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Reddito di cittadinanza, a Napoli lo intascavano camorristi, parenti e rapinatori: 2.441 casi scoperti – Il video

03 Novembre 2021 - 07:08 Giovanni Ruggiero
Dopo i casi in Puglia, anche in Campania emergono decine di criminali legati ai clan che riuscivano a ricevere il sussidio, pur stando ai domiciliari, sfruttando mogli e nipoti

Dal criminale comune alla moglie del boss, passando per lavoratori in nero e parcheggiatori abusivi. A Napoli erano 2.441 quelli che ricevevano il Reddito di cittadinanza senza averne diritto, per un danno allo stato di oltre 5 milioni di euro. Dopo i ripetuti casi in Puglia, l’ultimo blitz dei Carabinieri conferma quanto la criminalità organizzata sia riuscita a mettere le mani sul sussidio destinato a disoccupati in cerca di lavoro e famiglie in difficoltà economica. A Napoli sono 716 le persone denunciate, di questi 422 avevano precedenti penali, 64 per associazione mafiosa. Non mancano infatti i camorristi che intascavano il Reddito, come la moglie del boss Fausto Frizziero, 43 anni, che per lui riceveva il sussidio nonostante il marito stesse scontando ai domiciliari una condanna per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione e spaccio di droga.

Diversi i familiari di camorristi, oltre che criminali appartenenti ad alcune tra le famiglie malavitose napoletane. Tra loro cinque persone legate agli Amato-Pagano, i cosiddetti scissionisti di Secondigliano, altri appartenenti al clan Cifrone e alla famiglia malavitosa dei Bolzano. C’erano poi dieci affiliati al clan Grimaldi-Vanella Grassi. I sussidi irregolari arrivavano anche ai camorristi in provincia legati ai clan Nuvoletta, Orlando, Polverino e De Rosa-Pianese. Tra questi c’erano la moglie di un affiliato al clan Polverino, la moglie di un nipote del capo clan. E poi la madre di un affiliato agli Amato Pagano, oltre al fratello di un esponente dei Nuvoletta. Il figlio di uno dei personaggi di vertice di questo clan era riuscito a intascare finora circa 6.500 euro, mentre la nipote di un altro ras del clan Orlando, che si trova in carcere, ha ricevuto oltre 19 mila euro.

Dai lavoratori in nero ai rapinatori

Tra i casi scoperti dai carabinieri, con l’Ispettorato del Lavoro e l’inps, c’erano anche criminali comuni, di cui 75 imparentati con diverse famiglie criminali. Sono emersi casi che vanno dal venditore ambulante di calzini, al rapinatore. E poi truffatori di anziani e spacciatori, oltre che contrabbandieri di sigarette e soggetti che lavoravano in nero come carrozzieri, commessi o baristi. Tra questi c’era anche un finto spazzino che al mattino presto, armato di scopa, rapinava le sue vittime mentre andavano al lavoro.

Il finto bulgaro

L’operazione dei carabinieri ha portato anche a un arresto per un 46enne. L’uomo aveva presentato all’ufficio postale di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, una carta di identità bulgara, evidentemente falsa, pur di ottenere il Reddito di cittadinanza. Per mettere in piedi la truffa, l’uomo aveva anche simulato l’accento straniero allo sportello. Peccato però che fosse già noto alle forze dell’ordine, che gli hanno notificato un ordine di arresto anziché il sussidio. Altro caso ha riguardato un uomo di 41 anni di Cardito, nel Napoletano, che dal 7 aprile 2020 aveva ricevuto il sussidio nonostante fosse agli arresti domiciliari. Oltre alla revoca del Reddito di cittadinanza, per lui è arrivata anche una denuncia per truffa aggravata.

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