Bibbiano, al via il processo: 55 mila pagine di atti per un incubo «falsificato»
Parlateci di Bibbiano. Era questo il motto non solo dei leghisti, ma anche di un Movimento 5 Stelle il cui leader di allora, Luigi Di Maio, chiamava gli avversari del Pd come il “partito di Bibbiano”. E con cui mai, assicurava, si sarebbe alleato. Era il 2019 ed erano i tempi del governo gialloverde e di un’inchiesta delicatissima e strumentalizzata in maniera estrema dalla politica: quella sul sistema degli affidati pilotati, Angeli e demoni, in una delle regioni più ricche e di sinistra d’Italia, l’Emilia Romagna. Una inchiesta che oggi ha prodotto 55 mila pagine di atti. Cronache di un incubo, del peggiore incubo, tra ladri di bambini, elettrochoc per estorcere ricordi, orrori. Ora i 17 faldoni dell’inchiesta confluiranno nella prima sentenza, giovedì 11 novembre 2021. Il giudice dell’udienza preliminare Dario De Luca deve pronunciarsi sul caso dello psichiatria Claudio Foti, titolare dello studio Hansel&Gretel, accusato di frode processuale e di lesioni gravissime per i suoi metodi psicanalitici.
Il processo
A ricostruire oggi la situazione è la Provincia Pavese. Foti, secondo l’accusa «alterava lo stato psicologico della minore X, sottoponendola a sedute serrate, attraverso modalità suggestive e suggerenti, con la voluta formulazione di domande sul tema dell’abuso sessuale e ingenerando in tal modo in capo alla minore il convincimento di essere stata sessualmente abusata dal padre…». In ballo anche 22 richieste di rinvio a giudizio avanzate dalla procura per tutti gli altri indagati che hanno optato per il rito abbreviato al contrario di Foti e di un’assistente sociale con un ruolo marginale. Nel frattempo tutte le vittime dei presunti abusi sessuali a Bibbiano e dintorni, tutti i minori allontanati dai genitori dal servizio sociale della Val d’Enza, fra le province di Parma e Reggio Emilia, sono ora tornati a casa. Dieci sentenze del tribunale dei minori su dieci lo hanno sancito.
L’inchiesta
La Stampa ricostruisce quello che è successo in questi anni. A livello di numeri, le segnalazioni ai servizi sociali erano simili a quelle del resto d’Italia. Però in zona i numeri dei sospetti abusi sessuali erano altissimi. Lo racconta la progressione: 18 minori in struttura nel 2015, 33 e 104 in affidamento, 40 in struttura e 110 in affidamento l’anno dopo ancora. Nel primo semestre del 2018 il dato raddoppia ancora. Intanto gli episodi poi protagonisti dell’inchiesta Angeli e demoni. Con gli indagati che «omettevano di riferire circostanze positive». «Falsificavano la relazione». «Denigravano i genitori del minore». Che inventavano atti di sadismo inventanti e manomettevano i disegni dei bambini. Adulti che aggiungevano simboli fallici. Un papà e il suo bacio descritto come «troppo affettuoso al punto da lasciare il segno rosso». Natali poveri con la famiglia naturale e ricchi con quella affidataria messi in parallelo. Una mamma data per prostituta e insultata. «Attestavano falsamente che lo stato emotivo della bambina era dovuto dal trauma nell’aver incontrato i genitori». Una bimba che in quegli stessi giorni scriveva invece: «Sono triste di non essere a casa con i miei genitori. Non ho dormito. Questa notte ho pianto tanto perché mi mancavano».
Le cronache da incubo culminano nell’uso di uno strumento terapeutico, non riconosciuto in Italia dall’ordine degli psicologici, il Neurotek Audioscan: chiamato «la macchina dei ricordi», usa «impulsi elettromagnetici» ed è stato utilizzato su una bimba senza alcuna autorizzazione dell’autorità giudiziaria. «È una serie interminabile di falsi, frodi processuali e depistaggi», riassume la pubblico ministero Valentina Salvi. Perché? Per soldi? «Leggere le carte per me è stato sconvolgente», dice l’avvocata di due vittime, Marta Rovacchi. «A mio avviso a Bibbiano c’è stato un pregiudizio diffuso sul fatto che qualsiasi problematica famigliare, giustamente approdata ai servizi sociali, doveva per forza avere alla base un abuso sessuale. C’è stato accanimento nell’andare a scovare violenze che non erano mai avvenute». «Oggi non so più in un rapporto fra un uomo e una donna cosa sia normale e cosa no per colpa di quello che mi è stato fatto credere», racconta una vittima, ascoltata da un perito nominato dalla procura.
La storia di Carletti
Andrea Carletti, «il sindaco del Pd» di Bibbiano, è fra le 22 persone per cui è stato chiesto il rinvio giudizio. «Ho sempre scelto di non commentare l’inchiesta, tenendo un basso profilo. Questo è il mio stile e farò così fino alla sentenza», dice oggi. Dopo un periodo ai domiciliari, ora è tornato al suo posto. Su di lui pesano accuse di tipo economico: aver consentito che il sistema andasse avanti al netto di una gara d’appalto, con la concessione dei locali pubblici della struttura «La Cura» di Bibbiano ad uso privato. E le sedute di psicoterapia di Claudio Foti – per lui la pm ha chiesto 6 anni di carcere – costavano il doppio del dovuto.
Il team legale di Foti, composto da Andrea Coffari e Giuseppe Rossodivita, trova lea ricostruzione della procura senza alcun fondamento. «Il dottor Foti ha dato seguito a quanto disposto dal Tribunale dei Minori di Bologna perseguendo l’unica ed esclusiva finalità di portare avanti un trattamento del trauma, ascoltare le problematiche della paziente, rispettando le sue emozioni e i suoi bisogni…», si legge in una relazione del professor Luigi Cancrini, parte della loro difesa. Foti per loro è un martire. Lui stesso oggi parla con La Stampa: «Vivo con 490 euro al mese. A noi servirà un giudice sereno e anche uno coraggioso, mi auguro che sia attento ai fatti».
In copertina ANSA/GIUSEPPE LAMI | Una manifestazione davanti al parlamento sul caso Bibbiano, Roma, 17 giugno 2020.