Il Nordest a rischio zona gialla a Natale e il piano del governo per fermare la quarta ondata
Sono l’estensione del Green pass obbligatorio fino all’estate, la riapertura degli hub vaccinali e il completamento dei cicli i tre pilastri su cui poggia il piano del governo Draghi per fronteggiare la quarta ondata dell’epidemia di Coronavirus. Che si preannuncia con un picco di contagi a Natale, i cui segnali sono già visibili con l’aumento dei positivi nelle regioni e nelle città. Con particolare attenzione a tre regioni del Nordest: Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige. E che vedrà l’immunizzazione degli under 12 in primo piano per lasciare aperte le scuole. Mentre sulla proroga dello stato d’emergenza è ancora scontro all’interno della maggioranza. E Mario Draghi frena Roberto Speranza.
Il Green pass fino all’estate
Il governo Draghi vuole estendere il Green pass obbligatorio sul lavoro almeno fino a fine giugno. Ma anche oltre, visto che all’interno dell’esecutivo sono convinti che la Certificazione Verde Covid-19 abbia avuto un ruolo importante nel fermare il contagio e nel permettere le riaperture in sicurezza. Per questo intende prolungare l’obbligo di certificato anche nella vita sociale. Ma per farlo dovrà garantire l’efficacia dei controlli. Che finora non sono stati esattamente a tappeto. Scrive oggi Repubblica che dal 15 ottobre, data dell’entrata in vigore dell’obbligo, sono state elevate appena 668 sanzioni ai cittadini e 234 ai titolari di esercizi commerciali o altre attività. A fronte di un milione e mezzo di controlli dichiarati dal Viminale. D’altro canto è il meccanismo stesso immaginato per i controlli che mostra qualche lentezza.
Attualmente chi viene beccato sul luogo di lavoro senza Green pass viene segnalato al prefetto dal datore di lavoro, dall’ispettorato della Asl o da un singolo cittadino. A quel punto ci sono tre mesi di tempo per notificare multe e sanzioni. I controlli “a campione” in bar e ristoranti finora non hanno portato a casa grandi risultati, mentre si moltiplicano le testimonianze sugli esercizi commerciali che violano le regole e non chiedono nulla agli avventori. La riapertura degli hub vaccinali servirà invece a concludere il ciclo dell’immunizzazione anche con la terza dose, che molto probabilmente verrà somministrata a tutti dopo l’esaurimento delle categorie di anziani e fragili. Intanto ieri il coordinatore del Cts Franco Locatelli ha caldeggiato l’immunizzazione per gli under 12, chiudendo alle ipotesi di lockdown per i non vaccinati.
Nordest, la ripresa dell’epidemia
Intanto preoccupa l’andamento dell’epidemia in quella che è stata definita come la quarta ondata. E che per ora procede a singhiozzo, rendendo difficile l’individuazione del plateau. Oggi il professor Giovanni Sebastiani, matematico del Cnr, spiega a Il Messaggero che ci sono aree in cui il virus accelera e aree in cui sembra ancora tutto fermo. Negli ultimi giorni l’aumento dell’incidenza oltre il 30% si è verificato in Friuli-Venezia Giulia (+42%), Province autonome di Trento (35%) e Bolzano (36%), Marche e Veneto (30%). Anche la Sardegna ha visto aumentare l’incidenza del 70% ma i suoi numeri sono ancora molto bassi. Nel Lazio l’incidenza totale è cresciuta solo del 10%, ma con grandi differenze tra province come Frosinone e Rieti. «Tutte le regioni con la crescita più sostenuta sono nella parte orientale dell’Italia. L’alta incidenza del Nordest mi preoccupa», conclude Sebastiani.
Dieci province hanno contagi in crescita: Trieste, Bolzano, Rieti, Catania, Padova, Siena, Gorizia, Siracusa, Forlì-Cesena e La Spezia. Tra queste spiccano le città in cui si sono svolte le manifestazioni dei No Green pass e dei No vax. Ma anche le aree della Sicilia, dove qualcuno ipotizza un lockdown selettivo dove i positivi aumentano e i tassi vaccinali invece no. Intanto l’esecutivo, scrive ancora Repubblica, pensa anche alle indennità per i sanitari del pronto soccorso. Dal primo gennaio 2022 verranno stanziati 90 milioni di euro come incentivo per fermare l’emorragia dai pronto soccorso. I tecnici di Speranza hanno preparato un articolo da inserire nella manovra per riconoscere «le particolari condizioni di lavoro» di questo personale «dipendente delle aziende e degli enti del servizio sanitario nazionale».
Regioni a rischio cambio di colore
Il ministro ha anche ribadito nei giorni scorsi la validità del sistema di colori che permette di ricorrere alle zone rosse locali in caso di focolai. Al momento, scrive oggi il Corriere della Sera, l’Italia rimane bianca ma non è escluso che nel giro di qualche settimana alcune regioni — Friuli-Venezia Giulia in testa e poi Marche, Calabria e provincia di Bolzano — possano diventare gialle. Il quotidiano ricorda anche che nei giorni scorsi il commissario Francesco Paolo Figliuolo ha sottolineato «visto quanto sta avvenendo in altri Paesi europei con la “pandemia dei non vaccinati”», la necessità di «incrementare il ritmo di somministrazione delle terze dosi, nonché di proseguire con il completamento dei cicli vaccinali primari». Per questo ai governatori è già stato chiesto di riaprire gli hub che erano stati chiusi e a coinvolgere i medici di base.
Infine lo stato d’emergenza va verso la proroga fino al 31 marzo. Anche se secondo Draghi oltre gennaio si andrà solo in caso di estrema necessità. E non è escluso che alla fine si faccia un dietrofront, anche per accontentare Lega e Fratelli d’Italia. In questo caso si andrà verso una modifica delle leggi che permettono alla Protezione Civile di agire soltanto con lo stato d’emergenza. La Stampa racconta oggi che una delle ipotesi mediane – già valutata dal sottosegretario Roberto Garofoli la scorsa primavera – è quella di introdurre norme ad hoc che salvaguardino la struttura emergenziale.
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