I No Green pass di Milano rialzano il tiro, sabato corteo a rischio caos: lo scontro sul percorso e i punti sensibili
Il livello della tensione in vista dell’ennesimo corteo di sabato dei No Green pass a Milano rischia di tornare sopra i livelli di guardia. Con la diciassettesima settimana di proteste, all’esasperazione dei commercianti milanesi che lamentano danni agli incassi per decine di milioni di euro si aggiunge il nervosismo della Questura dopo l’ultima mossa degli organizzatori del corteo. In un’email, due esponenti del Comitato No Green pass di Milano hanno annunciato che pretendono di far sfilare il corteo davanti ad alcuni tra i punti più sensibili della città. Solita partenza da piazza Duomo, per poi via via passare davanti alla sede di Confindustria lombarda, poi all’Università Statale. Il percorso porterebbe gli irriducibili contro il certificato verde in corso di Porta Vittoria, dove c’è la Camera del lavoro della Cgil, in viale Majno, davanti alla sede di Libero. E quindi passando per l’arteria commerciale di corso Buenos Aires, i manifestanti vorrebbero arrivare in Stazione Centrale, per poi chiudere davanti alla vicina Regione Lombardia.
Un percorso che sembra fatto apposta per farsi dire di No, dopo che nelle chat Telegram dei No Green pass è scoppiata la polemica con chi dalla scorsa settimana ha accettato un compromesso con la polizia per concordare il percorso del corteo. Una mossa che da un lato punterebbe a ricompattare la variegata umanità che compone il Comitato, ma dall’altro che evidentemente spera di scaricare sui responsabili della sicurezza ogni responsabilità del possibile caos che si scatenerebbe sabato. Non ne fanno neanche tanto segreto gli organizzatori del corteo, che all’AdnKronos hanno chiaramente detto che senza un accordo sul percorso: «la colpa ricadrà interamente sugli specialisti della forza ondulatoria, che dimostreranno ancora una volta che quelle sul mancato preavviso erano solo scuse e che, chiusa la parentesi dello scorso sabato, l’intento è sempre stato quello di negarci il diritto a manifestare». Alle provocazioni, il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza per ora risponde con il dialogo ancor aperto, alla ricerca di un altro compromesso che però sul percorso non potrà ammettere particolari eccezioni.
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