M5s, la solidità dei contiani scricchiola al Senato: pareggio tra Licheri e Castellone per il posto da capogruppo
Tempo di elezioni interne al Movimento 5 stelle. Dopo le nomine della nuova presidenza Conte, si rinnovano le cariche dei capigruppo alla Camera e al Senato. E se l’ex premier è consapevole che a Montecitorio ha meno ascendente sul gruppo, a Palazzo Madama, la sera del 3 novembre, ha ricevuto uno smacco dai suoi senatori. Ettore Licheri, uno dei fedelissimi di Giuseppe Conte, non è stato eletto al primo scrutinio utile. Il favorito della vigilia ha ottenuto 36 voti, mentre alle prime due chiame – secondo lo statuto dei 5 stelle al Senato – è necessario avere la maggioranza assoluta, ovvero 38 voti su 74 senatori totali. Ma ciò che più preoccupa i contiani è che la sfidante di Licheri, la senatrice Maria Domenica Castellone, ha ottenuto gli stessi voti del capogruppo uscente, 36.
Il gruppo del Senato è esattamente diviso a metà. E una delle due metà sembrerebbe non sposare la visione che Conte sta cercando di imprimere al Movimento. Il secondo scrutinio potrebbe esserci già domani, 4 novembre. Ma il rischio è che si arrivi alla terza chiama per eleggere il capogruppo a Palazzo Madama: in quell’occasione, a uno dei due sfidanti basterà ottenere le preferenze della maggioranza dei votanti, non di tutti gli appartenenti al gruppo al Senato.
A comporre a squadra del capogruppo uscente Licheri ci sono Agostino Santillo – come vicepresidente vicario -, Gabriella Di Girolamo, Maurizio Santangelo, Gabriele Lanzi, Elisa Pirro, candidata tesoriere del gruppo al Senato. Nel team di Castellone, invece, figurano Vincenzo Garruti – come vicepresidente vicario -, Lalla Mantovani, Felicia Gaudiano, Fabrizio Trentacoste, Agnese Gallicchio, candidata tesoriere del gruppo. L’elezione del capogruppo al Senato è il primo vero stress test della presidenza Conte che, in concomitanza con l’elezione del successore di Sergio Mattarella, dovrà gestire la partita per il rinnovo della carica di capogruppo alla Camera.
Qui l’uscente Davide Crippa, più vicino a Beppe Grillo che all’ex premier, è favorito per la riconferma. Un ruolo cruciale quello dei capigruppo, dai quali passano buona parte della trattative proprio per le votazioni del presidente della Repubblica. Intanto, il consenso raccolto da Castellone a Palazzo Madama è il sintomo di una frammentazione interna che indebolisce il peso dello stesso Conte nelle negoziazioni per il Quirinale. L’ex premier è al centro di diverse polemiche interne al Movimento, l’ultima delle quali riguarda la decisione di mandare in tv soltanto i cinque vicepresidenti pentastellati, Paola Taverna, Mario Turco, Riccardo Ricciardi, Michele Gubitosa e Alessandra Todde.
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