogare lo stato di emergenza dovrebbe ammettere che il Green pass non era efficace. O il Green pass funziona e non c’è bisogno di prorogare lo stato di emergenza o il contrario e qualcuno nel governo forse deve rivedere la scelta sul Green pass».
«Daspo a Puzzer indegno, non siamo la Cina»
Nel colloquio con il premier, Meloni ha espresso la sua solidarietà nei confronti con i manifestanti che negli ultimi mesi hanno protestato contro la certificazione digitale anti Covid. «Sono rimasta molto colpita dal provvedimento di daspo nei confronti del sindacalista Stefano Puzzer di Trieste, così come per gli idranti lanciati contro manifestanti. Non sono reazioni degne di una democrazia. In questa nazione, sia se sei d’accordo o no col Green pass o altro, credo si debba ancora avere il diritto di manifestare il dissenso e difendiamo quel diritto perché non siamo la Corea o la Cina né i talebani o la Turchia. Noi siamo l’Italia. Ho portato questo problema al presidente perché credo che non aiuti nemmeno la credibilità del suo governo e dei suoi provvedimenti».
Video di Agenzia Vista/Alexander Jakhnagiev
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