Cop26, Sharma dopo l’accordo al ribasso: «India e Cina dovranno spiegazioni». Johnson: «C’è delusione, ma l’intesa è storica»
«Non si possono costringere nazioni sovrane a fare quello che non vogliono fare. Tristemente, questa è la natura della diplomazia». C’è un velo di amarezza nelle parole del primo ministro britannico Boris Johnson dopo la chiusura della Cop26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Il premier britannico ha sottolineato gli sforzi da parte del Regno Unito, così come dell’Unione Europea e di altri Paesi di riuscire a coinvolgere la Cina e l’India a impegnarsi sull’eliminazione delle emissioni derivanti dal carbone. Durante l’assemblea plenaria conclusiva, l’India ha chiesto all’ultimo di sostituire nel documento definitivo l’espressione «phase-out», ossia l’«eliminazione graduale» del carbone, facendo inserire invece nel documento finale la formula «phase-down», ossia la «riduzione graduale». Su questo punto specifico, l’accordo complessivo rischiava di collassare. E le conferenza ha dunque ripiegato su un compromesso.
Sharma: «Ho sentito il peso del mondo sulle spalle»
Il presidente della Cop26, il britannico Alok Sharma, con le lacrime agli occhi, annunciando il raggiungimento dell’accordo, si è detto «profondamente dispiaciuto» per non essere riuscito a coinvolgere tutti i paesi su quell’obiettivo. Ma oggi Sharma ha voluto mandare un messaggio ai Paesi ritenuti responsabili dell’accordo “al ribasso”: «La Cina e l’India dovranno dare spiegazioni alle nazioni più esposte agli effetti dei cambiamenti climatici». Sia Johnson sia il presidente della Cop26 Sharma hanno comunque rivendicato diversi obiettivi raggiunti, definendo l’accordo finale «storico», perché viene mantenuto vivo «l’obiettivo di contenere le temperature globali sotto il tetto di 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali» e perché «rappresenta il primo accordo sul clima in assoluto che prevede esplicitamente la riduzione di uso di carbone».
L’amarezza c’è, però non tutto è stato vano, secondo Sharma: «Per mesi le persone mi hanno chiesto se sentissi il peso del mondo sulle spalle – ha spiegato Sharma -. Posso dirvi che c’è stata un’ora molto tesa in cui effettivamente l’ho sentito. Questo accordo era assolutamente a rischio, ma siamo riusciti a portarlo a casa. E il motivo per cui siamo stati in grado di farlo è la fiducia che abbiamo costruito, perché le persone si sono fidate del Regno Unito». Johnson ha poi rivendicato con entusiasmo anche quel piccolo passo in avanti sul carbone che, a suo dire, può rappresentare comunque «l’avvio di un punto di svolta di cui il mondo aveva bisogno di vedere». Con la Cop26 si sono iniziate a «suonare le campane a morto per l’energia a carbone», ha proseguito il premier britannico. Certo, «ci sarà una iniziale riduzione graduale – ha concluso Johnson -, e già questo rappresenta un risultato fantastico».
Foto in copertina: EPA/ROBERT PERRY
Leggi anche:
- Dal «bla bla bla» di Greta al «finale deludente» del Wwf: tutte le reazioni all’accordo della Cop26 di Glasgow
- Cop26, 200 Paesi firmano un accordo «annacquato»: l’India si impunta sul carbone e manca l’impegno sugli aiuti ai paesi poveri
- Cop26 verso l’accordo finale: incontro decisivo tra Usa, Ue, Cina e India sull’abbandono del carbone
- Il colloquio tra Johnson e Draghi, l’appello di Timmermans, i negoziati a oltranza: cosa è successo oggi alla Cop26
- Glasgow, la protesta sul clima entra nel palazzo della Cop26 – Il video