Pochi vaccinati e tasso di positività alle stelle: l’emergenza in Slovenia che può alimentare il contagio in Friuli-Venezia Giulia
In Slovenia continua a restare alta la curva dei contagi da Coronavirus, malgrado le misure restrittive introdotte dal governo lo scorso 5 novembre. Secondo i dati diramati dall’Istituto nazionale per la salute pubblica (Nijz), nelle ultime 24 ore su 5.342 test processati, 2.365 sono risultati positivi, con un tasso del 44,3 per cento. Allarmante anche il livello dell’incidenza dei casi che a livello nazionale tocca il picco di 2.003 positivi ogni 100mila abitanti. Il numero degli attualmente positivi al virus nel Paese è pari a 42.240 persone, mentre continua a crescere la pressione sugli ospedali, in particolare modo nelle terapie intensive, e gli esperti non escludono la richiesta di aiuto da parte di operatori medico-sanitari dall’estero per gestire l’emergenza. Secondo gli esperti, infatti, il picco dei contagi in Slovenia è previsto tra la fine del mese di novembre e l’inizio di dicembre, con una stima di 1.200 ricoverati nei reparti di degenza ordinaria e oltre 250 posti letto occupati nelle terapie intensive. C’è poi il problema del basso tasso di vaccinazione. Attualmente in Slovenia il numero di persone ad aver completato il primo ciclo vaccinale con doppia dose è di poco superiore al 54 per cento. Insomma, andando per difetto, uno sloveno su due non è completamente immunizzato.
Non a caso la Slovenia, assieme a Belgio, Polonia, Paesi Bassi, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Grecia e Ungheria, figura tra i dieci Paesi con una situazione epidemiologica «estremamente preoccupante» nell’ultimo report dell’Ecdc, riferito alla settimana dall’1 al 7 novembre. Ma la situazione critica slovena si riflette anche sul Nord -Est dell’Italia, in particolare in Friuli-Venezia Giulia, con le province di Trieste e Gorizia che continuano a registrare un continuo innalzamento del numero di nuovi casi e delle ospedalizzazioni. La situazione al confine sta diventando sempre più critica, non solo per i bassi livelli di vaccinazione sia sul fronte italiano sia su quello sloveno, nonché per i cortei dei No Green pass che si sono trasformati in focolai che hanno innescato i contagi, ma anche perché quotidianamente il virus continua potenzialmente a circolare tra i due Paesi a causa degli oltre 12 mila transfrontalieri che quotidianamente varcano i confini, in ambedue le direzioni, per ragioni di lavoro o studio. Lo stesso governatore Massimiliano Fedriga, alcuni giorni fa, aveva citato l’emergenza slovena tra i fattori alla base dei dati Covid in Friuli.
Foto in copertina: ANSA/GIOVANNI MONTENERO
Leggi anche:
- Il contagio avanza in Europa: Marche, Calabria, Friuli-Venezia Giulia e Bolzano passano in rosso – La mappa
- Allarme in Fvg dopo i cortei, Fedriga: «Qui il più grande cluster mai visto». Ai No Green pass i numeri non bastano: «Colpa dei bus affollati»
- Covid, cresce la pressione sulle terapie intensive: Friuli-Venezia Giulia e Marche oltre la soglia di allerta
- L’effetto dei No Green pass sui contagi in Friuli-Venezia Giulia, Fedriga: «Così finiamo in zona gialla». Sabato raduno a Gorizia
- Il Nordest a rischio zona gialla a Natale e il piano del governo per fermare la quarta ondata