A Bologna i movimenti No Green pass e No Vax litigano tra di loro e poi vanno in piazza tutti assieme
Chi guida le proteste No Vax e No Green Pass a Bologna? Non è ben chiaro. Seppur uniti dallo stesso proposito, a contendersi le levate di scudi contro l’obbligo della certificazione verde, contro le vaccinazioni anti-Covid, contro il «governo liberticida» ci sono due principali gruppi. Che ormai da tempo battibeccano e non se le mandano a dire sui social, rivendicando la guida delle proteste. Da un lato il movimento “Una Bologna che cambia”, guidato dall’imprenditore Giorgio Gorza. A cui fanno riferimento anche alcuni esponenti candidati alle scorse elezioni comunali nelle fila della Lega (Athena Marchesi e Cristi no De Martino) e Fratelli d’Italia (Giorgia Campana). Dall’altro lato c’è il movimento più vicino a Italexit di Gianluigi Paragone, “Emilia Romagna costituzionale”, guidato da Francesco Tabaroni.
E tra le due parti, sempre sui social, si fa “a gara” tra chi chiama prima a raccolta i manifestanti, tra accuse reciproche di voler sfasciare i rispettivi movimenti. Tabaroni di “Emilia Romagna costituzionale“, come riportato da Repubblica, contesta all’altro movimento di esser «vicino al Movimento nazionale che si colloca all’estrema destra, nato da una costola di Forza Nuova». Accusando i coordinatori di “Una Bologna che cambia di aver «rifiutato qualsiasi contatto chiarificatore con chi la piazza l’ha portata avanti in queste 17 settimane. Un approccio che ci ricorda da vicino le modalità di infiltrazione a Roma», che hanno portato al violento assalto della sede nazionale della Cgil.
Ma i membri di “Una Bologna che cambia” non ci stanno. E ribattono: «La vostra voglia di primeggiare è stata più forte di quella di collaborare». Fatto sta che al di là delle polemiche sui social poi in piazza scendono entrambi in modo indistinto. Riuniti sotto il segno della lotta contro il Green Pass e contro i vaccini. Uniti anche negli slogan e negli attacchi al presidente Draghi, al Capo dello Stato Mattarella, contro i giornalisti e contro la presunta «dittatura sanitaria», al grido di «libertà libertà».
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