Omicidio Nada Cella, dopo 25 anni arriva la svolta. La Procura torna sulla prima sospettata
Era il 1996. Nada Cella, segretaria di 24 anni, venne trovata senza vita a Chiavari, vicino a Genova, nello studio del commercialista Marco Soracco. Oggi, 25 anni dopo, Annalucia Cecere, ex maestra elementare di Cuneo, è indagata per omicidio volontario di Nada Cella, dopo l’archiviazione del 1998. Oltre alla donna, un avviso di garanzia è arrivato anche a Marco Soracco, all’epoca datore di lavoro della vittima, per false dichiarazioni rese al Pm, nonché alla madre del commercialista, Marisa Bacchioni, anche lei accusata di falsa testimonianza. Soracco ritrovò quel giorno Nada colpita alla testa da un oggetto contundente, «scagliato con una furia tale che autorizza a pensare al gesto d’impeto di un folle» si leggeva nell’autopsia, ma mai ritrovato. La svolta sul caso è arrivata nel 2017, grazie alla criminologa di Bari, Antonella Pesce Delfino, che ha ritrovato tracce di Dna maschile e femminile sulla camicetta di Cella.
La vecchia indagine su Annalucia Cecere
Annalucia Cecere, che oggi ha più di 50 anni, era finita nel registro degli indagati pochi giorni dopo il delitto. All’epoca, un mendicante e un anonimo avevano fatto il suo nome, sostenendo di aver visto una donna molto somigliante a Cecere uscire dal palazzo dove era presente lo studio del commercialista subito dopo l’omicidio della 24enne. Tuttavia, all’epoca queste due testimonianze vennero ritenute irrilevanti dalla Procura. A casa dell’ex maestra di Cuneo gli inquirenti avevano ritrovato alcuni bottoni militari sfilati da una giacca da uomo. Un pezzo dello stesso tipo di bottone era stato ritrovato sulla scena del delitto. La comparazione tra gli oggetti però venne effettuata attraverso alcune foto. La posizione della donna fu archiviata. Secondo le ricostruzioni, Cecere aveva conosciuto Soracco in una sala da ballo e per lei l’uomo era diventato un’ossessione. Delle indagini degli inquirenti Cecere si era invaghita dell’uomo e voleva una relazione con lui anche per migliorare la propria condizione sociale.
Nada Cella, agli occhi di Cecere, rappresentava dunque un ostacolo ai suoi obiettivi. Un blocco che le impediva di stare vicina all’uomo. Cecere, oggi 53enne, dopo l’omicidio si è trasferita da Chiavari alla provincia di Cuneo, dove ha insegnato in diverse scuole. La donna ha sempre negato un suo coinvolgimento: «Non ho niente a che fare con l’omicidio di Nada Cella». Dopo 25 anni il caso è stato nuovamente riaperto e riprendono le indagini. Verranno impiegate nuove tecniche di indagine per la comparazione dei reperti. L’incarico è stato affidato a Emiliano Giardina, il genetista forense che si occupò, tra gli altri, dell’omicidio di Yara Gambirasio. L’obiettivo della criminologa Antonella Pesce Delfino è quello di «ottenere giustizia per Nada grazie alla competenza e alla cura nelle indagini che le sono state negate per tanto, troppo tempo». Silvana Smaniotto, madre di Nada Cella, ha affidato il suo commento all’avvocata Sabrina Franzone: «Ho fiducia nella giustizia. Speriamo che finalmente la verità venga a galla».
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