Dalla lotta alla Mafia a Gina Lollobrigida, l’ex pm Ingroia difenderà l’attrice: «Sarò avvocato d’attacco» – Il video
L’attrice Gina Lollobrigida ha scelto Antonio Ingroia come legale per risolvere le intricate questioni giudiziarie e familiari che vedono protagonista il suo patrimonio. Una scelta, quella della diva, ricaduta su di lui «dopo averlo visto su Netflix» – nel docufilm Vendetta, guerra nell’antimafia -, come spiegato dal Corriere della Sera. Ingroia ha detto che sarà un «avvocato d’attacco». E che cercherà di restituire serenità alla donna «che ha rappresentato l’Italia nel mondo. Oggi, a più di 90 anni, sono piena di energie e di voglia di fare ancora. Purtroppo sono anni di grande amarezza perché subisco attacchi alla mia libertà e al mio patrimonio…», ha detto lei. In un video pubblicato sui social di Ingroia si vedono i due seduti uno accanto all’altra; l’ex pm antimafia, mentre Lollobrigida parla, a un certo punto le prende le mani, come a volerla rincuorare. Lui intanto l’ascolta guardando in camera, annuisce, sorride.
Dall’antimafia alla politica
Ingroia muove i primi passi nell’ambiente dei tribunali nel 1987, come uditore giudiziario. Poi l’approdo al fianco di Paolo Borsellino, a Palermo. Ricoprirà il ruolo di magistrato fino al 2012. Lasciata la magistratura, il Csm lo invia a dirigere in Guatemala un’unità di investigazione per la lotta al narcotraffico, su indicazione dell’Onu: lascia l’incarico dopo due mesi. Nel 2013 si candida come premier alle politiche e con “Rivoluzione civile” prende il 2%. Fallita la sua missione come candidato premier, il Csm lo trasferisce ad Aosta come sostituto procuratore. Nello stesso anno si iscrive anche all’Ordine degli avvocati e comincia a esercitare in qualità di difensore legale. Il 16 luglio dello stesso anno l’allora presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta annuncia che diventerà il nuovo commissario di Sicilia e-Servizi, la società mista regionale per l’informatizzazione. Ruolo da cui sarà destituito nel 2018 e per il quale, nel 2020 ha preso in primo grado un anno e 10 mesi per peculato.
Il caso Lollobrigida
Lo scorso ottobre a Lollobrigida è stata confermata la necessità di un tutore di sostegno. Lo ha stabilito la Cassazione respingendo il ricorso dell’attrice contro il figlio Andrea Mirko Skofic, con il quale l’attrice ha sempre avuto rapporti molto difficile. Pur escludendo una situazione di «infermità mentale derivante da patologie psichiatriche», i periti medici hanno evidenziato «un indebolimento della corretta percezione della realtà» e uno stato di «vulnerabilità che rende possibile l’altrui opera di suggestione». La richiesta di un tutore da parte del figlio arriva dopo che la diva a luglio del 2020 era stata convocata dagli investigatori nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta circonvenzione di incapace. L’ex amministratore delle società della donna e un ristoratore avrebbero cercato di vendere circa 350 opere di proprietà dell’attrice.