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Contagi, il boom a Natale: «30 mila positivi». La terza dose per tutti e la stretta sul Green pass

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Rischio zona gialla a Nordest e in alcune regioni del centro e del sud. Speranza: no a un lockdown generalizzato. La stretta sulla Certificazione Verde Covid-19 e il piano per il booster da dicembre a febbraio

I numeri dei contagi da Coronavirus in Italia continuano a crescere. E c’è chi pronostica 20 o 30 mila positivi a Natale prima della discesa. E mentre la Lombardia torna a vedere il fantasma della zona gialla, il picco dei positivi si registra a Nordest. Intanto il governo accelera sulla terza dose di vaccino. Il piano del commissario Francesco Paolo Figliuolo prevede richiami senza prenotazione e iniezioni a tutti nei centri per anziani. E c’è anche chi invoca anche una stretta sul Green pass: l’ipotesi è di darlo solo ai vaccinati e ai guariti. Mentre il ministro Speranza conferma che il rischio di un lockdown generalizzato non c’è. Ma il alcuni territori potrebbero arrivare le restrizioni a dicembre.

Il picco di contagi a dicembre

Con ordine. Ieri il bollettino del ministero della Salute ha registrato 8.569 positivi e 67 morti. Il monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe ha confermato la crescita: dal 3 al 9 novembre i casi sono aumentati del 37,7%. Ma soprattutto, ha segnalato il crollo delle prime dosi di vaccino. Ieri sono cresciuti anche i ricoveri ordinari (in totale 3.509) mentre la situazione delle terapie intensive per ora non preoccupa. Fra le regioni il Veneto ha registrato il maggiore incremento giornaliero di casi: 1.077. Seguito da Lombardia (1.066), Campania (959), Lazio (894), Friuli Venezia Giulia (650), Emilia Romagna (617), Sicilia (604), Toscana (509). Intanto il Centro europeo per la per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) nella sua mappa aggiornata ha portato in rosso Friuli-Venezia Giulia, Bolzano, Marche e Calabria. L’unica regione italiana a bassa incidenza è il Molise. Il resto della penisola è in giallo.

Roberto Battiston, direttore dell’Osservatorio Epidemiologico su Covid-19 dell’Università di Trento, spiega oggi a la Repubblica che il picco è in arrivo: . «Ogni settimana aggiungiamo un paio di migliaia di casi alla media giornaliera. Di questo passo arriveremo a 20-30mila a Natale». «L’epidemia – aggiunge – è come un fiume in piena che in questo momento scorre veloce e copioso. Non riusciamo a ridurne la portata, ma in Italia al momento ci salviamo perché abbiamo buoni argini». Il fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook Coronavirus – Dati e analisi scientifiche, ha spiegato ieri all’agenzia di stampa Ansa che sebbene in aumento, tutti i numeri dell’epidemia in Italia si sono ridotti notevolmente rispetto a un anno fa, quando il vaccino non c’era e i casi giornalieri erano più di 35.000. I ricoverati nei reparti ordinari un anno fa erano 31.600 (di cui 3.000 in terapia intensiva) e oggi sono 3.900 (423 nelle rianimazioni), ossia si sono ridotti di un fattore 10. Sempre un anno fa le persone positive erano 590.000 e oggi 103.000.

Lockdown a Nordest

Sono numeri che indicano che «l’anno scorso la situazione dell’epidemia era peggiore: eravamo nel pieno di una crescita esponenziale con un tempo di raddoppio di 6-7 giorni e i casi positivi giornalieri erano 35.000, contro i 6-7.000 di oggi. Il merito è dei vaccini, sui quali bisogna insistere per riuscire ad arginare l’aumento dei contagi», secondo Sestili. Ma che l’epidemia cresca in alcune zone più che in altre è un dato di fatto. E per questo l’ipotesi di un aumento delle restrizioni su base territoriale si fa sempre più corposa. Il case history è il Friuli-Venezia Giulia. Dove l’occupazione delle terapie intensive ha superato l’11%. «Serve la zona gialla», dice a La Stampa Alberto Peratoner, responsabile di pronto soccorso e dirigente del sindacato degli anestesisti-rianimatori in Regione. I nuovi casi settimanali a Trieste, aggiunge il quotidiano, hanno raggiunto il livello monstre di 471 ogni 100 mila abitanti. La soglia di allerta in Italia è fissata a 50. La vicinanza con la Slovenia, che ha il 40,5% della popolazione vaccinata, non è di aiuto.

Il ministro della Salute Roberto Speranza nel colloquio di oggi con la Repubblica conferma che il rischio di un lockdown generalizzato non c’è, ma la crescita dell’epidemia in Europa è un segnale chiaro: «I numeri hanno la testa dura. In Germania ci sono 50 mila contagi in 24 ore. In Francia 12 mila casi, l’Olanda annuncia nuove misure. Abbiamo imparato che la contiguità tra Paesi spesso anticipa un trend. Sappiamo anche che la stagione che ci attende sarà complicata. E allora, l’Italia non può essere estranea a questa dinamica». E per questo per adesso siamo fortunati: «I nostri dati sono un po’ migliori degli altri perché i tassi di vaccinazione sono più alti. Questo ci dà un piccolo vantaggio. E poi la prudenza nel rilascio delle misure. Abbiamo lasciato il freno più tardi e mai del tutto. In particolare su una cosa: le mascherine al chiuso».

Mascherine e vaccini

Le mascherine sono qui per restare: «Non c’è alcun dubbio. Hanno un costo sociale ed economico relativamente basso, sono decisive. E vanno indossate anche all’aperto, se ci sono assembramenti. È un obbligo, non dimentichiamolo». Ma il punto centrale è la previsione sul Natale: il ministro non immagina nuovi lockdown generalizzati: «Non si può paragonare la stagione delle misure più radicali all’attuale, per la semplice ragione che allora non c’era l’87% di popolazione vaccinata, e non c’erano ovviamente neanche i vaccini». A osservare che la situazione italiana è al momento ancora fra le più favorevoli d’Europa è anche il coordinatore del Comitato tecnico-scientifico Franco Locatelli. Il quale tuttavia aggiunge che «non dobbiamo sottovalutare i segnali di allerta».

Il Corriere della Sera aggiunge che Figliuolo ha chiesto di prevedere per tutti «la possibilità aggiuntiva di accedere alla vaccinazione direttamente presso gli hub vaccinali senza prenotazione». Ma anche di «ricorrere in modo sistematico alla “chiamata attiva”, procedendo alla prenotazione dei soggetti interessati alla dose “booster” anche attraverso la rete della medicina del territorio, con il più ampio coinvolgimento dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta e dei farmacisti». Anche il docente di Microbiologia Andrea Crisanti pronostica un picco a breve in un’intervista a La Stampa: «La settimana prossima raggiungeremo i diecimila al giorno, saranno ventimila a Natale. Il contagio viene alimentato dai non vaccinati e da chi sta perdendo la protezione. Subito la terza dose a tutti».

La stretta sulla Certificazione Verde

E intanto si fa strada l’ipotesi della stretta sul Green pass. Anche perché intanto in Europa la Francia dal 15 dicembre lo darà soltanto agli over 65 che hanno ricevuto la terza dose. Mentre in Germania si discute intorno alla possibilità di fare entrare in bar e ristoranti soltanto vaccinati e guariti. Regole che presto potrebbero arrivare anche in Italia. L’epidemiologo e membro del Cts Donato Greco, ospite di Un Giorno da Pecora su Rai Radio1, ha spiegato che questa strategia «se non si dovesse raggiungere in tempi brevi la soglia del 90% dei vaccinati, potrebbe essere presa in considerazione anche dall’Italia. E per ottenere il Green pass il tampone potrebbe anche non bastare più. Il pass sanitario verrebbe concesso solo ai vaccinati».

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